Trana

Il Santuario di N. S. della Stella
Verbale del Comunale Consiglio per la fiera annuale 1858
Società di Mutuo Soccorso
Il Santuario della Madonna dei laghi di Avigliana

Il Santuario di N. S. della Stella
Nel secondo centenario delle apparizioni

 

1768-1968

La nostra Fede in Maria

L'antica chiesa parrocchiale

Verso il mille d. C. esisteva sul luogo dove attualmente vi è il Santuario una piccola chiesa romanica, che funzionava come chiesa parrocchiale di Trana, la cui popolazione era allora di quattrocento o cinquecento abitanti. Di questa chiesa resta ancora l'abside, cioè la parte terminale rotonda, nella quale si trova attualmente l'altare della Madonna.
Il papa Eugenio III, discepolo di S. Bernardo, mentre era costretto a fuggire in Francia dalle discordie cittadine che erano ricominciate a Roma, durante il suo passaggio per la nostra regione, con una bolla in data 7 marzo 1146 dava e confermava all'abate di Sangano la proprietà con giurisdizione vescovile della chiesa di Trana extra castrum.
Perciò il parroco di Trana era nominato dall'abate di Sangano.
Attorno alla chiesa vi era, secondo la consuetudine del tempo, il cimitero. Nel 1772, Don Giovanni Antonio Pola, in una relazione all'arcivescovo di Torino, parla di una grande quantità di ossa e di teste che vennero alla luce durante gli scavi per la costruzione del santuario attuale.

 

L'abside dell'antica chiesa romana

Il castello

Contemporaneamente all'antica chiesetta, si innalzava su un colle presso il Sangone un castello feudale, sorto forse già nel secolo x, nella stessa epoca in cui sorse quello di Avigliana, quando la necessità della difesa contro le scorrerie degli Ungheri e dei Saraceni determinò in Piemonte la costruzione di numerosi castelli. Infatti nel 906 la valle di Susa subì una terribile invasione da parte dei Saraceni di Frassineto, scesi in Italia dal Moncenisio: soltanto nel 946 venivano cacciati da Arduino Glabrione, conte di Torino e, in seguito alla fortunata impresa, marchese di Susa.
In età posteriore furono signori del castello di Trana gli Orsini e poi i Gromis. Fu distrutto quasi completamente nel 1693 dal maresciallo francese Nicolas De Catinat.

Una veduta del castello di Trana in un disegno di F. Gonin 1853

La statua della Madonna

Nell'antica chiesa era venerata una piccola statua della Madonna, col bambino in braccio, scolpita in legno. Nel secolo scorso la veste fu argentata e il manto dorato: ma originariamente la veste era color rosso mattone e il manto blu, trapuntato di stelle.
Era una statua molto semplice, senza pretese artistiche, che rispecchiava la povertà della chiesa e un periodo in cui nella nostra regione l'arte non era molto sviluppata.
La Madonna di Trana ha delle notevoli rassomiglianze con la Madonna di Oropa. Come quella, è dipinta in nero, probabilmente in relazione alla frase del Cantico dei cantici: «Nigra sum sed formosa, sono nera ma bella»; ha nella mano destra il mondo sormontato da una croce, cosa singolarissima, poiché generalmente il mondo è nella mano del Figlio; sempre come quella di Oropa, il Bambino aveva in mano (originariamente) una colomba. Sorprendente è il copricapo di foggia orientale sia della Madonna, a forma di turbante, sia del Bambino.

