Prese di Piossasco

Testimoniali d’attestazioni del saccheggio delle Prese fatto da Francesi 1654

 

L’Anno del Sig.re millle sei cento cinquanta quattro, et alli due del mese di marzo in Piossasco Giudicialmente avanti a noi Antonio Riva Podestà di Piossasco e Volvera
Constituto personalmente l’Illustre e il Molto Reverendo d’Hippolito Garrone reverendo di Piossasco(1B), il qual in parola di verità et in giuramento per esso in mani nostre toccatosi il petto a modo de detti relliggiosi et a semplice richiesta delli particolari delle Prese attesta saper et esser vero che come segue cioè li 10 et attesto, che dil mese di genaro hor scorso et in tempo, che l’armata francese era alloggiata nelli luoghi di Orbassano, Bruino, Sangano et altri luoghi al presente circonvicini, tutti li particolari delle Prese dell’Illustrissima Sig.ra Contessa Gioanna Piossasco illustrissima di questo luogo (1) furono saccheggiati nelle luoro case delle Prese per cinque o sei giorni continui dalli detti soldati francesi, che nelli predetti luoghi erano alloggiati, et che in detti giorni gl’hanno preso molte vitovaglie mobili bestiami, castagne, vini et altri effetti, che havevano come dil tutto ne’ in questo luogho cosa a tutti notoria, et manifesta alcune io dicco appieno informato, et la pura, et mera verità, et generalmente per da tutti anche in questo luogho li due marzo

Più Giacomo Dovis, et Claudio Garello, quali tanto a luoro nome che di tutti li particolari delle suddette Prese luoro interesse che il danno suddetto
Li quali noi sudetto Podestà abbiamo concesse et ricevute per maggior fede da detto Prevosto tutto letto suo sigillo sigillate, et da noi anche firmati sottosti
Hippolito Garrone Parroco Riva Antonio Podestà
Testimoni successe alli particolari delle prese delle robbe et effetti rubateli dalla soldatesca francese

L’Anno del Sig.re millle sei cento cinquanta quattro, et alli due del mese di marzo in Piossasco giudicialmente avanti a noi Antonio Riva Podestà di Piossasco e Volvera per gl'illustrissimi sig. Conti dessi luoghi. Sono comparsi, Gio Domenico Berto, Bartolo Berto, Bernardino Chianale, Tomaso Berto, Claudio Garello, et Giacomo Dovis tutti delle Prese dell’Illustrissima Sig. Contessa Giovanna Piossasco elesse di questo luogho li quali esponeno, che nel tempo, che larmata francese era alloggiata nelli luoghi di Orbassano Bruino, Sangano, et altri luoghi al presente et case delle Prese vivean vicini, tutti loro comparenti, per rispetto, che fanno luoro residenza nella comunità della Montagna di dette Prese credevano esser sicuri di luoro case, et effetti in quelle esistenti, et da esse non mossero cosa alcuna che luoro bestiami vittovaglie vini et altri effetti, la dove all’improvviso un giorno di tal tempo giunsero gran numero de soldati francesi ed darmata a piedi li quali a moschettate, et mali tratamenti le fecero abandonare, in freta luoro case et quelle indi sacheggiarono, et continuo tal sacheggio, in luoro case per giorni sei continui in modo talle che per quello anno tutti a fatto rubati più di quanto havessero, et lor poveri, e miserabili senza saper in alcun modo come far ad haver all’imbrunire dil pane con che possino alimentarsi luoro, luoro figli e fameglie, chiedono percio gli venghi per noi Podestà concesse testimonanze della consegna delle robbe et effetti come a presali qual faranno voler per giusta, o reale, et sia con giuramento mio che indi con quella possino soccorer da chi sara spettante aver qualche ristoro et a tal effetto comunicargliene pubbliche testimoniali

