Sangano
Villa Giusiana o Villa Concezione
Gli Ambrosini
Stemma:
un morione (elmo) al di sopra e quindi un campo sbarrato con un lione sotto, e una stella sopra, lateralmente a quel campo esistono due palme.
Il mercante Gio Andrea Ambrosini (1665 - 1734) originario
del Col San Giovanni aveva casa e magazzino di granaglie a Torino in Cantone
Sant'Avventore, palazzo Amoretti di Osasio (Via Doragrossa 5). tenne in affitto
i beni dell'Abbazia di Sangano fin dal 1697.
Ereditò dalla famiglia di sua madre, sorella del mercante Bronzino,
una "cassina" in Sangano, in ruata Superiore, acquistò due
case vicine e nel 1698 iniziò la costruzione del Palazzo. La Cappella,
dedicata a San Michele, fu consacrata nel 1714. La visita Pastorale del 1753,
di mons. Rovero descrive l'altare in mattoni, la mensa lignea, l'armadio con
suppellettili, in buono stato.
La visita del 1777 descrive la porta della Cappella verso la via pubblica,
e altra porta laterale che introduce all'interno della casa. Mons. Rorengo
di Rorà fu ospitato con il seguito dal Sig. Pietro Ambrosini e pernottò
dopo una piccola cena.
Il corpo centrale della villa contiene un atrio - salone affrescato con scala
che sale alla balconata superiore.
Il costruttore Gio Andrea Ambrosini ebbe dalla moglie Lucia Romera tre figlie
e quattro figli, tutti scapoli. Nel 1734 fu sepolto nel Sepolcreto sotto l'attuale
Chiesa di Sangano.
I figli avv. Michelantonio (1707 - 17..) Giobatta ( 1708 - 1768) Giuseppe
Ignazio ( 17.. - 1775) e Pietro Tomaso (17.. - 1799) mercanti di seta, completarono
la costruzione. La banderuola porta la data 1776.
La figlia Teresa nel 1731 aveva sposato il banchiere Michelangelo Donaudi,
torinese, ed i suoi tre figli: Benedetto e Ignazio banchieri e negozianti,
e Amedeo capitano, eredi degli zii scapoli, nel 1789 vendettero all'avv. Alessandro
Riccardi "Casa civile e rustica (Cascina grossa), filatura, giardini
e beni in Sangano, Piossasco, Bruino e Villarbasse, attrezzi e vasi vinarij."
L'avv. Riccardi tenne il palazzo fino al 1824, e vendette ai fratelli Giacomo
e Felice Depaoli "Filatura senza fornelletti e fabbrica per le filere
a parte; gran corte e fabbrica civile, tre giardini civili e tre cassine per
giornate 123."
Nel 1839 la proprietà passò a Paolo Emilio Ferreri che nel 1847
vendette "Casa, corte, giardino e Cappella" al conte Luigi Lajolo
di Cossano (1806 - 1866), che sepolto nella Cappella del palazzo, insieme
a Filiberto Lajolo morto nel 1848 alla battaglia di Goito. Le lapidi che ricordano
sono ornate con lo stemma che contiene ramarri (lajol). Nel 1889 nacque a
Sangano Faustino Lajolo, ma nel 1890 i beni furono messi all'incanto e acquisiti
da Sebastiano e Michelangelo Giusiana, proprietari in via Nizza di una drogheria
all'ingrosso, con otto garzoni. Durante La Prima Guerra Mondiale la Villa
ospitò i Padri Maristi di Carmagnola che coltivarono nei terreni erbe
aromatiche per distillare i loro liquori.
Il capitano Giuseppe Giusiana si occupò della Fondazione Agricola "Campo
S. Giorgio" tra il 1924 e il 1928. Divenuto Colonnello abitò la
villa fino con le sorelle nubili Anna e Felicina e con la sorella Luisa già
moglie dello scrittore Vittorio Emanuele Bravetta e il figlio Elio.
Sangano li 20 novembre 1697
Lajolo di Cossano
Giovanni Battista – sposato con Capra Irene
Luigi n. 1806 † a Sangano 25-9-1866 –
sposato con Clementina Cesarina Scarampi di Monale
(sepolto a Sangano nella cappella privata di San Michele)
- figlio -
Clemente n. 19-10-1855 – sposato con Teresa Arietti fu Pietro
- figli -
Carlo Giuseppe Clemente n. il 10 ott. 1878 † 8 lug. 1957
Tecla n. 8 mar. 1881 † 1 apr. 1953.
Luigi Cesare n. 2 mag. 1886 † 28 mag. 1915
Cesare Annibale n. 2 ott. 1887 † 3 apr. 1903
Faustino Michele n. 19 ott. 1889 † 23 nov. 1979
nato a Sangano Villa Lajolo (ora Villa Concezione) sta in Via Lajolo, 4
Carlo Emanuele Giulio Federico n. 22 mag. 1891 † 27 gen. 1931
Alessandro Gaetano Valerio Giulio n. 28 apr. 1897 † 23 lug. 1957
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Campo San Giorgio incise indubbiamente nella vita sociale
di Sangano, se non altro aggregando persone di diversa estrazione sociale
e mobilitando tante energie attorno a iniziative di pubblica utilità
e di solidarietà e risvegliando interessi culturali nei giovani e negli
anziani. Ma ormai tra la gente andavano raccogliendo consensi i due nuovi
partiti di massa: il socialista e il popolare.
Le simpatie di Giusiana per il Pnf non sminuirono la considerazione che la
gente col ad avere per lui e per la sua famiglia.
Villa Lajolo, divenuta Villa Giusiana, conosciuta come "La Concezione",
e oggi Villa Bravetta, assente ancora nella mappa del 1757, è segnata
su quella del 1812.
La bandierina segnavento issata sull'abbaino del corpo centrale dell'edificio
reca in intaglio la data del 1767, anno probabile nel quale la residenza fu
ultimata.
Sorge su una vasta area che apparteneva ai beni immuni abbaziali di Fiarda
(mappa di Sangano del 1757), acquisiti dalla famiglia Ambrosini e poi dai
Riccardi e infatti sulla mappa napoleonica del 1812 è occupata da case,
costruzioni, giardini e pascoli del conte Francesco Alessandro.
Nel 1858 era ormai possedimento dei Lajolo: infatti, sulla mappa Rabbino,
l'area è occupata dalla loro casa rurale, casa di villeggiatura, cappella
e dai giardini. Nella cappella gentilizia conti Lajolo custodivano le tombe,
esistenti tuttora. La cappella è menzionata nel fascicolo, allegato
al volume II delle visite pastorali contenente le relazioni sulle visite effettuate
dal visitatore delegato della chiesa metropolitana di Torino, Felice Emilio
Rocci, durante la visita pastorale di mons. Roero del 1753. Vi si legge che
è dedicata a San. Michele e che "spectat ad familiarem provisione
de Ambrosinis civitatis Taurini" e che "est ad corpus fornicatum",
cioè affidata alle cure degli Ambrosini e coperta a volta.
Ernesto Riccardi e Filiberto Lajolo,
eroi della giornata di Goito
La battaglia di Goito è uno degli ultimi episodi della
prima guerra per l’Indipendenza, e si colloca durante l'offensiva scatenata
da Radetzky per liberarsi dall'assedio dei Piemontesi e dei volontari italiani
al Quadrilatero e a Peschiera.
Radetzky, uscito da Mantova il 29 maggio per sorprendere alle spalle l'esercito
assediante, era stato fermato a Curtatone e Montanara dai 5000 volontari toscani
del De Laugier. Il contrattempo aveva fatto fallire il suo piano di sorpresa
e permesso a Carlo Alberto di radunare l'esercito dopo la defezione di parte
delle truppe pontificie e napoletane e prepararsi allo scontro. Il 30 maggio
ebbe luogo la battaglia; gli Austriaci persero 400 uomini, i Piemontesi 300
tra morti e feriti, tra i quali Ernesto Riccardi e Filiberto Lajolo.
L'impresa che li rese famosi è illustrata nella sala II del Museo del
Risorgimento di Torino, in una preziosa litografia a colori di Stanislao Grimaldi,
ed è una delle otto col marchio dell'Imprimerie de Lemercier di Parigi,
dedicata a episodi di valore nella Campagna del 1848.
Porta il titolo Il luogotenente Cav. Riccardi a Goito. La didascalia apposta
in italiano e francese dal Grimaldi stesso, parzialmente coperta dal bordo
che incornicia la stampa, dice:
Nella giornata di Goito il luogot.te Cav. Riccardi, accompagnato da alcuni
volontari tra i quali gli Uff.li Balbiano, Rovereto e Lajolo, slanciavansi
a proteggere la ritirata della Brigata Guardie.
Spintosi col piccolo suo drapello troppo avanti nell'ardor della mischia,
viene avvertito che circondato d'ogni parte dal Reggimento Italiano Geppert
e dai Cacciatori Tirolesi...
Siamo riusciti a trovare il seguito del testo; si trova nel volume I dell'opera
Il valore italiano - Storie di fatti d'armi e atti di valore compiuti dal
1848 al 1870 per l’Indipendenza d'Italia, Ghione e Lovesio ed., Roma
1883, presente nella biblioteca del museo.
Ecco la parte mancante sulla litografia:
... viene avvertito che, circondati d'ogni parte dal Reggimento italiano Geppert
e dai Cacciatori Tirolesi, è loro intimata la resa.
- Siamo forse noi gente da arrenderci? - risponde il Riccardi e, impugnato
un fucile, si slancia alla testa dei suoi per aprirsi un passaggio a viva
forza fra le fila nemiche. Un granatiere italiano gli si avventa contro per
arrestarlo; egli roteando il fucile lo atterra e passa oltre. Viene ferito
presso lui il cav, Balbiano; si precipita il Riccardi sull'amico per portarlo
fuori della mischia, ma ferito egli stesso, abbandona il Balbiano alle cure
dei soldati e, seguitando pur sempre a combattere, giunge infine a ridurre
in salvo il piccolo pugno di prodi che lo accompagna. Non ebber uguale ventura
i bravi sottotenenti marchesi Rovereto e Lajolo rimasti morti fra le mani
del nemico.
A p. 385 dello stesso volume è riprodotta in bianco e nero la litografia
raffigurante il Riccardi nell'atto di atterrare il granatiere che lo ostacola;
la stessa che a colori è esposta al Museo del Risorgimento.