Decadenza della prima chiesa

La chiesa lontana dal centro abitato, col tempo decadde e andò quasi in rovina, mentre le funzioni religiose si facevano in un'altra chiesetta situata nell'abitato, sulla riva sinistra del Sangone. Ecco quanto dice una relazione del Teol. Cesare Lojons, arciprete della Metropolitana di Torino, il quale visitava la chiesa parrocchiale di Trana per suddelegazione di Mons. Peruzzi, vescovo di Sarzana e visitatore apostolico generale:
« Nel giorno 28 agosto dell'anno 1584 ho visitato una chiesuola semplice, chiamata Oratorio, sotto il titolo della gloriosa Vergine, sita nel capoluogo di Trana, dove e per maggior comodità della popolazione, e per maggior decenza si fanno le funzioni parrocchiali, poiché la vera chiesa parrocchiale si trova di fuori del centro della popolazione, in loco campestre e ridotto in misera condizione, che è Santa Maria della Stella...
E poi ho pure visitato la chiesa parrocchiale di S. Maria della Stella che è di libera collazione dell'abate di S. Solutore.
Al presente è rettore di questa chiesa D. Michele Gallo, il quale a mia richiesta mi presentò le bolle di investitura di detto beneficio parrocchiale emanate dal detto abate in novembre 1582.
E devo confessare che ho trovato questa chiesa parrocchiale e campestre di S. Maria quasi abbandonata e scrostata, motivo per cui si celebrava più solo la messa qualche volta lungo l'anno, ed essendo indecentissima ho proibito di celebrare ancora ivi la messa sotto pena di sospensione, se non veniva prima riparata in ogni sua parte, tanto nelle pareti che nel suo pavimento: in essa chiesa oltre l'altare maggiore vi erano ancora altri tre altari, che feci demolire, tanto erano in cattivo stato.

La nuova chiesa parrocchiale

Il Parroco e la comunità tranese, invece di riparare la primitiva chiesa parrocchiale, pensarono più opportuno costruirne una nuova nel centro dell'abitato : il 13 giugno del 1621 fu posta la prima pietra dal parroco Don Colombo Francesco munito della debita facoltà episcopale e assistito dai parroci limitrofi: Don Iacobino, priore di Avigliana, Don Celle Giorgio, curato di Sangano, Don Vincenzo, prevosto di Bruino, e Don Eustachio, curato di Villarbasse. La nuova chiesa era sotto il titolo della Natività di Maria.

Le apparizioni della Madonna

Dobbiamo osservare, per dare una rapida idea dell'ambiente storico religioso, che eravamo in pieno secolo di Voltaire, uno dei peggiori nemici che il cristianesimo abbia mai avuto.
Egli trionfava, come re della cultura, nella vicina Francia e in tutta l'Europa. Con gli altri «filosofi» e gli enciclopedisti combatteva la religione con tutte le armi del razionalismo, e soprattutto con l'ironia e il ridicolo.
È vero che le idee dei miscredenti erano diffuse piuttosto nelle classi elevate (e possiamo citare anche il piemontese Vittorio Alfieri, anche se in fondo al cuore rimpiangeva la perduta fede), mentre erano assai meno diffuse nel popolo.
Ad ogni modo era vicina l'ora della Rivoluzione francese che avrebbe coinvolto nella bufera anche il Cristianesimo e la Chiesa.
Adunque, un giorno dell'anno 1768, si trovavano sul piazzale dell'antica chiesa parrocchiale ombreggiato da grandi alberi di castagno, il priore Don Calza Michele, il Sig. Pola-Bertolotti Fedele Antonio fu Bernardo, farmacista in Trana, e il Sig. Fuille, chirurgo del luogo.
A un tratto essi videro con loro sorpresa comparire sui ruderi dell'antica chiesa una nobile signora in atteggiamento grave, vestita a bruno, la quale era come sospesa in aria, toccando leggermente con la punta dei piedi la terra. «A tale vista fissammo (essi deposero) sopra i nostri sguardi attoniti, ben sapendo che nessuna signora poteva trovarsi in quel luogo e tanto meno reggersi in piedi in quella posizione, quando ecco scomparire la visione senza sapere il come e il dove, sebbene nessuno mai abbia levato lo sguardo dal luogo».
Il fatto dell'apparizione si rinnovò due volte, ed è confermato non solo dalla relazione dei tre testimoni, ma da cenni storici scritti da Pola-Bertolotti Giuseppe, e, come scriveva in un suo opuscolo il priore Don Motta Giacomo nel 1887, dalla comune tradizione.
Questa apparizione viene narrata da Don Pola-Bertolotti Giov. Antonio in una relazione a S. Ecc. Lorenzo De Rorà, arcivescovo di Torino, in data 11 agosto 1772.
Un certo Lanzo Giovanni, essendo stato morsicato da una vipera, era gonfiato completamente «... sicché stava come agonizzante sul posto, quando li comparve una Donna vestita di bianco che gli disse: Meschino voi, raccomandatevi di vivo cuore alla Vergine SS. della Stella, vicina a voi.
Obbedì di repente, si raccomandò alla Gran Madre di Dio della Stella e di repente si staccò l'aspide sordo e fu intieramente risanato.
Volendo poi rendere le dovute grazie alla Donna, sua benefattrice che le insinuò tal raccorso, questa sparì né più la vidde.
E costui fece fare un grande quadro, che rappresenta questo fatto, ed è appeso al muro oggidì di quel Santuario...
Trana li 11 agosto 1772.
Oss.servitore et obl.mo suddito Giov. Ant. Pola - Preposto