Claudio Garello con giuramento toccandosi con segno essendoli stato preso dalla soldatesca francese in detto tempo et in sua casa alle suddette Prese una vacha di pello grigio, tre animali allevatori, quatro sachi di avena, quatro sachi castagne bianche, sedici brente(2) vino, guastatoli tre ruschi o sii vasi doppi per lire otto ferramenta, dieci galine un tavolo di noce, un saco di meso rubbo di bura(4) da fillare, et altri picoli mobili di casa

Gio Domenico Berto essendoli stato preso come a mesa cara di vino, sette emine(3) avena emine vinti cinque castagne bianche, tre emine noci, dieci galine e tre caponi, mezo rama di tella doppa due lenzuoli tella doppa, due rubbi ferro rotto, un para di drubie da canapa, et altri picoli mobili, et ferramenta da campagna

Bartolo Berto essendoli stato preso come da mesa cara di vino undeci emine castagne bianche, duodeci galine un animale allevare, mezo rubbo ferramenta rotta, et altri picoli mobili di casa

Bernardino Chianale essendoli stato preso come emine trentaquatro castagne bianche, cinque brente di vino, un pallo di ferro una mazza di ferro di peso lire quindeci due pagliazze nove da letto, un rubbo canapa, un animale allevatore otto coniglie dua di caponi e doca sette galine un payrollo di rame tre linsuoli doppa et anche altri picoli mobili di casa

Tomaso Berto essendoli stato preso come da due vitelli latanti, un porco allevatore, emine quaranta castagne bianche, otto brente di vino quindeci galine, doi lana di bura(4) doppa, lana sei fillo,due pagliazze da letto, tre lenzuoli doppa altri picoli mobili di casa

Giacomo Dovis essendoli statto preso come una manza, et un vitello latante un porco allevatore, emine vinti otto castagne bianche emine otto grano da formento è barbariato(5) emine una farina, due emine di noci, tre brente di vino, un linsuolo doppa, una pagliazza da letto una camisa da lavoro un para di martella due, un ferro da cavare un payrolo di rame un falcetto, emine otto avena otto galine et altri picoli mobili di casa

L’anno sudetto e alli due dil mese di marzo in Piossasco avanti noi suddetto Podestà costituiti personalmente Michelle Andruetto, Michelle Rosa, et Honorato Bruno tutti di Piossasco li quali tanto unitamente che pacatamente in parola di verità et con giuramento prestato essi in mani nostre prestato a verità et semplice richiesta delli particolari delle Prese dall’Illustrissima Contessa Giovanna Piossasco dall.ma di questo luogo attestano saper et esser vero che come segue, cioè noi tutti attestiamo et sappiamo, che nel tempo, che larmata francese era alloggiata nelli luoghi di Orbassano Bruino Sangano, et altri luoghi al presente circonvicini tutti li suddetti particolari delle Prese furono saccheggiati dalla detta soldatesca francese, et dall’infanteria et soldati a piedi che erano alloggiati in detti luoghi, et sappiamo che durante tal alloggio per cinque o sei giorni continui sempre continuo il saccheggio delle case di detti particolari delle Prese dalli detti soldati francesi quelli preso castagne vini animali, galine et altre robbe e vitovaglie, et questo lo sappiamo perché uno d’essi giorni vedessimo gran soldati francesi di fanteria quali calando per la montagna dalla parte verso questo luogho ne venivano dalle case di detti delle Prese et erano carighi di molte vitovaglie, che noi attestiamo sappiamo presero in dette case delle Prese et doppo tal saccheggio aver anche veduto quelle esser state saccheggiate et notate alla peggio, con aver veduto vino per terra grano avena e castagne ciaire di dette case et altre rovine et dico affermo in detto luogho cola a tutti nottoria et questo
Più per Claudio Garello Giacomo Dovis quali tanto a luoro che a nome delli altri particolari delle Prese ne chiedono li quali noi suddetti Podestà abbiamo concesse ne chiedano
Le quali noi suddetto Podestà abbiamo concesse et concediamo in fede

Riva Podestà

Trascritto come da originale

1) - Giovanna Piossasco= 5° moglie di Marco Andrea generale di cavalleria governatore di Nizza e di Torino linea Scalenghe di Bardassano