Ancora nella stessa opera, al capitolo III, pagina 147 intitolato: "Battaglia
di Goito", sono narrate nei dettagli tutte le fasi delle quattro ore
di combattimento. L'episodio che ha come protagonisti i Granatieri Guardie,
il loro luogotenente Riccardi e gli ufficiali Balbiano, Rovereto, Cavour,
avviene quando ormai il nemico è in fuga e la loro brigata ne incalza
la retroguardia, impegnandola in combattimenti sporadici per frantumarla,
lasciandosi a sua volta trascinare in mischie insidiose. Nel corso di essi
cadono i sottotenenti marchesi Carlo Rovereto di Rivanazzano, Alessandro Benso
di Cavour, e il cavalier Filiberto Lajolo di Rivera, che sarà sepolto
a Sangano nella cappella di Villa Bravetta. "Poco lungi da essi, il cav.
Balbiano riceveva grave ferita, ed un po' più leggera il cav. Ernesto
Riccardi". Viene riportato a questo punto l'episodio che ha per protagonista
Ernesto Riccardi, in una versione molto vicina a quella del capitolo IX:
Avendo inseguito il nemico con soverchia foga, ed avvertito dai suoi soldati
di esser circondato, gridò: "E noi ci apriamo la via con le baionette".
E detto, fatto venutogli alle mani un fucile carico, lo avventa a guisa di
giavellotto, contro un Croato che già stava per colpirlo e, conficcatagli
la baionetta sul petto, stende al suolo cadavere; indi, sebbene ferito alla
mano e tuttor battagliando, s'apre la via coi suoi granatieri, attraverso
gli attoniti nemici.
Ernesto Riccardi, medico, è nell'elenco dei decorati con medaglia d'argento
al valor militare nella prima guerra d'Indipendenza; Filiberto Lajolo, con
i sottotenenti Marchesi Alessandro Benso di Cavour e Carlo Rovereto di Rivanazzano
è citato nell'elenco nominativo dei morti nelle guerre 1848-49 per
l'Indipendenza d'Italia, esposto nella saletta 12 del Museo del Risorgimento
di Torino, fra cui troviamo anche:
uno di Valgioie: soldato Maritano Tiburzio, del 13° Reggimento Pinerolo
tre di Giaveno: soldato Viretto Antonio, del 14° Reggimento Pinerolo
caporale Gillia Carlo del 3° Reggimento Piemonte
maniscalco del Nizza Cavalleria, Ughetto Felice
due di Trana: Cugno Domenico Maria del Novara Cavalleria
Pavido (o Paviolo?) Giuseppe, bersagliere
due di Cumiana: Picco Domenico del Reggimento Artiglieria
soldato Maletto Giuseppe Antonio del 14° Reggimento Pinerolo
uno di Avigliana: Dovis Giovanni Domenico del 14° Reggimento Pinerolo
uno di Orbassano: Canalis Giacomo del 14° Reggimento Pinerolo.
Filiberto Lajolo fu sepolto nella cappella di Villa Bravetta, nella tomba collocata alla destra di chi entra, giugno 1848. La segreteria di Stato per gli Affari Interni ne aveva autorizzato il trasporto perché fosse tumulato "nella cappella pubblica propria del Conte Luigi Lajolo in Sangano, richiedendo di lasciar passare il feretro e di non frapporre alcun ostacolo al trasferimento e seppellimento".
Torino 15 giuno 1948
L’infrascritto Cav. Lajolo Filiberto è stato sepolto il giorno tredici giugno nella cappella Layolo e collocato a destra entrando dalla medesima cappella.
Teologo Magnetti Francesco Prevosto
Si dichiara che dalla Regia Segreteria di Stato per gli Affari
dell’Interno con relativo decreto in data del 14 cadente mese si è
permesso:
Il trasporto e seppellimento nelle Cappella pubblica propria del Conte Luigi
Lajolo in Sangano della salma mortale del Cav. Filiberto Lajolo sottotenente
nella Brigata Guardie, morto il 30 maggio scorso a Goito mentre combatteva
in quel giorno, con che si osservino tutte le regole e precauzioni volute
nell’interesse della salubrità pubblica.
Si richiede che s’aspetta di lasciare liberamente passare il feretro
e di non frapporre alcun ostacolo al di lui trasferimento e seppellimento
nel luogo e modi colle cautele sopra espresse.
Per l’Intendente Generale di Polizia
Il Segretario Capo Massa Saluzzo
L'iscrizione della lapide dice:
QUI GIACE IL CAVALIERE FILIBERTO LAJOLO
SOTTOTENENTE NEL REGGIMENTO GRANATIERI GUARDIE
NATO IL 23 OTTOBRE 1823
CHE FORTE NEI CAMPI LOMBARDI
GIÀ FERITO NEL BRACCIO SINISTRO
SPINGENDO I SUOI ALLA VITTORIA
CADDE PER REITERATO COLPO NEL CAPO
A GOITO IL GIORNO 30 MAGGIO 1848.
INCONSOLABILI I PARENTI IMPLORANO
ALL'ANIMA GENEROSA ED ITALIANA
PACE E RIPOSO.
Lajolo di Cossano conte Luigi (Sindaco dal 1855 al 1865),
morto all'età di 60 anni fu sepolto nella cappella di San Michele,
nel sepolcro situato sulla sinistra di chi entra, il 27 settembre 1866.
Dal libro:
Storia di Sangano e della sua gente
Giuseppe Massa - Maria Teresa Pasquero Andruetto
Lazzaretti Editore, 1996.
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COMUNE DI SANGANO
"SOSTA IDEALE DI BELLEZZA DI PACE, DI SANITÀ E DI RIGENERAZIONE"
Il paese di Sangano sorge su terreno pianeggiante, attorniato da magnifici
colli a circa 400 mt. sul livello del mare ed è limitato:
a mezzodì dalle Pre-Alpi, che fanno di esso la zona più vicina
a Torino - Km, 20 - (colla quale è collegata con Tranvia elettrica)
avente tutte le caratteristiche della montagna.
A nord da un sistema di colline, ai piedi delle quali si sviluppa il corso
del torrente "Sangone" che trae le sue origini dal Monte Rosa nelle
Alpi Cozie, scende la stretta valle di Coazze e di Giaveno, tocca Trana e
passato lo storico ponte in pietra, si spande in più vasto campo, irrigando
la zona di Sangano, Bruino, Piossasco, Rivalta, Beinasco, per affluire alla
periferia di Torino nel fiume Po, dopo un percorso di cinquanta KM e dando
il nome alla "Valle del Sangone".
STRADE - Sangano - Bruino -
Sangano - Bruino - Orbassano - Beinasco - Torino
Sangano - Trana - Giaveno - Coazze - Forno - Selvaggio - Val Gioie – Colle Braida - Sagra San Michele Sangano - Trana - Laghi Avigliana - Susa - Moncenisio Sangano - Trana - Avigliana – Torino
Sangano - Villarbasse - Rivoli – Torino
Sangano - Rivalta - Rivoli – Torino
Sangano - Piossasco - Cumiana - Pinerolo.
Dette linee, mentre servono corno reti di commercio fra i centri più importanti della Valle del Sangone, sono splendide arterie turistiche,
TERRENI - Pianeggianti, collinosi, montagnosi, possono essere adatti alle più svariate colture ed in particolar modo per frutteti, orti, giardini e per allevamenti zootecnici.
ACQUA POTABILE - La zona è ricca di sorgenti ed una delle prove della salubrità di esse, è data dal fatto che la potente Società Acque Potabili, costrusse opere grandiose per la presa di dette acque che, incanalate, vengono dirette a Torino.
ACQUA DI IRRIGAZIONE - Il Sangone e le innumerevoli bealere a corso perenne, vennero convogliate dal Consorzio irrigatorio dei Laghi di Avigliana, assicurando l'irrigazione in qualunque periodo di siccità.
CLIMA - Per la posizione eccezionalmente favorevole rispetto
al corso dei venti e per la natura del sottosuolo è veramente salubre.
Per la forma felicissima del suo rilievo altimetrico che lo rende come un
grande collettore di quella suprema fonte di energia che è il sole,
Sangano corrisponde ad una vera stazione di cura per il clima: temperato,
prevalentemente asciutto, tonico, rinforzante, richiama alla memoria quello
di Merano.
La frescura, il panorama, le estesissime pinete, aggiunte alla comodità
di comunicazioni, diedero fin da tempo remoto vita e prosperità al
paese.
SPORT - A Sangano si presenta facile l'organizzazione di qualsiasi genere di sport. Piscine per canottaggio e nuoto - caccia - tiro al piccione e al piattello - golf - tennis - foot-ball - alpinismo.
SANGANO - Le origini di questo paese si perde nella notte del tempo.
LA CHIESA - La Chiesa Parrocchiale, bella costruzione, come
lo attestano documenti autentici, era popolarmente detta la Santa Maria di
Sangano e, come ad un vero Santuario, accorrevano i Fedeli a rinfrancare la
loro Fede.
La devozione di questi borghigiani, possiamo dire antica quale ne è
la cristiana loro origine. Or sono 150 anni il Pio Prevosto Don Conte fece
costruire un tempietto sacro all'antica Patrona del Paese dove il Molto Reverendo
Parroco Don Gioana Giovanni rimise alla pubblica venerazione la vetusta statua
di perfetto stile gotico, detta la "Madonnina" che ad immemorabili
già era venerata dai Fedeli dell'intera valle.
IL PAESE - Se si considera che questa regione è stata
abitata dai Galli, come lo indica il nome attribuito a queste terre di "Gallia-Cisalpina"
dagli stessi Romani più antichi, si può arguire che l'origine
del Paese salga ad un'antichità ben remota.
Quello che è certo si è che Sangano non e mai appartenuto ad
altro Comune ed è passato direttamente dall'amministrazione dei suoi
Signori dell'Epoca Feudale a quello del proprio Comune.
Anno 1006 - Erano Signori di Sangano prima dell'anno 1006 i Vescovi di Torino.
Nel. 1006 Gezone Vescovo, cedeva all'Abbazia dei SS. Solutore, Avventore,
Ottavio di Torino, che si fondava allora, la Signoria di Sangano che si estendeva
a tutti i paesi circostanti e comprendeva pure Col di San Giovanni nella Valle
di Lanzo.
