Il monte San Giorgio

dai giornali

Scavi archeologici sul San Giorgio

Fervono in questi giorni d'estate gli scavi archeologici in vetta al Monte San Giorgio. Sono al lavoro, in collaborazione con vari assessorati comunali (Urbanistica, Cultura e Tempo libero) studenti dell'Istituto di Storia Medioevale dell'Università di Torino, aiutati anche a livello organizzativo da archeologi stranieri accorsi da Inghilterra, Francia e Turchia. Si cerca di portare alla luce le tracce del Monastero benedettino attiguo alla chiesa romanica di San Giorgio, risalente al X secolo. La campagna di scavi è organizzata dal Comune di Piossasco e dall'Istituto di Storia Medioevale e sta interessando molti degli stessi piossaschesi che, in modo particolare i giovani trascorrono le loro giornate in cima a San Giorgio assieme agli studenti ed agli archeologi. Sul restauro della chiesa romanica di San Giorgio è stata aperta presso il Centro di Incontro comunale di «Villa Alfano» una ampia mostra fotografica che ha lo scopo di far conoscere alla popolazione le varie fasi del lavoro dei gruppi di volontari (alpini Avis, artigiani giovani) che da maggio a novembre dello scorso anno hanno portato a termine la prima parte del restauro della chiesa, un monumento dei più antichi della zona e meta di lunghe passeggiate.
Quanto prima, a cura della Sovraintendenza, alle gallerie saranno restaurati gli affreschi all’interno della chiesa nel catino absidale: l’importanza dei dipinti è tale che la Sovraintendenza si è assunta totalmente il carico finanziario del restauro.
La Chiesa di San Giorgio (e l’attiguo ex convento Benedettino) e posta su una altura a quota 857 metri. Del Monastero si vedono ancora i resti e le fondazioni, pur non essendosi rintracciata ancora al riguardo della costruzione una documentazione precisa.
Gli scavi, compiuti anche in epoca precedente, (si pensa pure che anni addietro ignoti “tombaroli” abbiano asportato vasellame prezioso) hanno finora portato alla luce, i resti di monaci Benedettini e, proprio in questi giorni di un bambino.
Il ritrovamento fa ritenere che il monastero non fosse abitato dai soli monaci, ma risiedesse sul Monte San Giorgio una vera e propria comunità

Dall’archivio storico Stampa Sera 21 luglio 1979

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10 aprile 1927
La festa degli alberi
sul Monte S. Giorgio

Una caratteristica festa è stata organizzata dall’UGET per domenica prossima. Con il più vivo interessamento del comn. Fossa, capo dell'Ispettorato Forestale di Torino. Sarà compiuto il rimboschimento delle pendici del Monte San Giorgio da parte di un gruppo di escursionisti. Il programma e questo: Ritrovo: Via Sacchi angolo. Corso Duca di Genova (Tranvia Pinerolo) ore 6: partenza ore 6.20 arrivo a Piossasco ore 7.40. partenza Cappella S Valeriano ore 8.30 colazione: ore 9.30 partenza per Monte San Giorgio; in vetta ore 11: distribuzione pianticelle; piantagione e inaugurazione del nuovo rimboschimento al Monte San Giorgio ore 12.30 partenza per i Rocàs (m 824), alle Prese di Piossasco ore 13.30; pranzo al sacco. Salita facoltativa alla Montagnazza (m. 720). ritorno: ore 16 pel Colletto della Montagnazza (m.720) discesa al Castello di Piossasco, indi a Piossasco ore 17.30; partenza in tranvia pel ritorno a Torino ore 19. A Torino ore 20.20
Assisteranno alla cerimonia funzionari dell'Ispettorato Forestale. Le iscrizioni si ricevono alla sede dell’UGET. Verranno formati dei gruppi di 10 persone. In modo di agevolare e coordinare la piantagione nell'area ad essi assegnata. Ogni partecipante dovrà essere munito della piccozza per scavare le fossette della piantagione.