1B) - D’Hippolito Garrone= reverendo di Piossasco dal 1645 al 1678

2) - Brente= - 50 lt circa

3) - Emine= - 23,05 lt circa

4) - Bura= - lana di pecora più corta che rimane fra i denti del pettine

5) - Barbariato= - Il Barbarià appellativo che deriva da "imbarbarito, imbastardito" era un'antica tecnica che prevedeva la semina autunnale di una miscela composta da semi di grano e segale.
Si trattava di un metodo che consentiva alle popolazioni montane e pedemontane di ottenere una farina da pane più digeribile di quella che veniva prodotta con la sola segale così che se l'annata fosse stata favorevole alla fine avrebbero ottenuto una farina particolare, buona e sostanziosa.
Qualora invece l'annata fosse risultata difficoltosa, compromettendo lo sviluppo del grano ( più sensibile alle avversità climatiche) avrebbero raccolto comunque la segale, utile per la loro sopravvivenza.
Si hanno infatti cenni storici nei mercuriali risalenti al 1700 in cui il Barbarià veniva quotato alla stregua degli altri cereali.

 

Vendita di Giuseppe Dovis a favor di Gio Batta Dovis

 

L’Anno del Signore mille sette cento novanta otto, et alli diecisette del mese di giugno doppo mezzo giorno in Piossasco e casa di mia solita abittazione Cantone di San Giacomo, ivi avanti me Francesco Firmino Bianchi Reggio Nottaio del presente luogo, ed ivi residente del fu Nottaio Gio Francesco, ed alla presenza di Domenico Fornatto fu Stefano ed il Chierico Pietro Bianchi mio figlio ambi del presente luogo, ed ivi residenti testimoni a me colle parti cogniti, astanti richiesti ed in piè del presente pubblico instrumento sottosto e segnati.
Personalmente quivi avanti me Reggio Notaio sottosto ed alla presenza degli infrascritti Sig.ri testimoni constituito Giuseppe Dovis del fu Battista delle presenti fini, ed ivi residente, quale per lui, suoi eredi, e successori da, vende, cede, alliena, trasferisce e rimette a Gio Battista Dovis del vivente Giacomo pure delle presenti fini, ed ivi residente qui presente stipulante, ed accettante un piccolo sitto di prato di tavole una e mezza circa a corpo, e non a misura tale e quale si ritrova di presente terminato parte del n. di mappa 2626 coerenti Giacomo Dovis, Giacomo Antonio Dovis, e detto acquisitore salvo ogni error di coerenza per franco, e libero da ogni peso eccetto Communittativi (comunitativi), e fitti minuti All’Ill.mo Sig Conte Scalenghe di Bardassano sbrigato da medemi per tutto l’anno scorso in dietro di qual sitto spogliandosi detto venditore ne ha colla clausola abdicativa e translattiva di vero dominio, proprietà e possesso investito ed investisce detto acquisitore Dovis, in ogni più ampia, e valida forma di raggione con tutte le raggioni, azioni, usi, vie solite e consuette per l’addietro praticate colla promessa da detto venditore fatta della debita, legittima e indistinta evizione(6) perpetua diffesa e manutenzione a pena di tutti li danni, interessi e spesa in caso capitario per detto acquisitore patiendi(7) si in Giudiccio, che fuori e questo tutto detto venditore ha fatto, e fa mediante il prezzo di lire dieci Reali stategli quivi effettivamente pagate in tante buone valute correnti, e previa ricognizione fattane da detto venditore sono state a presso di se rittirate presenti e videnti detti sig.ri testimoni, con me Nottaio sottosto, ed essa somma mediante tacito, e contento vedendosi esso venditore guitta, ed assolve detto acquisitore di quittanza finale con promessa di mai più domandarli cosa alcuna, meno permetterli molestia veruna a pena che sopra le quali cose tutte dette parti asseverando vere ne promettono l’intiera ed inviolabile osservanza sotto obbligo de loro beni presenti e futuri, col costituto possessorio di chi in forma fiscale e camerale e richiesto me Nottaio sottoscritto ….. il presente pubblico instrumento in piè del quale prima letto pubblicato, e spiegato a piena intelligenza delle parti, e testimoni si sono tutti sottoscritti, e segnati, e per l’insinuazione all’originale col tabellione(8) soldi sei danari ondeci esatti all’originale
Segno di detto Giuseppe Dovis venditore illetterato come dice, segno di detto Gio Batta Dovis acquisitore illetterato come dice e segno di Domenico Fornatto teste illetterato come dice, Chierico Pietro Bianchi teste …... minuta scritta di mano mia propria contiene di scritto foglio uno, che sono facciate due oltre il contenuto nella presente, in fede manualmente