CARTARIO - Esiste un Cartario dell'Abbazia dei SS. Solutore,
Avventore, Ottavio, stampato nel 1908 a cura della Società Storica
Subalpina, che riporta antichi documenti riflettenti la medesima. Primo di
questi è lo strumento di cessione del Vescovo agli Abbati, il cui originale
si conserva nell'Archivio di Stato di Torino.
Da questi documenti e da altri esistenti risulta:
All'insorgere della popolazioni contro la prepotenza feudale in Italia ed in altri Paesi, i Sanganesi si affrancarono dalla sudditanza dei loro Signori gli Abbati e si costituirono in Comune.
L'abbate medesimo al sorgere del Comune fece donazione a questo della parte di montagna detta ancor oggi "Costa dell'olio".
Nel 1570 e Sindaco di Sangano Solutore Rosso (da atto di convenzione tra Comune e Parrocchia di Sangano, rogito Notaio Pacchiodi).
Nel 1598 è Podestà di Sangano il notaio Giovanni Garrone (atto notarile 2 luglio 1598).
Nel 1684 è stato formato il Catasto del Comune.
Da tutti gli atti d'archivio risulta come non vi sia mai stata soluzione di
continuità nella amministrazione autonoma del Comune di Sangano.
1954 - Sangano dispone: Stazione Tranvia Elettrica S.A.T.T.I.
- Linea Torino-
Giaveno - Via Sacchi 15 Torino,
Chiesa - con attigua Cappella della Madonna del Pio-Perpetuo Soccorso, sotto il Patronato dei SS. Solutore, Avventore, Ottavio.
Casa Parrocchiale con attiguo fabbricato rurale (Sede Associazione Cattolica).
Porticato - grande tettoia facilmente adattabile a palestra, salone cinematografico (acquisto fatto con grande accortezza dal Molto Reverendo Parroco Don Gioana Giovanni).
Cappelle dedicate a: San Lorenzo, nell'interno del Cimitero
San Sebastiano (Regione Mulino)
San Rocco (Regione Lilla)
San Michele (Castello Giusiana)
S. Maria Maddalena (Prese di Sangano)Piloni dedicati a: San Domenico (Strada Bruino)
S. Barbara (Strada Prese di Sangano)
San Giuseppe (Strada Prese di Sangano).
Croce - sommità montagna detta Pietraborga (m. 930).
Cimitero - ampio, di recente costruzione, con molte tombe di famiglia, nonché quella che racchiude le spoglie dei gloriosi Partigiani caduti nella seconda guerra mondiale, con lapide marmorea soprastante.
Parco della Rimembranza - Magnifico filare di pini lungo la stazione, opera gratuita dei Sanganesi a ricordo dei gloriosi caduti nella prima guerra mondiale.
Casa Comunale - In ottimo stato, capace di ospitare oltreché gli uffici, l'alloggio della guardia comunale, un ambulatorio, due grandi aule scolastiche, la sede dell'Associazione Combattenti, portante sulla facciata verso la Piazza Comunale due lapidi marmoree a ricordo perenne dei 13 Sanganesi e i 7 Sanganesi d'adozione caduti nella prima e seconda guerra mondiale.
Asilo Infantile - Erette in Ente morale diretto da tre Suore Domenicane con laboratorio per ragazze, scuola femminile e canto.
Scuole Elementari - Ampie aule, illuminate e riscaldate con alloggio per le Insegnanti.
Ufficio Postale - Centro del paese.
Ufficio Telefonico - Trattoria della Stazione.
Peso Pubblico - Stazione.
Cabina luce e forza - Mulino.
Trattorie "Della Stazione" - "Del Gallo" - con alloggio, saloni per ballo, riunioni - gioco delle bocce - con terreno annesso.
Negozi - Rivendita Sale Tabacchi con annesso negozio commestibili e distribuzione del latte: Via Maestra
Negozio commestibili: Via Villarbasse.
Macelleria: Piazza Comunale.
Panetteria: Piazza Comunale.
Falegnami - Segherie - Fabbro-ferraio - Lattoniere - Ciclista - Fumista - Barbiere - Pettinatrice - Calzolaio - Muratori - Negozianti legna - Sarte -Magliatrici - Infermiere - Sezione P.B. Gas - Conducenti.
Case - Il paese è un ampio complesso di case dì abitazione civili e rurali, tra le quali una grandiosa villa settecentesca, nonché il vecchio Castello, monumento nazionale - collegate con la strada maestra lastricata e reti di strade provinciali, intercomunali, comunali e vicinali che lo collegano alle frazioni ed ai paesi viciniori,
AGRICOLTURA - Il paese di Sangano, preminentemente agricolo,
ha una produzione più che sufficiente a coprire il fabbisogno alimentare
della popolazione in continuo aumento.
Detto aumento è dovuto all'indole dei Sanganesi, persone educate, allegre,
amanti della pulizia e del lavoro.
Sono veri pionieri della bonifica terriera per cui, dove un tempo esistevano
gerbidi ingombri di sterpi, ora si vedono campi, prati e vigne, frutteti e
boschi e vivai di piante che rappresentano la valorizzazione di grandi risorse
nazionali.
Campo S.Giorgio - Tipico esempio il Campo S. Giorgio, zona di circa 10.000 mq. trasformata da petraia in campo redditizio, con l'opera gratuita dei Sanganesi tutti, uomini e donne, vecchi e giovani,compresi i bambini delle scuole elementari, che azionarono (1924) il primo trattore 700 A costruito dalla "Fiat" e con piccozze e forbici speciali loro regalate fin dall'anno 1922. Detto Campo, dotato di un'ora di acqua d'irrigazione, rappresenta oggi un patrimonio di qualche milione, per la Congregazione di Carità alla quale è stato generosamente donato.
Per le molteplici iniziative Parco della Rimembranza, Apertura dell'Asilo con le Suore Domenicane, Scuole serali (1922) con l'impiego della macchina cinematografica a scopo didattico, che hanno riunito in un'aula edificante uomini e bambini non solo di Sangano ma di molti paesi e frazioni viciniori, l'appoggio morale e finanziario dato a molteplici iniziative di carattere agricolo-sociale. La pratica propaganda agricola con la costituzione del Primo Comitato Femminile di propaganda agraria in Italia (riconosciuto dal Ministero dell'Agricoltura), con divulgazione di giornali, riviste, libri, con regalie di attrezzi, con l'impiego delle macchine agricole (pionieri della motoaratura), la costituzione di vivai e la coltivazione di piante selezionate (pionieri dei campi sperimentali). (Da Roma venne richiesto ai Sanganesi un piano d'azione per la coltivazione e divulgazione del pioppo). Con moderno incremento zootecnico (allevamenti diversi), con la sistemazione di strade e costruzioni rurali (su 150 case i Sanganesi vantano 25 case nuove, oltre 100 rimodernate), con principi d'igiene e realizzazioni di grande valore sociale
Iniziative che hanno ottenuto il compiacimento delle più alte autorità civili, militari, religiose e l'interessamento dei più grandi quotidiani di tutta Italia, fin nelle lontane Americhe, che le hanno messe in emergenza con articoli completati di cifre, culminanti con l'articolo de "La Stampa" che l'ha definito "Il miracolo di Sangano".
Per quanto sopra Sangano è stato premiato con medaglia d'oro e d'argento all'Esposizione Internazionale di Torino, con la Fondazione agricola Vittorio Veneto nel X° anniversario della grande Vittoria.
I Sanganesi, orgogliosi del loro passato Religioso, Civile, Militare, puntano verso l'avvenire, guidati dai trenta eroi caduti in guerra, che offri rono la vita sul campo dell'onore, per la libertà e per il trionfo della nostra Patria "Italia".
II campanilismo di Sangano non è odio contro altri
campanili, ma "amore" verso le nostre Famiglie;
è fede nella nostra terra che diventa Patria, per virtù delle
ossa paterne, sepolte nel piccolo cimitero, all'ombra del campanile, sotto
la protezione delle umili croci;
i rintocchi delle nostre campane che salgono al cielo, non sono rullo di tamburi,
rombo di cannoni, fragore di atomiche, ma "amore verso Dio";
IN QUESTA FEDE, IN QUESTO AMORE " DIO, PATRIA, FAMIGLIA " SANGANO INSEGNA LA VERA STRADA CHE PORTA ALLA SERENITÀ' DI UNA GIUSTA PACE IN TERRA E LA SALVEZZA ETERNA PER GLI UOMINI DI BUONA VOLONTÀ».
" Viva Sangano ! "
I Sanganesi
24 aprile 1942
Giuspin Giusiana S. Giorgio 1941
SCOPO: Trarre dalla terra il mezzo per una
crociata contro la miseria morale e materiale, onde celebrare degnamente il
« Bimillenario di Cristo ».
Le piante possono rappresentare un colossale potenziamento finanziario degli
enti assistenziali e la valorizzazione di grandi risorse nazionali.
FATTORE TERRENO: Tutti i Comuni come pure il Demanio, hanno terreni poco o punto redditivi e talora affatto abbandonati e che invece sono adatti per piantagioni arboree, come pure moltissime proprietà di privati.
FATTORE PIANTE: In base alle possibilità
finanziarie del Comune e alle eventuali offerte di denaro che con opportunità
e scrupolosità il Sindaco provvederà raccogliere, devolvendole
totalmente allo scopo, si preciseranno le piante da collocarsi a dimora.
Le piante dovranno essere selezionate e corrispondenti alla natura del terreno.
L'iniziativa comunale può essere seguita dal Demanio e dal privato.
FATTORE MANO D'OPERA: Per il collocamento
a dimora delle piante su terreno comunale, il Sindaco può valersi dei
cantonieri comunali, dei poveri tutelati coi fondi dell'E.O.A. ai quali si
darà del lavoro anziché della carità, delle scolaresche,
come pure dei volontari che si accorderanno col Sindaco per il gratuito collocamento
delle piante sul terreno acconciamente preparato, profittando della stagione
« morta » nella quale il solerte contadino è maggiormente
disponibile e propenso a compiere, con lieve ma prezioso lavoro, quest'opera
di sapiente previdenza e di alta umanità.
Il Sindaco provvederà a scegliere un vivaista tecnicamente capace di
curare l'ulteriore sviluppo delle piante collocate a dimora (che potrebbe
essere lo stesso cantoniere comunale eventualmente istruito in merito).
FATTORE TEMPO: Non deve preoccupare il fattore tempo. È forse delitto di lesa natura anteporre il benessere delle generazioni avvenire? E madre natura non si fa pagare.