Non risulta che si sia fatto un regolare processo canonico di queste apparizioni e che siano state riconosciute dall'autorità ecclesiastica. Quindi non vi è obbligo di prestare un assenso religioso e non vi è obbligo di fede.
Però, se vogliamo riflettere, troviamo degli elementi che ci fanno pensare.
Nella prima apparizione vi sono tre persone qualificate, non facili a lasciarsi ingannare da illusioni. Nella seconda apparizione abbiamo una guarigione prodigiosa; abbiamo ancora oggi il quadro che la rappresenta, con la data del 1772; presso il Santuario si conserva la copia originale della lettera di Don Pola che narra il fatto, in data 11 agosto 1772.
Questi fatti poi fecero grande impressione nei contemporanei e suscitarono un imponente movimento religioso.

Prima grazia ricevuta
dal venerando simulacro di Maria Sant.ma della Stella
Venerato fra i boschi di Trana—Gioanni Lanza 1772

Concorso straordinario di fedeli

La fama di queste apparizioni e di grazie ricevute non tardò a diffondersi nei paesi vicini, e poi per un vasto raggio intorno.
Con entusiasmo venivano da ogni parte i fedeli in pellegrinaggio a visitare la Vergine della Stella.
Riportiamo quanto dice Don Pola-Bertolotti nella sua citata relazione all'Arcivescovo di Torino: «Sarebbe temerità la mia di dilungarmi a suo incomodo a leggere la quantità di raccorenti a questo Santuario per ottenere grazie o liberazione delle rispettive infermità che si ponno dire insanabili, che sono tante... si prenderanno le debite informazioni dal podestà di questo luogo con i dovuti testimoni, fatto quest'atto, mi prenderò libertà di averne copia ed inviargliela alla più presto — quando sarò accertato di tante grazie e miracoli avvenuti in q.to Santuario, ove si va ogni giorno portando la statua della SS. Vergine processionalmente con grandissimo concorso da popoli circonvicini, come da Rivoli, Stupiniggi, Orbassano, Bruino, Sangano, Cumiana, Giaveno ed altre terre vicine, sino da Torino...
Quivi ogni ora del giorno vi è gran concorso di devoti e particolarmente forestieri...
Vi è venuto il Principe della Cisterna, con altro ambasciatore o di Venezia, o di Spagna, il Sig. Conte di Prales con la Signora sua consorte Contessa, sino da Stupiniggi molti signori, e signore ed anche da Torino.
... Sono varie le tabelle, o voti, che stanno appesi in questa Chiesa, rappresentanti, in forma di voto, le grazie ricevute...
Intanto in questi due giorni festivi vi sarà la processione che verrà da Orbassano, oltre alle altre che verranno da luoghi circonvicini».

 