Dall’archivio storico La Stampa 7 aprile 1927

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Festa degli alberi sul Monte S. Giorgio

Le falde del Monte San Giorgio che per ora si eleva quanto mai spellato e con l'ampia fronte aggrondata e costellata di buche rocciose, fra quaranta anni offrirà agli abitanti di Piossasco il refrigerio di meravigliose passeggiate sotto la pineta. I merendaioli torinesi, avranno sempre fra quaranta anni, quasi alle porte della città, un magnifico ristorante dalle pareti e dal tetto di verdura, gli esploratori una foresta vergine, i sentimentali un nido colmo d'ombra per addormentarvi i loro sogni e quello che più conta i veri innamorati della montagna una consolazione di più, per i piossaschesi una nuova ricchezza, l'industria del legname, un'altra miniera e poi, per finire, l'aria avrà un buon profumo di resina. Noi che scriviamo, non godremo più (però... chissà?) delle future meraviglie del Monte San Giorgio: le abbiamo però modestamenite seminate. O per lo meno, assistito alla loro... semina che in fondo è poi la sfessa cosa. Non ce ne vantiamo. Eravamo in trecento, eravamo belli, eravamo forti e, naturalmente, non siamo morti. , Ci son delle cose e delle opere magnifiche che si compiono in silenzio, quasi all'insaputa di tutti. Quando poi si vengono a risapere sono degli oh! e degli ah! di meraviglia. Scommettiamo che vi siano ben pochi a sapere per esempio, che, da qualche anno in qua il problema del rimboschimento è stato affrontato in pieno dal nostro Governo e che all'opera del Governo concorre generosamente, entusiasticamente la nostra più bella e più sana e più gagliarda gioventù piemontese. La gioventù che lavora nelle officine, che studia sul banchi delle scuole, che lavora negli uffici, che spiega la sua attività in tutti i rami dell'umana operosità. La gioventù migliore insomma. Quasi ogni settimana una schiera imponente di questi giovani partono dalla città alla domenica e dedicano il loro riposo festivo ad un'alta missione: quella del rimboschimento delle nostre belle e povere montagne colpite più crudelmente dall'avidità degli uomini e dall'inesorabile opera di distruzione del tempo. C'è una montagna brulla alla quale occorre ridare il suo ricco mantello di alberi. Ebbene la carovana “di soccorso” si compone e parte. Ai piedi dell'erta da salire la Milizia forestale ha preparato dei magnifici vivai che forniranno gli alberelli da piantare. In poche ore di lavoro, invece di mesi e mesi di impiego di una mano d'opera necessariamente lenta e perciò costosissima, questi giovani benemeriti, sotto l'esperta guida di ufficiali forestali, là dove prima non c'era che qualche sterpo e qualche melanconico verdeggiamento di sterili licheni, ecco sorgere i filari degli alberelli piantati che, di gradino in gradino salgono fino alla vetta della derelitta montagna. Al mattino la terra che a mala pena tratteneva qualche sasso pronto a franare, la sera è tutta pervasa dai primi brividi di una nuova vitalità; le prime radici nel silenzio della notte magnificamente “nuziale” tentano i primi e timidi serpeggiamenti e le prime “succhiate” di linfa. Il miracolo si è compiuto in poche ore. Tra quarant’anni, dunque, Monte San Giorgio, sgropperà giù, dall'alto della sua fronte rocciosa, una bella mareggiata di verdura. Larici e pini, raccogliendo la canzone del vento, la cambieranno in un bell'inno alla grande e prodiga madre natura. E' il caso di dire: chi vivrà, vedrà. Perche un pino non vien su come un fungo. E naturale. E, d'altronde, spuntasse con una simile velocità, gli uomini rapaci lo metterebbero immediatamente sott'aceto e chi s'è visto, s'è visto. Ieri, sette società alpine, o sorelle nel nome e nel simbolo della “Federazione alpinistica escursionista piemontese” invitate che, avuta la bella iniziativa, sono partite alla volta del Monte San Giorgio per compiere la missione e, non è una esagerazione, in men che non si dica, i trecento gitanti hanno piantato circa tremila pianticelle. La balda schiera era guidata dal vice presidente della Uget dottor Zucchetti, console della Milizia e dal signor Massocco, segretario della Falp. Era però necessario per il rito, l'assistenza di due esperti e come tali sono intervenuti il dottor Sala, della Milizia Forestale e il dottor Ferraris, centurione. Poco lontano da Piossasco, su un terreno quasi pianeggiante, i due esperti, anzi i due padroni spirituali della futura foresta hanno presentato ai “piantatori” il loro imponente vivaio, che accoglie più di trecento mila pianticelle di conifere: larici, larici del Giappone, pini neri e pini-larici. i neonati, sono neonati gli alberi che hanno qualche annetto di vita, godono una perfettissima salute. Non sono rosei ne paffuti che questi non sono i loro caratteri sintomatici, ma verdi e snelli e mingherlini che è un piacere a vedersi. Dalle loro culle, alcuni uomini, avevano dolcemente sollevate tremila pianticelle le quali sono state distribuite agli alpinisti. Acciuffati i “neonati” per le chiome (gli alberi nascono già con i... “capelli”) i benemeriti si sono portati sulle falde del monte e in breve tempo la foresta ha messo le sue basi, anzi, le sue... basette. Si, perchè naturalmente essa è ancora piccina e non tale da offrire ancora le invocate ombre deliziose. Compiuta la cerimonia che chiameremo di primo “allattamento”, signore, signorine, giovanotti, adulti e vecchi si sono arrampicati coraggiosamente fino in vetta al monte San Giorgio, e lassù il dottor Sala ha tenuta una dotta e interessantissima conferenza e il console dottor Zucchetti ha detto alcune vibrate parole di ringraziamento agli intervenuti e di altissimo elogio per l'opera che il Governo ha iniziato. L'arrampicamento sulla cima noi; personalmente, non l'abbiamo a tutta prima trovato indispensabile. C'è stato però spiegato che soltanto lassù si sarebbe trovata l'acqua per la colazione. E difatti, nel pomeriggio uno di quei temporaloni che sarebbero i “concerti in tono maggiore della montagna” ha allietato il ritorno dei trecento gitanti. Sotto però, ai piedi del San Giorgio, le pianticelle hanno cominciato a bere: salute e prosperità.