PROPRIETÀ PRIVATE: Per quanto riguarda
i terreni dei privati la legge prescrive la distanza di mt. 3 dal confine
per il collocamento di piante ad alto fusto. Per le proprietà confinanti
col lato sud delle strade comunali, le quali, per quanto strette raggiungono
sempre la larghezza di 3 metri, lo Stato dovrebbe invitare o meglio obbligare
i proprietari a collocare piante corrispondenti alla natura del terreno, facilitandone
col permesso di collocarle sul confine.
Il proprietario godrebbe così di una striscia di tre metri di terreno
per tutta la lunghezza della sua proprietà, e lo Stato per detta facilitazione,
si potrebbe riservare a rotazione di taglio, un terzo del provento.
Con opportuna propaganda sarà facile ottenere oltre che dal Demanio
e dai Comuni facilmente comandabili, l'adesione:
— di società, stabilimenti, ferrovie, tranvie, proprietari di
case con cortili, ville con orti e giardini, terreni fabbricabili per anni
abbandonati, da proprietari di terreni.
PROVENTO: Così mentre questa iniziativa
può costituire per gli Enti assistenziali un considerevole e perpetuamente
rinnovantesi reddito, tale provvida opera, - che io chiamerei « L'Albero
della Provvidenza », estesa a tutti i centri agricoli italiani, col
liberare l'Italia da pesanti tributi di importazione (legna, carta, seta,
ecc.) può apportare, deve apportare e apporterà senza dubbio
un colossale patrimonio per potenziare gli Enti assistenziali.
Resta inteso che nella segnalazione di questa iniziativa intendiamo di servire
lo Stato disinteressatamente ed appassionatamente come è nel nostro
costume, seguendo l'esempio concretato dei contadini di Sangano (piccolo Comune
di 400 anime nella prov. di Torino), che in breve spazio di tempo hanno offerto
all'Ente Opera Assistenziale del Comune oltre un milione.
Col. GIUSEPPE GIUSIANA
VILLA GIUSIANA (Linea Torino~Giaveno)
SANGANO
GIUDIZI di Autorità sul progetto "L'ALBERO DELLA PROVVIDENZA"
Giornale “Il POPOLO NUOVO” 9 luglio 1953
"Dalla terra la ricchezza" Alberi per la CaritàUna singolare realizzazione a Sangano e le proposte dal suo ispiratore per aiutare senza dispendio gli Enti di Assistenza.
Un progetto che ripercorre le linee dalla teorie fisiocratiche, la terra è fonte di benessere e per ogni seme una pianta; e se tutti danno un po' di lavoro oggi, avranno la soddisfazione domani di offrire un patrimonio alle opere dirette a sollevare la miseria morale e materiale dei popoli.
"LA PIRA Sindaco di Firenze (29 agosto 1953)
Caro Colonnello - La Sua iniziativa è molto bella, come tutte quelle che hanno per scopo la carità e insieme la bellezza. A Firenze stiamo piantando migliala di alberi… omissis…
Tanti auguri e saluti cordiali"Avv. PEIRON Sindaco di Torino ( 5 ottobre 1953)
Ho preso visione con la migliore attenzione del suo interessante progetto dell'Albero dalla Provvidenza…
"S.E. Senatore Achille LAURO - Presidente del P.N.M.
(23 ottobre 1953)Ho ricevuto la Sua cortese lettera dal 12 corr. Indubbiamente l'idea è ottima e va incoraggiata… omissis…"FIAT IL Presidente e Amm. Delegato
prof. Vittorio VALLETTA" (27 ottobre 1953)Egr. Sig. Colonnello,
Ho preso conoscenza dalla Sua lettera del 29.9.1953 della nobilissima proposta dell'Albero della Provvidenza.
In effetti tutto ciò che può in gualche modo, anche in prosieguo di tempo, recar vantaggio alla collettività merita la massima attenzione; e l'iniziativa di sfruttare le zone incolte e gli argini delle strade con la messa a coltura di alberi, a profitto di Enti Assistenziali, non può che recare indubbi benefici.
Ciascuno ha il dovere di seminare oggi perchè domani i figli raccolgano i frutti. E un segno di bontà oltre che di saggezza.
Con l'augurio che la sua idea trovi larghi consensi, come merita mi è gradito porgerLe i migliori saluti.
Campo San Giorgio
Sangano (Torino)
Sotto l'Alto Patronato di S. A. R. il Principe Filiberto Ludovico Duca di
Pistoia.
Contadini,
Circostanze diverse portano ad una vita sempre più
turbinosa e difficile.
Si compiono sforzi inauditi per il meglio essere elle, rappresenta lo scopo
della Umanità.
Per quanto sopra, io ritengo necessaria una vera “crociata” degli
uomini di buona volontà contro i germi roditori che si possono sintetizzare,
in due parole: egoismo - disonestà.
Occorre che attorno al Santo Protettore della Cavalleria, che significa nobiltà
e grandezza d'animo, nel nome di Gesù Cristo, che divenne uomo per
salvare l’Umanità, si raccolgano i Cavalieri di S. Giorgio per
date alla parola uomo, il concetto di Essere Superiore.
Il concetto dell'Infinito ingigantisce il concetto dell'atomo, come il concetto
dell'umanità ingigantisce il concetto dell’Uomo.
L'elemento primo della Società Umana è sempre stato per il passato,
come lo è per il presente, come sarà per il futuro: l’Uomo.
Dall'uomo moralmente e fisicamente sano si hanno le famiglie moralmente e
fisicamente sane e così via attraverso continua lenta evoluzione, organizzazioni
sempre più vaste, fino ad arrivare alle odierne organizzazioni nazionali,
le quali soltanto quando sono civili e potenti, possono aspirare a quell'Internazionalismo,
che è la meta dell'istinto socievole, proprio della natura umana.
Si consideri Cavaliere di S. Giorgio chi si attiene a questi postulati fondamentali:
Ogni Idea è sacra purché basata su un principio di onestà.
Un principio onesto dev'essere rispettato, purché osservato onestamente fino alla fine.
L'Onestà non ha colore: è luminosa.
Diritti e Doveri:
chi stà male ha il diritto di lamentarsi.
chi stà bene ha il dovere di aiutare.
Assioma: 2 + 2 = 4
mente + cuore = Onestà per tuttiIL Fondatore
Capitano Giuseppe Giusiana
Saranno considerati Soci Perpetui tutti quanti daranno la
loro mano d'opera o anche la più piccola
offerta. — Per la collaborazione personale e per le offerte, rivolgersi
direttamente al Direttore: Molto
Reverendo Parroco di Sangano — Canonico Gioana Giovanni.
La borgata di Sangano, sorge su terreno pianeggiante, attorniato
da magnifici colli a circa 400 mt. sul livello del mare ed è limitata:
a mezzodì: dalle pre-Alpi, che fanno di essa la zona più vicina
a Torino, avente tutte le caratteristiche della montagna; a nord: da un sistema
di colline, ai piedi delle quali, si sviluppa il corso del torrente Sangone
che trae le sue origini dalle Alpi, scende la stretta valle di Giaveno, tocca
Trana e si spande in più vasto campo, irrigando la zona di Sangano
alla quale offre la possibilità dello sfruttamento delle acque per
le più svariate imprese idrauliche, di pesca, di sport.
Clima
Per la posizione eccezionalmente favorevole rispetto ai corsi dei venti, richiama alla memoria quello di Merano. La palma e l’ulivo attecchiscono e si sviluppano, mentre a pochi minuti di marcia dall'abitato, vi sono estesissime pinete. La frescura, il panorama e l’aria veramente salubre, aggiunte alla comodità di comunicazioni, diedero fin da tempo remoto vita e prosperità alla Valle.
Acqua
La sona è ricca di sorgenti ed una delle prove della
salubrità di esse, è data dal fatto che la Società Acque
Potabili, costrusse opere grandiose per la presa di dette acque che, incanalate,
vengono dirette a Torino. Abbondano nel sottosuolo delle colline circostanti,
sorgenti perenni che si prestano per lo sfruttamento di acque bevibili e per
eventuali impianti irrigatori. Qualche fonte è celebre a memoria di
uomo per le sue qualità curative. Illustri specialisti le considerano
come acque indicatissime, per la disintossicazione dell’organismo, operanti,
senza a disturbo per gli altri organi, come spesso avviene con l’uso
delle acque che contengono sali minerali.
Il Sangone e le innumerevoli bealere a corso perenne, come il Corsorzio Irrigatorio
dei Laghi di Avigliana, assicurano l’acqua in qualunque periodo di siccità.
Terreni
Pianeggianti, collinosi, montagnosi, possono essere adatti alle più svariate colture ed in particolar modo per frutteti, orti e giardini e per allevamenti zootecnici.
Sport
A Sangano si presenta facile l'organizzazione di qualsiasi
genere di sport, dalla più semplice escursione all'alpinismo di roccia,
il tennis ed il golf, possono trovare ciò che i più esigenti
virtuosi desiderano. Esiste già in prossimità della zona un
campo di Tiro e si potrebbero facilmente attrezzare “stands” per
il tiro al piccione, al piattello ecc. E’ possibile costituire prontamente
una riserva da caccia, essendo la zona adatta e ricca di selvaggina anche
nelle attuali condizioni di terreno libero. Tale iniziativa sarebbe benevisa
ai Comuni ed ai privati che usufruirebbero della sorveglianza delle zone boschive.
Le acque di cui abbiamo fatto cenno permetterebbero la facile creazione di
vasche e piscine per lo sviluppo del canotaggio e del nuoto.
La Società Civile Particolare Terra di Sangano, si ripromette la valorizzazione,
sotto tutti i rapporti, della zona.
Colonnello GIUSEPPE GIUSIANA - VILLA GIUSIANA - SANGANO (TORINO)
Dimmi un nome
Papà Bastian, il droghiere abitante nella piccola
casetta in fondo alla Barriera di Nizza, così chiamato, non soltanto
perché padre di 10 bambini, ma perché paterno consigliere con
tutti, é in giro per affari.
Il 2 ottobre I889 a Sangano, un piccolo paese della provincia, gli giunge
la notizia della nascita di “Giuspin” il suo undicesimo figlio.
Volare a Torino! Ecco il suo pensiero, ma la vecchia caffettiera non passa
che alle ore 16 e la cavalla é stanca.