Relazione di Don Pola Bertolotti all'Arcivescovo di Torino

Grazia ricevuto nell'anno 1903

Ex Voto 1775

G. R. 14 settembre 1845

Costruzione e inaugurazione del nuovo Santuario

In seguito a tali e tanti avvenimenti uno solo era il desiderio di tutti: che sulle rovine dell'antica chiesa parrocchiale di S. Maria della Stella, dove per ben due volte la Vergine era comparsa, e distribuiva in così gran copia i favori celesti, si innalzasse una nuova chiesa più ampia e più ricca che meglio corrispondesse alla grandezza di Maria e all'affluenza dei fedeli.
Il priore di Trana cedette il terreno necessario dell'estensione di 5 tavole, 3 piedi, 9 oncie.
L'architetto Buscaglione fece il disegno della nuova chiesa. Il preventivo della spesa era di L. 1928, soldi 10.
Nel secolo XVIII l'architettura piemontese opera di Filippo Juvara che in Piemonte aveva creato l'architettura europea del Settecento. Alla sua scuola si era formata una schiera di eccellenti architetti.
Quindi anche il nostro Santuario risultò una bella chiesa, in stile barocco, ma dalle linee semplici e regolari, lontano dalle complicazioni, secondo appunto l'arte della scuola juvaresca.
Nel lato destro della nuova chiesa venne incorporata l'abside della primitiva chiesa romanica: in essa si trova l'antica statua della Vergine.
Tutta la popolazione diede il suo aiuto nella costruzione del nuovo Santuario: chi negli scavi per le fondamenta, chi portando materiali, pietre, legname, mattoni, acqua, calce, chi con offerte in denaro. Nel breve periodo di due anni si ebbe la consolazione di vedere innalzata la nuova chiesa e di poterla aprire al culto pubblico.
Erano passati 190 anni da quando il visitatore apostolico Mons. Peruzzi aveva proibito di celebrare la messa nella vecchia chiesa che andava in rovina.
Il nuovo Santuario venne inaugurato il 10 settembre 1775.
Le feste durarono otto giorni con grande concorso di popolo dai paesi vicini.

Il nuovo Santuario in un disegno di M. Nicolosino

Lo spettacolo di fede

Da quel 10 settembre 1775, chi può contare le moltitudini di pellegrini che sono accorsi al Santuario di Maria a Trana, non solo nelle feste di settembre, ma durante tutto l'anno!
Qui venivano non solo dai paesi vicini, ma dalle valli di Pinerolo, di Saluzzo, di Cuneo, di Susa e dai più lontani paesi della diocesi di Torino.
Qui venivano i seminaristi da Giaveno a cominciare il mese di maggio in un'atmosfera veramente mistica e indimenticabile.
Questo Santuario è stato testimone della preghiera fervorosa, della riconoscenza, delle lacrime e del dolore di tante creature umane che in Maria hanno visto una madre e che da Lei hanno avuto luce di fede, aiuto nella sofferenza, sostegno e coraggio nel cammino aspro della vita.
A Trana vennero anche pellegrini illustri. Venne più volte la marchesa Giulia di Barolo con Silvio Pellico, Alessandro Manzoni col genero Massimo d'Azeglio, S. Giovanni Bosco che vi celebrò la messa molte volte per i suoi giovani dell'Oratorio, il venerabile Don Rua che apprese, sono sue parole, la devozione verso la Madonna di Trana da Don Bosco, quando era giovane.
Nel 1866 fecero visita al Santuario i principi Umberto e Amedeo di Savoia, accompagnati dalla contessa Maria Vittoria, prima di partire per la terza guerra d'indipendenza, e fecero la santa comunione. Ritornarono dopo la guerra e più volte ritornò la principessa della Cisterna col duca d'Aosta, suo augusto consorte.
Fecero pure visita al Santuario il re Vittorio Emanuele III e Umberto, allora principe di Piemonte.
E poiché a Trana c'è stato anche Alessandro Manzoni, vogliamo trascrivere qui alcune strofe di un suo inno sacro, « Il nome di Maria », che esprimano i sentimenti e i pensieri del grande lombardo («di tal genere se non tali appunto»), quando veniva nel Santuario, che esprimano i sentimenti di tanti altri pellegrini, e anche i nostri.

Il nome di Maria

... a noi solenne
È il nome tuo, Maria.
A noi Madre di Dio quel nome sona:
Salve beata! che s'agguagli ad esso
Qual fu mai nome di mortai persona,
O che gli vegna appresso?
... O Vergine, o Signora, o Tuttasanta,
Che bei nomi ti serba ogni loquela!
Più d'un popol superbo esser si vanta
In tua gentil tutela.
Te, quando sorge, e quando cade il die,
E quando il sole a mezzo corso il parte,
Saluta il bronzo che le turbe pie
Invita ad onorarte.
Nelle paure della veglia bruna,
Te noma il fanciulletto; a Te, tremante,
Quando ingrossa ruggendo la fortuna,
ricorre il navigante.
La femminetta nel tuo sen regale
La sua spregiata lacrima depone,
E a Te beata, della sua immortale
Alma gli affanni espone:
A Te che i preghi ascolti e le querele
non come suole il mondo, né degl'imi
e dei grandi il dolor col suo crudele
d iscernimento estimi.
Tu pur, beata, un dì provasti il pianto;
Né il dì verrà che d'oblianza il copra:
Anco ogni giorno se ne parla; e tanto
Secol vi corse sopra.
Salve, o degnata del secondo nome,
O Rosa, o Stella ai periglianti scampo;
Inclita come il sol, terribil come
Oste schierata in campo. (A. Manzoni)

