25 aprile 1945 - 2015
Per non dimenticare
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Percorso a piedi lungo i sentieri
partigiani
Piossasco - Giaveno
Partenza ore 09.00
Al Cippo degli Alpini - Piossasco
Riparo sopra il sentiero dal Cippo degli Alpini al Colle di Pre - Piossasco ore 10.00
Pranzo a Pratovigero - Trana ore 11.30
Scendendo da Pratovigero verso il Biellese - Trana
Arrivo al Biellese - Trana 12.30
Arrivo a Giaveno
Arrivo a Giaveno sede degli Alpini ore 14.15
Alla camminata hanno partecipato Piossasco e Sangano
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Maria Riva, la staffetta infermiera
Maestra o crocerossina? Maria
Riva era indecisa su cosa fare da grande. Il destino, o meglio
la scelta, ha voluto che realizzasse entrambi i desideri. Docente per quarant’anni
e infermiera per qualche mese, tra il 1943 e il 1945. Maria
Riva compirà 90 anni il prossimo luglio ed è l’ultima
partigiana di Giaveno ancora in vita. Sabato 25 aprile, nel 70esimo della
Liberazione, ha partecipato anche lei alla festa organizzata in piazza, non
poteva mancare. Con una vitalità d’eccezione, è salita
sul palco, ha stretto le mani ai sindaci, si è fatta fotografare con
l’uno e con l’altro, ha salutato l’on.Piero Fassino, figlio
del comandante Eugenio che lei stessa vide ferito e curò. “Non
avevo nessuna nozione da infermiera – racconta, tornando indietro di
oltre sette decenni – ma un giorno un dottore dell’ospedale mi
disse che c’era un gran bisogno di donne per la cura dei feriti. Non
esitai e provai a coinvolgere altre giovani, ma la paura era tanta”.
Così iniziò la lotta della partigiana Maria Riva, la maestrina
appena diplomata diventata infermiera e, all’occorrenza, staffetta.
“Correvo da una parte e dall’altra per le montagne, curando come
potevo le ferite di chiunque avesse bisogno, repubblichini compresi –
non esita a dire – E quando necessario portavo messaggi nascondendoli
nelle suole delle scarpe”. Di ferite, Maria Riva, ne vide di ogni tipo.
Per non parlare dei morti, tanti, tantissimi. “Hai presente le cellette
dell’Ossario di Forno? Io li vidi tutti i giovani sepolti lì,
dal primo all’ultimo. Ne ricomposi i corpi martoriati, recuperai documenti,
come feci a Giaveno, in un ufficio che l’allora podestà Zanolli
dedicò per il riconoscimento delle vittime. Conobbi decine di madri
e padri provenienti da tutta Italia. Quante lacrime, quanto dolore”.
La giovane Maria era minuta nel fisico, ma forte e coraggiosa. Con l’Italia
liberata, smise le vesti da infermiera indossate negli anni della lotta partigiana
per salire in cattedra. Fu per quarant’anni maestra elementare nelle
scuole di Torino. Per molto tempo non parlò di quanto vide e compì.
“A quei tempi era una vergogna dire di essere stata una donna partigiana”.
Oggi, con un pizzico di orgoglio, non smette di raccontare a chiunque glielo
chieda.
Anita Zolfini
La Valsusa giovedì 30 aprile 2015
Sabato 25, oltre alle delegazioni
dei sei Comuni anche Cumiana e Piossasco
La Liberazione unisce la Val Sangone
Alle 17 a Giaveno anche il contributo del sindaco metropolitano Piero Fassino
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L'Eco del Chisone 22 aprile 2015 - Elisa Bevilacqua
Il 70° della Liberazione, tanti
hanno preso parte alla commemorazione
che ha unito i paesi della Valsangone, Cumiana e Piossasco
Il 25 aprile a Giaveno unisce otto Comuni
“I valori della resistenza sono universali”
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GIAVENO – “Le radici della Costituzione e della Repubblica sono qui e in quelle tante vallate nelle quali migliaia di giovani liberarono il Paese riscattando la dignità dell’Italia e restituendo alla nazione libertà, democrazia e futuro”. E’ un Piero Fassino a tratti commosso quello che sabato 25 aprile è salito sul palco di piazza Mautino per pronunciare il discorso ufficiale nel 70esimo anniversario della Liberazione. Parla nelle vesti di presidente dell’Ossario di Forno di Coazze, della Città Metropolitana e di sindaco di Torino, ma anche, o prima di tutto, come figlio di Eugenio, il comandante partigiano che nei boschi della Val Sangone combattè durante gli anni della Resistenza. “Siamo qui per rendere onore ai partigiani caduti, oltre 400 solo qui in Valsangone, agli ebrei deportati nei campi di sterminio, ai militari italiani caduti per non tradire il giuramento alla nazione, alle vittime civili che pagarono le sofferenze della guerra. Siamo qui – prosegue Fassino – per il dovere di fare