Alla trattoria della stazione, dove si ferma, la sua gioia contrasta con la
tristezza del Conte Lajolo, padre di nove bambini il quale, proprio in quel
pomeriggio, dovrà cedere all’asta l'avito Castello.
Nella trattoria é un via-vai di sconosciuti attentamente seguito dal
notaio, una losca figura che tende a contenere il prezzo nell'imminenza dell'incanto.
Papà Bastian, disgustato si allontana e per curiosità si spinge
fino al Castello.
Lungo il viale che conduce all’imponente fabbricato del 700, si imbatte
nel gruppo dei bambini più pìccoli del Conte.
Giuocano sorvegliati da una vecchia domestica, che sembra la raffigurazione
della fedeltà.
Alla vista di quel bimbi sfortunati, Bastian corre col pensiero a Giuspin,
il suo neonato che ancora non conosce, e gli balena l’idea di comprare
il Castello.
Ne faremo un castellano, dice ridendo fra sé e sé.
Il rilancio di Papà Bastian, é una sorpresa per quel crocchio
di sciacalli, e lo stabile gli é aggiudicato.
Papa Bastian é presentato al Conte - conosce la Contessa che dapprima
lo scruta con un certo disprezzo - ma la donna deve presto ricredersi. Quanta
nobiltà e generosità in quell'uomo che così Le offre
ospitalità; “Vuol dire che i suoi nove figli coi miei undici,
faranno una bella nidiata”.
La Contessa toccata dai modi dello strano commerciante, abbandona la maschera
dell'austerità per far posto a un senso di viva simpatia. Giuspin é
portato a balia in quel di Sangano. L'arrivo ha una sua coreografia. La Contessa
infatti prepara il ricevimento e depone con amorevole cura tra le manine delicate
del bimbetto, le pesanti chiavi del Castello.
Giuspin é così consacrato: Signore di Sangano.
L'ambiente del Castello, avrà un grande ascendente nella formazione
della sua psicologia. Egli cresce superbo ed assoluto, come un antico feudatario.
Tra i compagni di giuochi é Giorgina
Un primo sentimento innocente di attrazione per la graziosa bambina, si trasforma
col tempo in un grande, purissimo amore.
Tutta la vita di Giuspin si svolgerà e svilupperà nell'orbita
di questa passione.
Giuspin vive di Giorgia e per Giorgia.
Giorgia nome segnato sul banco della scuola, sui libri, sui quaderni, negli
angoli più nascosti e più remoti, sulla lama della sua sciabola,
quando sottotenente di Cavalleria parte per il fronte di guerra.
Giorgia ecco il nome che sale alla sua bocca nelle ore liete e tristi, in
pace ed in guerra, nei momenti supremi.
Giorgia ecco la poesia della sua adolescenza e fiamma della sua maturità.
Ma quanto giovanissimo capitano, glorioso ferito, più volte decorato
al valore (laureato in legge), potrebbe realizzare il suo sogno, l'orgoglio
più che la gelosia lo allontana dalla sua donna che egli ritiene perduta
con un aristocratico rivale, Giuspin per dimenticare si tuffa nella vita del
gran mondo; giuoco, donne, cavalli. Riunisce in una unica grande associazione
tutti i Cavalieri d'Italia. E' preso come da un'idea fissa: la nobiltà,
archivi, biblioteche, uffici d'araldica lo vedono assiduo frequentatore.
Una sera sul tardi, mentre sfoglia un carteggio rilasciatogli da un suo vecchio
zio, un foglio ingiallito dal tempo, gli conferma con la nobiltà dei
suoi antenati, una tara di famiglia.
E’ un atto di morte del Conte Domenico Giusiana, ricoverato in una casa
di salute.
Quella notte non riposa - maledizione !
L'orgoglio della nobiltà é vinto dalla paura.
Giuspin ricerca la pace.
Giuspin si ritira nel suo eremo di Sangano, tanto la guerra é finita.
Qui ogni angolo é un ricordo.
Ma il punto aspiratore é nella cappella privata.
Due tombe racchiudono due rappresentanti dei Conti Lajolo, uno di questi caduto
sul Campo di battaglia a Goito.
Ebbene, fin dalla più tenera infanzia, quando la povera Mamma lo portava
a venerarne la memoria, Giuspin provata sentimenti diversi, ugualmente sacri
di rispetto, di ammirazione, ma specialmente un desiderio di emulazione.
Fin d’allora, si riprometteva di abbracciare la carriera militare nell’arma
di Cavalleria, facendo tacita promessa sulla tomba dell’ Eroe, che,
come Lui, avrebbe amato la sua Patria alla quale avrebbe saputo consacrare,
se del caso, anche la vita.
E richiamando alla sua memoria le vicende di guerra, si sentiva fiero di non
essere venuto meno alla promessa.
Nel suo eremo di Sangano, indirizzò il suo pensiero alla terra e dal
solco duro e profondo delle sue meditazioni, qualche cosa é nato e
tal cosa avrà la potenza di un germe.
La sua permanenza a Sangano, gli ha fatto rilevare l'errore dei poeti e dei
pittori, esaltanti i piccoli centri rurali. Proprio nei paesi, dove abbondano
i generi di prima necessità, dove maggiormente si potrebbero godere
le grandi ricchezze che madre natura offre gratuitamente, si verificano i
casi della più squallida miseria e le economie più insensate.
A parte il sentimento della carità, non é cosa insensata fare
economia dell'acqua, impedire che attraverso grandi finestre, l'aria, il sole,
la luce regnino trionfalmente nelle tranquille dimore ?
Invece si vedono dei miserabili abbandonati, bambini denutriti, uomini sfiniti,
gente senza sentimento alcuno, vivere in tuguri asfissianti, come le bestie.
Tutta questo fece meditare nella sua mente una Crociata contro la miseria
morale e materiale del paese e pensò al Sodalizio. Anziché affrontare
subito tutto il Paese, colle sue proposte, si accattivò nel primo tempo
l'animo dei bambini, facendoli giuocare nella sua tenuta.
In un secondo tempo passò alle lezioni serali che faceva lui stesso
agli alunni delle scuole elementari.
Scopo delle lesioni era quello di .mettere i bambini in condizioni ai superiorità
rispetto ai relativi padri e fratelli maggiori, per tutte quelle esplicazioni
corrispondenti alla mentalità del contadino utilitario.
La meraviglia e l'approvazione unanime, portò all'adesione totalitaria.
In un grandioso locale, illuminato e riscaldato, costituì le scuole
serali. Eravamo d'inverno. L'affluire pronto e numeroso degli scolari di tutte
le età, di tutti i paesi viciniori, fin dalie casupole perdute nei
boschi, rese impossibile la risoluzione del primo problema, il posto nella
scuola.
In un pomeriggio del mese di febbraio, mentre svelava a due ragazzetti il
suo piano, videro una stella, grande e luminosissima, dominare in pieno giorno
il monte San Giorgio, così denominato per una cappella votiva che si
trova alla sommità del monte, e gli balenò l’idea dei
Cavalieri dì San Giorgio.
Una sera, quando al suo ingresso nell'aula, il comando “attenti”
inchiodò nella posizione più corretta, vecchi e bambini, disse
loro: Voi tutti sarete i miei Cavalieri di San Giorgio, e personificando ognuno
di essi in uomini di razza, religione, nazionalità, partiti diversi,
precisò alcune domande: "due più due?" quattro risposero
in coro. Ebbene in questo mondo non esiste la verità vera e la verità
falsa. Esiste la verità per tutti, come due più due fa quattro.
Se lo intendo aiutare i poveri, istruire gli ignoranti, confortare i disgraziati
che cosa dite voi.
Ben fatto - rispondono in coro.
Ebbene si consideri Cavaliere di San Giorgio chi si attiene ai seguenti postulati
fondamentali :
Ogni idea é sacra, purché basata su un principio di onestà.
Un principio onesto dev’essere rispettato, purché osservato onestamente
fino alla fine.
L’onestà non ha colore, é luminosa.
E concretò una serie di iniziative agricole-sociali, che gli portarono
il compi adonto delle più alte personalità militari, civili
ed ecclesiastiche. Un Principe di Casa Savoia onorò di sua presenza
Sangano.
Il sodalizio dev'essere sciolto.
Il Capitano con prontezza lo trasforma in Campo San Giorgio “zona di
terreno, che era una petraia, dissodata, preparata e coltivata dagli uomini
di buona volontà, a favore dei poveri e delle istituzioni locali”.
Ma il destino incrudelisce contro il Capitano.
Morta la povera Mamma, che adorava, la potente Società figli di Sebastiano
Giusiana per un complesso di ragioni é in stato fallimentare.
Il capitano con le sorelle, offrono tutto il loro considerevole patrimonio
privato, per evitare il fallimento di una società di cui non facevano
parte ma che portava il nome onoratissimo del Loro ottimo Padre.
Tutti i palazzi, i terreni, tutto il patrimonio viene assorbito dalla liquidazione.
Rimane la comproprietà del Castello di Sangano.
Ma il liquidatore, per una esigua somma sborsata per il completamento della
liquidazione, pretende la cessione di dette ce proprietà.
Resta cosi il Capitano solo a provvedere alle necessità delle sorelle
e della vecchia, fedele, cameriera, e dei nipoti, figlie di un fratello deceduto,
in momenti in cui la vita assume difficoltà enormi, culminanti nel
periodo della seconda guerra mondiale, tutte le fatiche, le rinuncio, i sacrifici,
le umiliazioni più sconcertanti non risparmiano il Capitano.
La povertà, alla quale volontariamente é andato incontro, e
rappresenta il suo più grande orgoglio, la sua corazza invulnerabile,
non gli impedisce di continuare contro tutto e contro tutti, nella sua crociata
per combattere la miseria, pel trionfo dell’onestà, potenziando
moralmente ed economicamente questo piccolo lembo della Patria: Sangano.
Così per 18 anni, col solo miglioramento onorifico della nomina a Maggiore
prima, a Colonnello poi.
Il Colonnello reagisce energicamente, poi si rimette al verdetto della Corte
d’onore del Nastro Azzurro, nel quale la sua persona viene fuori trionfante.