A. Manzoni - dipinto di F. Hayez

Il campanile ed altre opere

Il nuovo tempio venne successivamente completato e abbellito con varie opere.
Ricordiamo le principali: nel 1877, la cancellata artistica all'interno della chiesa, dei fratelli Calls; nel 1893, l'organo che conserva la facciata di quello antico già degli Agostiniani di Avigliana; e soprattutto, nel 1885, il monumentale campanile.
Originariamente il Santuario aveva un piccolo campanile di pochi metri di altezza.
I Tranesi vollero un campanile degno del loro Santuario.
Stabilita una commissione di cinque membri, per la direzione ed assistenza dei lavori, composta da Don Motta Giacomo, Priore, da Don Rosso Giuseppe, Rettore del Santuario, dal Sig. Leschiera Giuseppe, Sindaco, dal Signor Portigliatti Filiberto, Assessore e dal Sig. Riva Tranquillo, Segretario comunale, si diede inizio ai lavori.
II 9 agosto 1885 coll'assistenza di Monsignor Bertagna, presenti tutti i membri della commissione, l'ingegnere Enrico Mottura (che generosamente offrì il disegno e diresse i lavori gratuitamente), il teol. Arpino, curato dei SS. Pietro e Paolo di Torino, e tutta la popolazione di Trana e di molta gente dei paesi vicini, si pose la prima pietra.
Tutti i Tranesi presero parte ai lavori con i capimastri Rocco Angelo e Perino Giuseppe, coi muratori Ruffìnatti Alessandro, Garino Luigi, Pogolotto Vittorio, Molineri Emanuele di Reano, e Rocco Michelangelo.
Nel 1888 il lavoro era finito; si tirarono su due grosse campane, fuse a Cuorgné da Bertolini Giacomo, e furono benedette il 12 agosto da Mons Richelmy, allora vescovo di Ivrea. Erano costate L. 3514, mentre il campanile era costato la rispettabile somma di L. 23.380 (di quei tempi!...).
La sua altezza è di circa 50 metri, fino al cupolino.
Dopo il Santuario il campanile, per l’eleganza e snellezza della sua forma, come per la vista che si gode dalla balconata è certamente una delle più belle attrattive della zona.
Di lassù si può ammirare uno dei più bei panorami del Piemonte: le prealpi di Giaveno, il santuario del Selvaggio, la Sacra di S. Michele, il lago piccolo di Avigliana, il Rocciamelone, la pianura di Torino fino a Moncalieri, Trofarello ecc. e, riprendendo i monti, il Monviso, i Tredenti di Cumiana ecc.
Vi sono inoltre parecchie altre cose che meritano l'attenzione del visitatore: il portone d'ingresso, del '700; le vetrate, specialmente quella sopra l'organo; l'icona centrale, rappresentazione mistica del Nome di Maria; i due quadri ovali di S. Giuseppe col Bambino e di S. Leonardo da Porto Maurizio e S. Margherita da Cortona; il pulpito; la lampada in ferro battuto nell'atrio della chiesa; il punto geodetico che segna l'altezza di 400 metri sul mare, sulla soglia della porta principale; il grande piazzale ombreggiato da secolari castagni, sempre molto frequentato da turisti e fedeli ecc.
Anzi, si può dire che ogni anno vi è qualcosa di nuovo nel Santuario: e questo per merito dell'Associazione dame e damine d'onore di N. S. della Stella, istituita dal Rettore Canonico Ettore Casalegno e dalle N. D. Alice Poli Ferrari e Luisa Bona Poli, e approvata dal Card. M. Fossati con decreto del 2-11-1940. Questa associazione si è dimostrata molto attiva ed ha ormai portato copiosi frutti.
Ha cercato di dare impulso al movimento religioso e alla vita del Santuario, e in particolare molto efficace è la sua opera per le necessità e per il sempre maggior decoro del Santuario stesso.