Dall’archivio storico La Stampa 11 aprile 1927

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18 maggio 1894
Giù da un burrone

Una grave disgrazia è avvenuta l’altro giorno (18-5-1894): certo Paviolo Eugenio di Michele, d’anni 12, essendo al pascolo delle vacche, salì in compagnia d’altri suoi amici, alla cima del monte San Giorgio in cerca di erbe di montagna.
Il poveretto essendo quasi alla punta, precipitò dall’altezza di 25 metri producendosi tre ferite mortali alla testa. Alle grida dei suoi compagni accorsero sul monte con lenzuola il signor Cattanea Domenico, panettiere, ed il signor Davide Michele, contadino, e portarono il Paviolo a casa sua. Malgrado le cure prestategli dal Dott. Cesano Luigi il povero Eugenio nella notte stessa, alle ore 2 del sabato (19-5-1894), cessava di vivere.
Che strazio pei suoi genitori! L’accompagnamento funebre ebbe luogo oggi, 20, alle ore 8.

Dall’archivio storico La Stampa 21 maggio 1894

Eugenio Paviolo nato il 13 febbraio 1882 alle ore una di mattina
figlio di Michele fu Vito e della Andruetto Maria fu Giovanni
tutti di Piossasco

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20 marzo 1898
Unione Escursionisti

La prima gita dell’ Unione Escursionisti di Torino avrà luogo il 20 marzo e si farà a monte San Giorgio e monte Montagnazza.
Partenza alle 6.30, ritorno a Torino alle 20.20. Marcia effettiva ore 5.30. Spesa £. 4.75.
Per le iscrizioni rivolgersi alla sede dell’Unione (Via Maria Vittoria, 19) fino alla sera di sabato 19 corrente.

Dall’archivio storico La Stampa 17 marzo 1898

Elaborazione propria tratta da documenti depositati presso l’archivio de La Stampa.

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