Con lettera raccomandata il Colonnello mette a disposizione della federazione
di Torino tutti i suoi titoli, tutte le sue decorazioni, comprese le medaglie
al valore, e con gesto audace, firmandosi Giuspin, lancia un grido di volontà
così concepito:
Qualunque sia il punto in cui vi trovate
Qualunque sia la razza umana alla quale appartenete
Qualunque sia la religione che abbracciate
Qualunque sia la bandiera sotto la quale marciate, nulla e nessuno vi può
impedire di unirvi in un concetto sublime: Carità
Nella potenza più grande: poter fare la carità
Nella verità assoluta:
Seguono i tedeschi; all’invito del Colonnello i contadini di portare
un mattone alla Cappella di San Giorgio, come una promessa per la pace tra
gli uomini, i tedeschi rispondono con qualche cannonata che colpisce in pieno.
Il 26 giugno dopo un combattimento nei pressi di Sangano, il Colonnella va
al muro con un gruppo rastrellati, e quando il camion che trasportava i cadaveri
tedeschi, svolta nella strada, un comando secco "faccia al muro"
a tutti il convincimento della fucilazione nella schiena. Per la sua ferrea
volontà Giuspin è soprannominato testa di ferro. “L’on
ca vôl a vôl”.
La lettura di libri religiosi lo ritornano alla speranza, per quanto supercritico
dei misteri della fede.
Vuole riconciliarsi con Dio.
Mentre é diretto a Fornovo s'imbatte in un rozzo prete di campagna.
Dove potrei,confessarmi, gli chiede.
Io stesso la confesso nella cappella di quel cascinale.
Colonnello resta indeciso, vorrebbe un altro sacerdote che potesse comprendere
lo state dell’anima sua.
Ma quando entra nel luogo semplice e sacro ha un raccoglimento di preparazione
e con risposte chiare e precise, quel modesto sacerdote desta la sua meraviglia
ed il convincimento.
Assolto dei suoi peccati, resta a conversare con tanta ammirazione e riconoscenza
con quel rozzo prete di campagna che così lo consiglia:
Comperi un Catechiamo e legga, quello è il libro dei bambini, ma va
letto e meditato sovente dagli uomini.
Giuspin studiando a memoria e meditando il catechismo e colpito da una frase:
dimmi un nome e l’anima mia sarà salva. Quale dunque sarà
quel nome che gli salverà l'anima?
Giorgia… e la figura di Giorgia s’inchioda nel cervello.
9° comandamento non desiderare la donna d'altri e Giorgia é ormai
sposata, madre di famiglia.
Adelaide, si, il nome di sua madre, e con quel nome nella mente si porta al
mattino dalla domenica, in quella stessa Cappella per la SS. Comunione. La
Cappella sembra ovattata di nebbia.
Siamo in novembre
Poca gente, rozza gente del Contado.
Giuspin è come in estasi di sogno e di devozione, ma quando il sacerdote
scende per comunicare e soltanto lo precede una bambina, come per amnesia
non ricorda più il nome di sua madre.
Un attimo di angoscia.
Un gemito: Dio mio!
Ed il prete gli offre l'ostia consacrata, mentre nell’anima, nel cuore
e nella mente rintrona quel nome che salva tutte le anime: Dio
13 ottobre 1945
Giuspin Giusiana
Sangano (Prov. di Torino)
Giuspin = Giuseppe
Bastian = Sebastiano
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Piossasco Parrocchia
di San Vito
La Buona Parola
Luglio 1946.
Festa di S. Giorgio (1° maggio).
E’ passato il tempo, quando il 1° maggio era un
monopolio dei social comunisti; ora è festa del lavoro, di tutti i
lavoratori, appartenenti a qualsiasi categoria, tendenza o nazione. Perché
i lavoratori potessero festeggiare meglio la giornata, abbiamo fissato per
tal giorno la festa di S. Giorgio, salendo in pellegrinaggio alla Cappella
del Santo alla cima del monte.
Alle ore 10 avvenne la Messa cantata con predica del Vicario, che svolse tre
pensieri:
1°) pellegrinaggio di ringraziamento per la protezione celeste del Santo
su Piossasco, durante la guerra.
2°) progetti di restaurazione per fare lassù un monumento nazionale
e sacro, che sia meta attraente di gite e di pellegrinaggi.
3°) San Giorgio, soldato ardimentoso, che uccise il drago a Bejrut di
Siria, sia nostro aiuto nella lotta spirituale e quotidiana contro il drago
infernale.
Al termine della funzione, il colonnello Giuseppe Giusiana di Sangano, cavaliere
di San Giorgio, tenne un alto ed applaudito discorso, invitando la popolazione
a cooperare generosamente per l’opera dei restauri, in omaggio al grande
S. Giorgio.
Erano rettori della festa i sigg. Giuseppe Lovera, ex prigioniero e Marcello
Andruetto, che raccolsero lire 2.750 d’offerte tra i presenti.
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Trana
Un pranzo al cav. Nouvelli
La Direzione Centrale della Società di Mutuo Soccorso
fra Artigiani e contadini di Trana, per dare un attestato di stima e riconoscenza
al suo Presidente Nouvelli cavaliere Ottavio per la sua opera benefica ed
indefessa prestata alla Società da esso saviamente presieduta, deciso
di dare in suo onore un banchetto presso la succursale di Sangano, al qual
fine costituì un apposito Comitato esecutivo.
Il giorno fissato e quello di domenica 5 ottobre 1890, nel palazzo
Giusiana (già Conte Lajolo)
alle ore 12 meridiane.
La Gazzetta Piemontese 4 ottobre 1890
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SERVIZIO IN GUERRA E ATTIVITÀ DEL DOPOGUERRA
DEL MAGGIORE DI CAVALLERIA GIUSIANA DOTT. CAV. GIUSEPPE
Dall'encomio di S.A.R. il Conte di Torino, del Comando Generale dell’Arma,
del Comando dell’Armata della Carnia, del 28° Corpo d'Armata; dal
Giornale Militare - Bollettini Ufficiali - Ordini del Giorno Reggimentali
- dalle lettere e relazioni.
Del dott. Prof. Quirico Conte Giovanni, Medico di S.M. il Re Imperatore che
l’ha visitato all’Ospedale del Celio (Roma);
Del Generale Piella Conte Paolo, Gentiluomo di Corte di S.A.R. la Duchessa
d'Aosta; - Del Generale Ibba Piras; - Del Colonnello Filo della Torre Conte
Ernesto; - Colonnello Berti; - Colonnello Bizzarrini; - Del Dott. Giannino
Stringher (Amministratore Delegato del Credito Italiano); - Del Capitano A.
Caretta (medaglia d’oro) - Capitano G. B. Zabborra - dell'allora Tenente
Guido Panigadi - Tenente Giuseppe Venezian - Tenente R. Nucci,
IL MAGGIORE GIUSEPPE GIUSIANA RISULTA:
DUE VOLTE VOLONTARIO DI GUERRA IN MENOMATE CONDIZIONI FISICHE:
Alla vigilia della conflagrazione europea che portò l'Italia ai suoi
naturali confini, il Sottotenente Giuseppe Giusiana trovavasi in licenza di
convalescenza (un anno) per gravissima caduta da cavallo riportata in servizio
alla Scuola di Cavalleria di Tor di Quinto (Roma).
"TRAVOLTO E SCHIACCIATO NELLA CADUTA DAL CAVALLO CHE CON UN CALCIO LO
COLPI’ ANCORA ALL'ADDOME.
Trasportato all’Ospedale Celio di Roma, gli venne riscontrata una CONTUSIONE
RENALE CON EMATURIA. Il giorno 15 novembre fu visitato dal Prof. Quirico Conte
Giovanni, Medico della Real Casa, ed il giorno successivo S.M. il Re recò
al sofferente il massimo onore visitandolo all'Ospedale e rivolgendogli parole
di alto sollievo.
La famiglia, date le gravi condizioni del Tenente, era stata delicatamente
avvertita dall'allora Sindaco di Torino, Conte Rossi di Montelera.
Per le albumine nelle acque avrebbe potuta ULTIMARE LA LICENZA DI UN ANNO
ed eventualmente passare in ASPETTATIVA o assumere un servizio SEDENTARIO.
Ciò nonostante egli VOLONTARIAMENTE RIPRENDE IMMEDIATAMENTE SERVIZIO
INCONDIZIONATO (per la prima volta volontario di guerra in menomate condizioni).
Di tale servizio piace ricordare qualche momento specialissimo dal quale emerge
non solo e sempre l'intelligenza, l'arditezza ed il coraggio, ma la SPONTANEITÀ
DELL'INIZIATIVA del valoroso ufficiale che, sempre con funzioni di grado superiore
disimpegnò egregiamente la carica di Comandante di Squadrone e di Gruppo
di Squadroni Sempre VOLONTARIAMENTE assumeva i compiti più delicati
e più volte, NON COMANDATO, si portò dove maggiore era il pericolo
anche e specialmente per fraternizzare con soldati di altri Reparti e di altre
Armi esercitando, come dichiara il Gen. Ibba Piras, SULLE TRUPPE AI SUOI ORDINI
E SU QUELLE VICINIORI un benefico ascendente, segnalandosi in ogni circostanza
per spiccata AGGRESSIVITÀ E PER CORAGGIO INDISCUSSO.
In Carnia, quale Sottotenente al primo Squadrone dei Cavalleggeri di Monferrato
e addetto a servizi speciali di retrovia egli, smanioso di incontrare il nemico,
si reca SPONTANEAMENTE, nelle ore libere del suo servizio, in linea per fraternizzare
con i prodi alpini dell'allora Cap. Pizzarello, avendo l'onore di avere questo
eroe (Medaglia d'Oro) come padrino nel battesimo del fuoco (Pal Grande).
Va notato l'appiedamento del suo reparto nel 1915, comandato di rinforzo;
ad una importante posizione della Valle del Chiarsò, in seguito ad
attacco sferrato dagli austriaci sul Monte Lodin.
Al medio Isonzo il reggimento è appiedato ed il Tenente si trova in
linea (Gerenie Polie) con le funzioni del GRADO SUPERIORE disimpegnando brillantemente
la carica di comandante la compagnia (squadrone appiedato) e svolge col suo
reparto alcune azioni dimostrative (maggio-giugno 1916). Costituisce nel suo
reparto i VOLONTARI DELLA MORTE DI CUI NE E'' IL CAPO.
Sul Carso è assegnato al settore "Adria-Vercle". Sin dai
PRIMI GIORNI il suo nome viene segnalato IN TUTTE LE TRINCEE DEL SETTORE con
il seguente encomio solenne:
"Reggimento Cavalleggeri Monferrato (13°) n.220 - Ordine permanente
luglio 1916".