Francesco Firmino Bianchi Notaio

6) - Nell'ambito del diritto privato, si parla di evizione se un terzo fa valere il suo diritto di proprietà sulla cosa venduta e la sottrae a colui che l'ha comprata. Il venditore ha quindi l'obbligo di garantire il compratore da tale rischio.

7) - Atto di citazione per risarcimento di “tutti i danni patiti e patiendi”: idoneità al risarcimento di tutte le eventuali ulteriori conseguenze non patrimoniali.

8) - Nell'antica Roma, il tabellione era il pubblico scrivano con attribuzioni ufficiali. Negli atti amministrativi, colui che sottoscriveva l'atto come pubblico ufficiale dandogli validità. Durante il Medio Evo era il nome con cui venivano indicati i notai. Il tabellionato era l'equivalente di quello che oggi viene indicato come notariato.

7 gennaio 2018

Registro delle mappe 1784

Beni enfiteotici semoventi del Sig. Conte Piossasco di Scalenghe alla Valba delle Prese, Valba delle Presasse, Valba delle Presasse ossia Costarella e Valba delle Prese ossia Pramaberto

Piossasco Folgore di Piossasco Scalenghe
Sig. Conte Carlo p.mo scudiere di S. A. R.
Sig. Duca di Chiablese, fu Sig. Conte Giusepp

Ramo Piossasco de Folgore
(linea di Scalenghe)
Nona Linea
E' detta Linea Bardassano