memoria, perché mano a mano che passa il tempo, che ci si allontana dalle persone, dai fatti e dagli eventi, si rischia di far impallidire il ricordo di ciò che è accaduto, di sfumare i contorni di quelle vicende. Noi abbiamo il dovere di operare perché ciò non accada, perché solo con la piena consapevolezza della propria storia si può vivere il presente con solidità e costruire il futuro”. Insiste sui “valori attuali e universali della Resistenza” e sul “dovere di batterci oggi a fianco di coloro che quei diritti li vedono negati, perché sotto ogni cielo e in ogni terra, donne e uomini abbiano diritto a vivere senza alcuna forma di oppressione”. Poi, mette in guardia: “Dopo le tragedie di quegli anni si potrebbe pensare che l’umanità sia vaccinata e che più nessun orrore di quell’entità abbia a ripetersi. Non è così. Serve una costante azione, consapevole e cosciente, per far vivere valori di democrazia, libertà, tolleranza, rispetto. Quello che è accaduto potrebbe anche tornare ad accadere”. Un discorso, il suo, applaudito a lungo dalla platea numerosa che ha visto uniti, per la prima volta, otto Comuni, rappresentati da un Comitato nato per l’occasione. In prima fila ci sono i rappresentanti della politica e delle istituzioni: i consiglieri regionali Daniela Ruffino, Alfredo Monaco e Andrea Appiano, i sindaci di Giaveno Carlo Giacone, Valgioie Osvaldo Napoli, Coazze Mario Ronco, Trana Ezio Sada (anche presidente dell’Unione Valsangone), Cumiana Paolo Poggio e Piossasco Roberta Maria Avola, i vice di Reano Giuseppe Morra e Sangano Patrizia Condipodero. Con loro, assessori e consiglieri comunali, rappresentanti delle forze dell’ordine e di polizia locali, di Protezione Civile, di soccorso e sicurezza, delle realtà associative e combattentistiche di ogni paese, alpini, allievi delle scuole e tanti cittadini. A fare da inedita colonna sonora, le note di cinque bande musicali (Giaveno e Val Sangone, Coazze, Sangano, Cumiana e Piossasco) e, su tutte, quelle dell’Inno Nazionale che ha silenziato i presenti. La musica ha impreziosito questa festa speciale, oggi come il 25 aprile di settant’anni fa, quando – raccontano le cronache di allora – , alla sera, un improvvisato concerto della Banda Leone XIII in piazza, insieme al suono delle campane, annunciò la Liberazione anche a Giaveno. Una platea riunita dopo aver sfilato per le vie del centro, divisa in quattro diversi cortei, e dopo aver reso doveroso omaggio ai cippi dei caduti. “Per i nostri territori e le nostre popolazioni che hanno vissuto con patimento e sacrificio gli anni della Resistenza, questa ricorrenza assume un valore simbolico e intenso” è il saluto ai presenti del sindaco Giacone, a nome di tutti i Comuni presenti. Poi, un monito e al tempo stesso un appello: “Con la scomparsa di testimoni non abbiamo più chi possa raccontare i fatti. Rischio che va arginato con l’essere tutti noi portatori dello spirito di allora. Siamo chiamati ad affermare la ricerca della libertà, comprendendo che la Resistenza non è finita con i ragazzi di ieri, la Resistenza continua nelle scelte della vita di oggi e domani, nel coraggio di affrontare con forza e speranza il proprio cammino, di amministratori e di cittadini”. E tra quei rari testimoni, sabato scorso, seduta tra il pubblico, c’è Maria Riva, novant’anni fra pochi mesi e un trascorso da staffetta partigiana. A lei Lilliana Giai Bastè, presidente dell’Anpi Giaveno - Valsangone, modificando all’ultimo il copione, cede la parola sul palco. Poi è la volta dei giovani, con letture e brani musicali: ci sono gli allievi di seconda e terza B della Media Gonin, coordinati dalle docenti Paola Ponte, Nadia Tonda Roch e Elisabetta Jorio, e quelli dell’istituto superiore Blaise Pascal. Un 25 aprile che ha avuto anche alcune anteprime al mattino: al cimitero di Giaveno, la lettura dei nomi dei caduti presso l’ossario della Divisione Campana e la messa celebrata dal parroco don Gianni Mondino, a Piossasco la partenza di un gruppetto di persone che ha raggiunto la città a piedi sui sentieri dei partigiani e a Coazze l’inedita “corsa della Resistenza” dall’Ossario di Forno fino in centro, che ha visto impegnati, sotto la pioggia, atleti coazzesi accompagnati, nell’ultimo tratto, da alcuni ragazzi. Un 25 aprile all’insegna dell’unione, riuscito e partecipato, come dovrebbe essere ogni anno.
La Valusa giovedì 30 aprile 2015 - Anita Zolfini
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Maria Teresa Pasquero Andruetto