ENCOMIO SOLENNE
"Tenente GIUSIANA signor Giuseppe: dando prova di INTELLIGENZA, ARDITEZZA E CORAGGIO, si spingeva più volte con la sua pattuglia di PROPRIA INIZIATIVA ed anche di GIORNO oltre la linea avanzata incontro a "pattuglie nemiche".
F/to il Colonnello Ibba Piras.
Il giorno 5 agosto ALLE 11 DEL MATTINO col Tenente Giannino
Stringher raggiunge il cosidetto "VIALE DEI CADAVERI" sotto i RETICOLATI
AUSTRIACI.
Il giorno 7 agosto rientra in trincea all'alba CON 5 PRIGIONIERI ungheresi
catturati nella palude del Liesert.
Il 9 agosto Comandante di Squadrone, porta il proprio reparto all'attacco
contro la quota 121 ed e FERITO GRAVEMENTE.
Culmina nel momento della gravissima ferita riportata sul Carso quota 85 l'ESEMPIO
PIU’ FULGIDO DI EROISMO E DI FEDE: letteralmente sotterrato dallo scoppio
di un grosso calibro mentre, per un falso allarme di gas asfissianti, unta
la faccia di vasellina sta per mettere la maschera, con la faccia nera di
terra raggiunge il posto di Comando per l'attacco alla baionetta.
Ferito nell'azione da pallottola nemica che (PASSATA LA FACCIA DA PARTE A
PARTE ATTRAVERSO LA BOCCA, CON ASPORTAZIONE DI CINQUE DENTI E DI OSSO FACCIALE)
si fermò nel collo, con i lineamenti sfigurati NON POTENDO CON LA PAROLA
per i vomiti di sangue, s'irrigidisce in un'espressione di fierezza che non
ammette indugi, distrazioni, preoccupazioni per la sua persona; e CON GESTI
segnala ad ognuno IL SUO POSTO DI COMBATTIMENTO che egli stesso in quelle
CONDIZIONI DISPERATE CONTINUA FINO ALL'ESAURIMENTO,
IN ULTIMO estenuato per la forte emorragia NON POTENDO PARLARE, lascia per
iscritto il comando all'ufficiale più anziano, con parole d'INCITAMENTO
ai suoi soldati esprime il suo DOLORE nel dover abbandonare il glorioso reggimento,
ha FRASI COMMOVENTI nel ricordo della MAMMA lontana e prega di TACERE ogni
cosa ai suoi di casa.
MIRACOLO, SE PER LA SUA FORZA DI RESISTENZA NON E' MORTO SUL CAMPO DISSANGUATO.
DOPO SETTE MESI di ospedale il Tenente Giusiana ha l'alto onore di venire
encomiato da S.A.R. il Conte di Torino in presenza di tutti gli Ufficiali
del Reggimento perchè "PUR CON LE FERITE APERTE E CON LA BOCCA
NON AGGIUSTATA, rinunciava al servizio territoriale per riprendere IMMEDIATAMENTE
IL SERVIZIO INCONDIZIONATO" (per la seconda volta volontario di guerra
in menomate condizioni fisiche).
Promosso Capitano raggiunge il nuovo Reggimento Lancieri di Firenze e Cambresco.
Durante il ripiegamento dall'Isonzo al Piave venne ENCOMIATO dal Comando del
28° Corpo d'Armata e quindi per ALTRA AZIONE DECORATO AL VALORE con la
motivazione che qui si riporta:
"Teneva contegno calmo e coraggioso di fronte al nemico e guidava sotto
il fuoco avversario il proprio reparto appiedato in rinforzo di un altro già
in posizione sull'argine della Livenza in modo da evitare perdite ed ottenere,
in concorso con l'altro squadrone, il risultato voluto di FAR TACERE LE MITRAGLIATRICI
nemiche e di IMPEDIRE i tentativi di riattamento del ponte, sfruttando abilmente
il terreno.
Porto Buffolè, 7 novembre 1917.
Bollettino Ufficiale del 20 giugno 1918 - Decreto Luogotenenziale del 13 giugno
1918 - Risp. 40 - pag. 3174.
LO STENDARDO DEL REGG. LANCIERI DI FIRENZE VIENE DECORATO
Lettera del Colonn. Biella Conte Paolo.
Carissimo Giusiana, finalmente è stata decretata la medaglia al nostro
Stendardo! Con profondo compiacimento e con tutta la riconoscenza di Comandante
ai nostri gloriosi Caduti e ai non meno valorosi superstiti; ne voglio dar
subito la lieta novella A LEI, CHE FU UNO DEI MIGLIORI ARTEFICI, di tale nuova
gloria di "Firenze". Le giungerà poi la così detta
notizia ufficiale. Siamo giusto nell'anniversario delle indimenticabili giornate
di novembre (Porto Buffolè).
Con amicizia
Suo aff.mo F/to PIELLA
"Il Capitano Giusiana con pensiero nobile e generoso ricordando che questa ambita e meritata ricompensa oltre che dal proprio valore personale era stata guadagnata dal magnifico spirito dei suoi Lancieri ha voluto che ai successori di quei baldi soldati, ed a perpetua memoria del glorioso combattimento fosse devoluto l'assegno annuo di L.100 spettantegli per tale onorificenza. (E' .STATO IL PRIMO UFFICIALE DELL'ESERCITO ITALIANO a costituire una fondazione del genere. Infatti il Giornale Militare del 23 febbraio c.a. con D. 44 stabilisce che la "Fondazione Capitano Giusiana" costituita con l’offerta di L. 2000 nominali fatta dal predetto Ufficiale e destinata a favore dei militari di truppa del Reggimento Cavalleggeri di Firenze, venga eretta in Ente Morale ed è approvato lo “Statuto Organico”.
Sempre alla TESTA delle truppe negli attacchi e nelle avanzate
fu L'ULTIMO ad attraversare il Tagliamento sulla PASSERELLA RIMASTA del ponte
di Cornino, dove riuscì a SALVARE anche i cavalli che, come da ordine
ricevuto alla testata del ponte, AVREBBE DOVUTO ABBANDONARE.
Durante la guerra, nelle ore libere dal servizio, studiò legge, valendosi
delle brevi licenze per dare gli esami e si laureò a pieni voti nel
luglio 1910 (R. Università di Roma) iscrivendosi subito dopo in Scienze
Sociali a Firenze.
ATTIVITÀ DEL DOPOGUERRA
Collocato in aspettativa, per motivi gravissimi provenienti
da conseguenze delle ferite, veniva NUOVAMENTE ENCOMIATO dal Comando Generale
dell'Arma, perchè, nei momenti di tensione diplomatica causate dalla
questione di Fiume alla Conferenza di Parigi, faceva domanda di riassumere
servizio incondizionato, in caso di ripresa delle ostilità, assumendosi
ogni RESPONSABILITÀ per le conseguenze che a tale atto avrebbero potuto
derivare alle proprie condizioni sanitarie,
PIEGATO dalle sofferenze che la parola "TERRIBILI" non corrisponde
a definirle, rassegnò le dimissioni e lasciata con immenso dolore la
sua arma prediletta, i suoi cavalli si ritirò a vita privata nel suo
Castello di Sangano, dove ha saputo superare se stesso, dedicando, meglio,
CONSACRANDO CUORE E MENTE AL OPERE DI BONTÀ E DI BENE.
Per primo riunì un gruppo di soci della più vecchia associazione
dell'Arma di Cavalleria costituitasi in Torino e con l'approvazione unanime;
propose la fusione di tutte le diverse associazioni autonome in un'unica grande
"Associazione dell’Arma di Cavalleria" con Presidenza Generale
a Roma.
Ma LA SUA OPERA. PIU’ MERITORIA è quella esplicata nel campo
agricolo—sociale definita da S.E. il Ministro dell’Agricoltura
Senatore Belluzzo "IL MIRACOLO DI SANGANO"
Di detta opera si sono interessati i più GRANDI GIORNALI non solo in
ITALIA ma anche all’ESTERO, fino nelle lontane Americhe dove è
stato girato un interessantissimo film.
S.M. il Re s’è degnato di ricevere a Palazzo Reale, in udienza
privata, il Maggiore Giuseppe Giusiana e di esprimergli il Suo Augusto compiacimento
per l’opera mirabile e santa, concepita e realizzata nel dopo guerra,
con fervore di apostolo,
Tutti i Principi di Casa Savoia hanno segnalato al Maggiore Giusiana il loro
apprezzamento (S.A.R. Filiberto Ludovico Duca di Pistoia ha personalmente
visitato la zona di Sangano), così le più alte personalità
militari, civili ed ecclesiastiche ed in particolar modo i tecnici che hanno
assicurato il loro autorevole interessamento.
Seguendo un "Capo" nel senso più alto e nobile della parola,
quale il Maggiore Giusiana è, i contadini di Sangano si possono considerare
tra i pionieri:
Della Bonifica integrale, - dell'Ente del Pioppo - e del Gelso - del Bosco
del Littorio - del miglioramento zootecnico - delle costruzioni rurali - delle
massaie rurali (è stato costituito in Sangano il "Primo Comitato
femminile di propaganda agraria") - dell'Opera Nazionale Dopolavoro -
del Campo S. Giorgio "zona di terreno regalata alla Congregazione di
Carità, trasformata da petraia in campo redditizio, dissodato, coltivato
dagli uomini di buona volontà a favore dei poveri e delle istituzioni
locali" premiato con medaglia d'oro all'Esposizione Internazionale di
Torino nel X° Anniversario della Vittoria e primo terreno patrimoniale
della Fondazione Agricola Vittorio Veneto "dicitura beneaugurante dettata
da S.E. il Capo del Governo" iniziativa che estesa a tutti i Comuni d'Italia
nel XX° Annuale della Vittoria si concreterebbe nel nome guerresco e vittorioso
in una colossale opera di pace.
S.E. Benito Mussolini, Duce del Fascismo, ha voluto così premiare il
Maggiore di Cavalleria Giusiana Dott. Giuseppe che:
EDUCATO NEL CONCETTO DI DIO, DELLA PATRIA, DELLA FAMIGLIA,
ALLA FAMIGLIA PROPRIAMENTE DETTA ED AI POVERI, ALLA PATRIA ED A DIO HA DATO
TUTTO (TUTTO) IL SUO CONSIDEREVOLE PATRIMONIO PRIVATO, TUTTA LA SUA VULCANICA
ATTIVITÀ' CON IMMUTATA, IMMUTABILE FEDE.