Bardassano è un piccolo paese, posto su una collina a circa 10 chilometri da Chieri. Vi è un Castello feudale e medioevale, costruito alla cima della collina. Il primo castello era piuttosto un posto fortificato e avanzato dell'antica Repubblica di Chieri contro i Marchesi del Monferrato. Vi alloggiò l'Imperatore Federico Barbarossa.
Il Castello dopo esser stato dei Signori di Tondonito, poi del Comune di Chieri, fu successivamente dei Signori di Castiglione (1351), dei Provana (1357), dei Balbo Bertone (1393). Poi infeudato ai Signori di Sumont (o Submont) con investitura del 6-1-1489. Poi per eredità de Pesmes e Montmayeur passò ai Piossasco Folgore Conti di Scalenghe.
«Ciò spiega la presenza di molte carte dei Signori di Piossasco nell'archivio del Castello di Bardassano» (Carte di Piossasco dell'archivio del Castello di Bardassano di Francesco Guasco).
E ciò spiega anche, perchè nella sala degli stemmi dell'attuale Castello (si tratta degli stemmi di tutte le famiglie nobili che lo abitarono) vi si trovi lo stemma dei Nove Merli.
Appena entrati nel Castello, appare il classico chiostro con il pozzo nel centro. Il chiostro è molto piccolo; tre pilastri si elevano sul parapetto del pozzo : sorreggono un cupolino rotondo, il quale regge una banderuola di metallo ; su questa sta lo stemma dei Nove Merli.
Il Castello passò poi, come diremo fra poco, dai Piossasco Scalenghe ai Conti Panissera di Veglio, e da questi ai Giriodi Panissera Conti di Monastero, Signori di Bardassano e Tondonito, che ne sono attualmente i proprietari.
Il Castello fu rifatto e ampliato attorno al 1600; la fortezza, quale esso era, fu restaurata e ingentilita col volger del tempo, di modo che presenta ampi saloni, ricchi e fastosi.
La Linea Bardassano (9° Linea di Scalenghe) comincia con
OTTONE figlio di Giacomo figlio di Antonio della 5a Linea Scalenghe (1427). Gli succede il figlio
GIACOMO (1466), padre di 10 figli. Il primogenito fu Pievano di Scalenghe: aveva nome Chiaffredo. Il 7° figlio, Marco (1503), fu Canonico della Cattedrale di Torino. Il 9° figlio, Lodovico, fu Cavaliere Gerosolimitano, ammiraglio e Gran Priore di Lombardia (1507). L'8° figlio, Vincenzo, fu padre di Giacomo, il quale fu Governatore di Asti, fu Colonnello e Consigliere dell'Imperatore Carlo V. Aveva sposato Anna del Marchese Lodovico Saluzzo e in seconde nozze sposò Agnesina Solaro di Moretta vedova Birago. Questa seconda moglie aveva una figlia : Isabella Birago. Il patrigno Giacomo concepì il disegno di darle in sposo Carlo, il figlio che aveva avuto dalla prima moglie. Ma Isabella provava simpatia e passione per Marcantonio di Urbano Piossasco, di questa Linea, cugino di Carlo. Il Colonnello Giacomo era uomo violento, e con la forza riuscì a strappare alla moglie, allora inferma a Piossasco, una lauta donazione a favore del figliastro Carlo, giustificando la cosa col desiderio che Carlo sposasse la figlia Isabella. La quale per inganno era tenuta lontana e all'oscuro di ogni cosa. Viene a morire la madre, ma Isabella persiste nel rifiuto di sposare Carlo, e sposò Marcantonio; rivendicò le sue sostanze con successo (1550). Lodovico, secondo figlio di Giacomo († 1590), fu Gentiluomo di Camera. Folgore, terzo figlio, fu Mastro di campo della Cavalleria. Anna, Margherita, Carmela, tre figlie, rafforzarono la loro parentela con Casa Piossasco, sposando rispettivamente: un Piossasco De' Rossi di None; un Piossasco De' Federici; un Piossasco De' Folgore (Marco Andrea). A Giacomo succede il secondogenito
URBANO († 1523) circa). Fu Dottore in Leggi. Gli succede il primogenito
MARCANTONIO († 1561), che sposò la suddetta Isabella Birago. Gli succede il primogenito
OTTAVIO suo figlio Attilio fu religioso, forse Cappuccino. Il più noto è il figlio Urbano che fu Gentiluomo di Camera, Consigliere di Stato, Commissario della Cavalleria, e poi Governatore di Pinerolo, che nel 1630 avrebbe vilmente ceduto alle forze francesi. Quindi avvilito si ritirò a finire la sua vita in Francia. Urbano ebbe sette figli fra i quali Ottavio che fu Colonnello degli Archibugieri; sposò una sua parente, Laura Piossasco Folgore. Clemenza che sposò Orazio Piossasco De' Feis. Ad Ottavio succede il primogenito