15 novembre 1954
Egregio Signor Colonnello Giuseppe Giusiana - Sangano (Torino)
Ho preso visione della documentazione sulle iniziative che
Ella intende attuare, in tutti i comuni d’Italia, sulla falsa riga di
quanto Ella ha realizzato a Sangano, per la messa a cultura, a favore dei
poveri, di terreni comunali abbandonati.
Si tratta certamente di Onorevoli intenti e di iniziative cui, certamente,
non mancheranno i consensi di tutti gli uomini di buona volontà.
Tuttavia, una concreta realizzazione dovrebbe trovare la seda più opportuna,
a mio avviso, nei Comuni e nell’Associazione del Comuni d'Italia. A
quella sarebbe dunque bene che ella si rivolgesse per un’impostazione
realistica del problema, da Lei sollevato.
Col più vivo augurio per la Sua attività, si abbia i miei migliori
saluti
f.to V. Valletta
Associazione Nazionale Comuni Italiani
Palazzo del Campidoglio - ROMA
Presidente il Sindaco di Roma Ing. Salvatore Rebecchini
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Il miracolo agricolo di Sangano
L'azione incitatrice del Capo del Governo per una valorizzazione
totalitaria della terra, viene compiendo ogni giorno miracoli: e miracolo
è questo di Sangano, il paesino quasi microscopico — meno di
quattrocento abitanti — con le sue casette linde, ridenti tra il verde
folto che le circonda e le sovrasta dai due lati del piano limitato dal primi
accenni della montagna, con la sua piazza, al centro della quale un olmo gigante
tre volte secolare protegge ad un tempo la chiesa, la casa del Comune, e la
piccola scuola, col suo vecchio castello e l'albergo civettuolo, invitante
l'uno ai ricordi del passato, l'altro ai lieti simposii all'aperto innaffiati
da generoso Tokai, silente e ignorato angolo di pace a pochi chilometri dalla
città, di cui, grazie al colonnello Di Robillant. reggente la Federazione
provinciale fascista, ho potuto, per conto mio, l'altro ieri, “fare
la scoperta”. Il “miracolo”, anche questa volta, è
semplice: non ha nulla di complicato. E' la guerra che, generata dal male,
sembra essersi compiaciuta di trarre dagli stessi suoi orrori le scintille
del bene, proiettate fuori di essa, nel mistero del futuro. Una vicenda come
tante altre. Un ufficiale di cavalleria, combattente eroico della Carnia,
dell'Isonzo, del Carso, che, colpito da ferite atroci al viso e rientrato,
nonostante ciò, in servizio incondizionato dopo sette mesi di ospedale,
ma con le ferite ancora aperte tanto da meritarsi l'encomio del Conte di Torino,
è costretto in questi ultimi tempi a cedere allo sforzo generoso e
a ritirarsi, esausto di nervi, in una sua dimora di campagna: ecco presentato
il capitano Giuseppe Giusiana. A Sangano, fra i contadini ch'egli ebbe compagni
di trincea, in veste di fanti, l'ufficiale si accorge che la terra fertile
non nutrisce in egual misura neppure tutti i suoi figli dai quali è
coltivata, intorno v'è della miseria. Vecchi e vecchiarelle inabili
ormai ad ogni fatica, mancano del necessario: ragazzi, o precocemente aggiogati,
come i buoi, al lavoro, o lasciati in balia di se medesimi, perchè,
per quanto il paese sia piccolo, la maestra, signora Virginia Benedetto, non
basta per tutti, da sola: e il prevosto, Don Giovanni Gioana, deve badare
alla cura delle anime di tutti. il capitano Giusiana decide di trasformarsi
in maestro; apre una scuola serale e completa l'istruzione della maestra impartendo
al ragazzi lezioni pratiche sui casi più frequenti della vita. Dopo
alcune sere il successo è tale, che accorrono a frotte, pregando di
essere inscritti, anche gli adulti, i padri dei ragazzi, e non solo del paese,
ma dai Comuni vicini. E' il primo passo. Gli “scolari” sono tanti
che dal castello dove l'ufficiale aveva attirato i suoi primi ascoltatori,
egli è costretto a trasferirsi in un più ampio locale del Municipio.
Mancano banchi, e il capitano, che provvede al suoi alunni tutto, carta, penne,
inchiostro e più tardi fonderà anche l'Asilo In infantile, profondendovi
una somma di oltre ventimila lire, promette una mancia a chi dalla borgata
denominata Prese, aggrappata alle rocce in montagna trasporterà alcuni
vecchi e pesanti banconi lasciati lassù inservibili. Passa qualche
giorno; poi un bel mattino i banchi delle Prese si trovano allineati con gli
altri nell'aula “scolastica” del Giusiana Chi li aveva trasportati?
Nessuno lo seppe mai, e la mancia promessa andò a finire nelle tasche
dei poveri. Ma l'ufficiale non si fermò. Girando per la campagna, si
accorse che fra le aree possedute dal Comune ve n'erano non poche pietrose,
abbandonate in balia degli sterpi. Formulò allora il secondo progetto.
I ragazzi, trasformati da lui in Balilla, vispi e animati dal più ardente
amore di patria, dovevano essere gli artieri che. liberando la terra dagli
sterpi e dai sassi, e rendendola fruttuosa, avrebbero provveduto a rendere
meno miserabile l'esistenza dei vecchi derelitti, a provvedere ai loro giacigli
più decenti e soffici di anelli rinchiusi negli abituri diroccanti
rifugi — alle porte di una metropoli — più adatti alle
volpi che ad esseri umani. Cosi i Balilla, dirozzati nella mente e fortificati
nel corpo, sarebbero divenuti poco a poco lavoratori modello e, a vent'anni,
tecnici perfetti della vita rustica. In una località poco lontana dal
concentrico, il Municipio concesse un appezzamento di terra composto di due
giornata. I Balilla, sotto la guida del capitano, che quando occorre dà
di piglio egli pure al piccone e alla zappa, iniziano il lavoro. Nelle ore
libere gli adulti aiutano. I sassi estratti dalla sterpaia si ammucchiano
ai lati. La catasta cresce ogni giorno. Finalmente di sassi ammonticchiati
ve ne sono tanti da poter erigere con essi un grandioso palazzo dalle mura
solide e massicce. Ma ecco — oh meraviglia — il vasto campo presentare
la sua superficie dissodata, pronta, sotto il sole, a ricevere il concime
e la semente. Lo scavo terroso raggiunge i cinquanta centimetri in profondità:
dunque la messe non potrà che crescere rigogliosa! E cosi fu. Patate,
fagioli, pomidori, granturco, crescono e prosperano dove prima non erano che
pietre. Seminatori, dopo il dissodamento, sono ancora i Balilla; un Balilla
sale sulla trattrice e imperterrito la guida attraverso il campo benedetto
da Dio; Balilla sono i sarchiatori, gli irrigatori, i raccoglitori delle messi.
Abbronzati, disciplinati, essi adempiono al loro compito con una serietà
da digradarne tutti i “grandi”. Sono pienamente coscienti della
loro missione: sanno di dare, dal fondo del loro minuscolo paese per virtù
di quell’ufficiale che ha difeso col suo sacrificio la loro patria dall'Invasione
straniera, nuove energie e nuovo pane all'Italia. E ne sono fieri, orgogliosi.
il capitano dà un nome al campo San Giorgio. Lo spirito guerriero lo
lega ancora al suo glorioso corpo. Egli vuole che il patrono dei Cavalieri,
sia anche il protettore dei suoi piccoli amici e della loro santa fatica.
Con lo stesso nome, del resto, era già .stato battezzato il sodalizio
da lui costituito per il maggiore rendimento della terra: esso conta oggi,
tra piccoli e adulti, più di cinquecento inscritti, ciò che
sta a riprova dell'affluire a Sangano di contadini anche dal Comuni dei dintorni.
il sodalizio è la terza opera benefica dovuta all'ufficiale che rinnova
nel secolo ventesimo e sulle rive di un impetuoso torrente alpino, il Sangone,
la bella e suggestiva poesia campestre di Cincinnato. Infatti i frutti del
campo servono, come già si è accennato, a sopperire ai bisogni
dei poveri del paese. Ora i Balilla continuano l'opera loro sotto altra forma.
Lungo le strade comunali, nei terreni del Municipio ancora allo stato selvaggio
come fino allo scorso autunno l'odierno Campo San Giorgio, piantano vivai
di pioppi e gelsi: dal primo per trarre la materia necessaria per liberare
l'Italia dalla soggezione straniera circa la fabbricazione della carta; dai
secondi la produzione della seta, un tempo primato e ricchezza della Nazione.
il capo della Federazione Fascista, che era accompagnato dal cav. uff. Cesare
Valentino, membro del Direttorio Federale, ha voluto portare al bravo capitano
Giusiana l'attestazione della sua viva simpatia per l'opera da lui compiuta.
In Municipio, sulla piazza, sul campo San Giorgio, lungo le piantagioni dei
giovani arbusti, accolto dai Balilla e da una folla di villici accorsi da
ogni parte della zona — presenti il podestà capitano Bonassi,
il segretario del Fascio, signor Cesa, l’Ing. cav. Caroglio, il cav.
Pecco del Patronato Scolastico Manzoni di Torino e uno stuolo di gentil villeggianti,
fra le quali la signora Bice Caroglio con la signorina Maria Teresa, la signora
Bravetta, le signorine Giusiana, la signora Bosco Melano, la signora Bronchini,
la nota sportmann signorina Marina Zanetti il colonnello Di Robilant ha pronunciato
alte parole di compiacimento e di incitamento, per il capitano Giusiana e
per i suoi Balilla. Poi è ripartito in automobile per Torino, salutato
da nuovi scroscianti applausi. Poco dopo sulla piazza, sotto il grande olmo
ombroso, che vedeva. nascere, con Vittorio Amedeo II, la monarchia Sabauda!
la folla dei contadini circondò il capitano, lo asserragliò.
Ed egli, in divisa, con voce squillante e commossa parlò, come quelli
volevano. Esaltò la terra e il suo grande animatore: Mussolini. E uomini
della campagna ripeterono i fragorosi alalà. Questo è il miracolo
di Sangano.
FRANCESCO ODDONE.
Dall’archivio storico La Stampa 21 agosto 1927