MARCO ANDREA che si sposò ben cinque volte: 1) con Laura Barata di Bestagno; 2) con Cornelia Piossasco Folgore; 3) con Caterina del Senatore Manfredo Goceano; 4) con Lucrezia Falletto di Villafalletto ; 5) con Giovanna Montmayeur, vedova Faussone di Villanova. Portò in dote il Castello di Bardassano di cui aveva ricevuto l’investitura nel 1645. La primogenita Isabella (1617) si fa monaca di S. Chiara a Chieri. Il secondogenito Filiberto (1675) fu Gran Mastro di Artiglieria; illustrò la sua famiglia per essere stato, grazie alle sue benemerenze presso Casa Savoia, insignito del titolo di Cav. dell'Ordine Supremo della SS. Annunziata (1678). Succede il terzogenito
GIAMBATTISTA (1635- 1706), nato e morto a Torino. Fu Gentiluomo di Camera, fu Colonnello, fu Governatore di Cherasco. Ricevette l'investitura di Bardassano (9-9-1665). Consegna l'Arma (1687). Nel suo ultimo testamento del 1706 c'è una cosa curiosa o strana ed è questa: Vuole che il suo abiatico prima prenda la laurea di Dottore, e poi prenda in moglie quella donna che egli nomina in una scheda consegnata al rev. Padre Folcheri oppure quell'altra donna che il detto Religioso giudicherà più conveniente. Fu padre di sei figli, di cui tre femmine, che si fecero tutte Monache: Francesca Gabriella nel Convento di S. Maria Maddalena in Mondovì. Le altre due, Teresa e Laura, nel Convento di S. Chiara in Cherasco. Gli succede, il primogenito
FRANCESCO ANDREA sua figlia Cristina Francesca si fa Monaca nel Convento di S. Andrea in Chieri, col nome di Suor Cristina Crocifissa. Gli succede il primogenito
GIAMBATTISTA ROMANO (1710). Fu dei Primi Scudieri di Madama Reale. Rimasto vedovo, si fece Sacerdote. Aveva sposato a Torino nel 1706 Paola Maria Gianieri della Roche, dalla quale ebbe ben dodici figli. Di essi uno si fece Sacerdote; due figlie si fecero Monache, una nel Convento della Visitazione in Torino e l'altra nel Convento di S. Chiara in Saluzzo. Il figlio Maurizio fu Colonnello e Ciambellano in Baviera. Il figlio Gabriele Gian Dionigi fu Colonnello di Cavalleria. Gli succede
GIUSEPPE DOMENICO CARLO ANGELO (1709-1784). Fu dei Primi Scudieri della Duchessa di Savoia; fu Gentiluomo di Camera del Duca di Chablais. Sposò a Torino nel 1732 Maria Angelica Polissena, del Conte Orazio Piossasco De' Feis, Conte di Piobesi, dalla quale ebbe 15 figli (due parti furono gemellari). La figlia Giovanna Paolina sposava il Conte Carlo Francesco De' Feis. La figlia Rosa Matilde Maddalena sposò il 15-6-1819 il Marchese Vittorio Amedeo Sayssel de Aix che era Cav. del Supremo Ordine della SS. Annunziata. Il figlio Gaetano Vincenzo Andrea Giacinto (1749-1782) fu prima chierico e poi Cavaliere di Malta. Fu pure Cavaliere dell'Ordine di Malta l'altro figlio Giambattista Maurizio. L'ultima figlia Maria Teresa Costanza sposava il Conte Carlo Saluzzo di Panissera. E così aumentavano i legami di parentela fra i Piossasco e i Panissera. Gli succede il 7° figlio
CARLO ANTONIO PAOLINO (1745- 1819). Fu Dottore in Legge; Alfiere del Reggimento Piemonte Reale; fu dei Secondi Scudieri del Duca Chablais; Riformatore dell'Università; Decurione di Torino; Direttore Generale della Congregazione di Carità; Presidente alla Direzione dei Teatri; Presidente della Società agraria. Fu uno degli ostaggi deportati in Francia al tempo della Rivoluzione francese (1799). Grande di Corona Segretario del Supremo Ordine della SS. Annunziata (1815). Qui termina la Linea Piossasco Scalenghe di Bardassano, perchè il figlio Carlo Vittorio morì celibe a 19 anni, consunto da stravizi, il 9-2-1820. E la figlia Anna Giuseppina Gabriella Elisa andò sposa il 4-4-1820 al Conte Francesco Panissera di Veglio. E quindi il Castello di Bardassano passò ai Panissera. Essa è sepolta nella Cappella del Castello, e una lapide dice:

Giuseppina Contessa Panissera di Veglio nata Piossasco Contessa di Bardassano
pia e misericordiosa morì il 17 agosto 1855

 

Fino alla fine del 700 queste parti di montagna (in rosso) erano beni enfiteotici
semoventi del Conte Piossasco di Scalenghe ( 1 )

Valba delle Prese
Valba delle Presasse
Valba delle Presasse ossia Costarella
Valba delle Prese ossia Pramaberto

.....I conti di Piossasco essendosi coll'andar del tempo moltiplicati in grande novero di persone, oltre gli agnomi che assunsero per distinguersi gli uni dagli altri, divisero anche Piossasco in tre principali quartieri, uno dei quali fu assegnato ai signori di Scalenghe, l'altro a quelli di None e di Ajrasca, il terzo ai signori di Piobesi, ed a quelli che si denominavano semplicemente da Piossasco.
Dizionario geografico 1842 - compilato per cura del professore Goffredo Casalis

Risolto il discorso dell'enfiteusi

 

Bert Andrea fu Lorenzo

Dovis Giuseppe fu Giacomo

Garello Stefano fu Pietro beni enfiteotici semoventi dal Sig. Conte Piossasco di Scalenghe Presasse

Ruffino Sebastiano fu Tomaso

 

Particolari delle Prese di Sangano
affittavoli dei
Beni enfiteotici
semoventi dal Sig. Conte Piossasco di Scalenghe
alle Prese

Andruetto Antonio fu Giacomo e Pietro fu Michelle

Marone Bartolomeo fu Pietro

Spesso Antonio fu Gio Pietro

Tarquino Michelle fu Chiafreddo

Archivio di Stato Torino

 

mappa Napoleonica

VIOLA= vigneti - VERDE=prati - GIALLO= campi - ROSSO= abitazioni - BIANCO= cappella Madonna della Neve

 

Mappa Rabbini anno 1864 in rosso i caseggiati (Casass)

Mappa Rabbini anno 1864 in rosso i caseggiati (Ca' Garel)

Particolare mappa Rabbini 1864 foglio III – tipo di coltivazioni (elaborazione propria)
GRIGIO= bosco ceduo, ROSSO= castagneto da frutto, BLU= pascolo
GIALLO= campo o campo arborato o vigneti, VERDE= prato o prato arborato
NERO= i sentieri - AZZURRO= le sorgenti

I campi venivano coltivati a segala, biada poco grano, vigneti, patate, barbabietole e rape
Le piante da frutta: pere, ciliegie, mele, noci e ramassin gialli e neri
Sotto i castagneti pascolvano i bovini
Animali: bovini e due o tre pecore per la lana
Le foglie secche venivano usate nella stalla come lettiera per i bovini

 

Mappa catastale del 1931

Foglio 9 Prese di Piossasco- tipo di coltivazioni - elaborazione propria
GRIGIO= bosco ceduo, ROSSO= castagneto da frutto, NERO= sentieri
GIALLO= seminativo o seminativo arborato o vigneti, VERDE= prato o prato arborato

I campi venivano coltivati a segala, biada poco grano, vigneti, patate, barbabietole e rape
Le piante da frutta: pere, ciliegie, mele, noci e ramassin gialli e neri
Sotto i castagneti pascolvano i bovini
Animali: bovini e due o tre pecore per la lana
Le foglie secche venivano usate nella stalla come lettiera per i bovini

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1 - enfiteotico = contratto mediante il quale il proprietario concede in perpetuo o a tempo determinato il godimento di un fondo ad altra persona, con l'obbligo di migliorarlo e di pagare un canone annuo in denaro o in derrate, per beni semovente si deve intendere che il contratto recede in qualsiasi momento.

Trabucco = da 6 piedi piemontesi metri 3,0864 --- le unità di misura piemontesi fino all'adozione del sistema metrico decimale, decisa da Carlo Alberto nel 1848, erano riferite alla realtà della vita quotidiana: quanto ara una coppia di buoi in un giorno, la distanza percorsa da un passo, la lunghezza di un piede, la capacità di una botte o di un cucchiaio.
I sistemi di misura variavano notevolmente a seconda delle località, del periodo storico, dell'attività a cui si riferivano; cosicché risulta a volte assai problematico ricostruire i valori delle varie misure.

 

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Maria Teresa Pasquero Andruetto