L'organo nella sua antica e artistica cassa barocca

Storia viva dei votivi

Le pareti del Santuario sono tappezzate di quadri che attestano la riconoscenza dei fedeli per le grazie ricevute dalla Madonna.
Essi non solo sono uno spettacolo di fede e di gratitudine, ma rispecchiano anche la vicenda di varie generazioni vissuta attraverso guerre, pericoli, sofferenze.

L'ufficiale che ritorna alla sua sposa dopo la guerra del 1866

Il soldato che ritorna alla sua casetta reduce
dalle campagne Napoleoniche 1814

G. R. 24 maggio 1917 al Monte Santo
Caporale nel
III Reggimento Alpini

Grazia ricevuta in America in tempo di peste

27 giugno 1944

È una data che rimarrà per sempre nella memoria dei Tranesi e sarà tramandata ai posteri.
I partigiani della Val Sangone, in un'azione contro la polveriera di Sangano, avevano ucciso parecchi soldati tedeschi e ne avevano fatti prigionieri tredici.
La rappresaglia si abbatté spietata su Trana. II 27 giugno, al mattino presto, reparti di tedeschi e di fascisti rastrellavano la popolazione, radunandola sulla piazza.
Venivano prelevati 40 uomini come ostaggi e un ufficiale pronunciava la sentenza: «Wenn heute Abend um 19 Uhr nicht unsere 13 Mann zuruckgegeben werden die gestern gefangen genommen worden sind, werden die 40 Mann die wir als Geisel haben erschossen».
Un soldato sopra un'autoblinda traduceva in italiano a tutta la popolazione: «Se entro le ore 19 di stassera non saranno restituiti i nostri 13 uomini catturati ieri, i 40 ostaggi appartati verranno fucilati».
L'esecuzione doveva avvenire sul greto del Sangone.
Un'angoscia mortale si impadronì dei 40 ostaggi, delle loro famiglie e di tutto il popolo di Trana. In quei momenti di terrore e di disperazione gli animi si rivolsero istintivamente a Dio e alla Madre sua, alla Madonna di Trana, la cui devozione era radicata nei cuori, e che tante volte aveva aiutato i miseri che si erano a Lei rivolti.
Subito parecchi volenterosi si misero all'opera andando su per la montagna alla ricerca dei partigiani e dei loro prigionieri; altri si prodigarono in Torino, cercando appoggi e avvicinando il comando tedesco: alle ore 15, i tedeschi erano disposti a commutare la progettata fucilazione degli ostaggi con la loro traduzione nelle carceri di Torino. La prospettiva era quella della deportazione in un campo di concentramento.
Nella mattinata Don Busso Carlo, attualmente parroco di Cercenasco, si era recato presso il comando tedesco in Torino, in Piazza C.L.N., presso l'Albergo Nazionale. Dopo lunghe trattative, il comandante capitano Funk gli rilasciava un biglietto, scritto a matita, che si trova attualmente, in copia fotostatica, in un quadretto appeso nel Santuario. Il biglietto diceva: «Condizioni: 40 ostaggi di Trana in libertà da parte tedesca, più Eugenio Fassino e Colla Celeste. - D. Busso».
27-1944.
« Noi daremo liberi i quaranta hostaggi di Trana più un rebelle, nostro prisonero contro i nostri 13 Soldati.
Per Fassino no possiamo, perque non in nostre mani. Risposta fino ore 17,30. Funk capitano».

Il biglietto del Comandante Tedesco

Nel pomeriggio avveniva l'incontro tra il comandante tedesco operante a Trana e il capo partigiano della Val Sangone, Nicoletta, su terreno neutro, tra il Santuario e S. Bernardino, alla presenza di Don Busso e Don Gaia Ettore, ora parroco di Riva di Chieri, come intermediari.
Le trattative furono molto difficili, non volendo i partigiani cedere i prigionieri. Vi fu un momento molto drammatico, quando da una parte si fecero avanti partigiani armati e dalla parte opposta soldati tedeschi.
« Indietro! Indietro! » gridarono con tutta la loro voce Don Busso e Don Gaia, «altrimenti non si tratta più!».
Gli armati si ritirarono, e finalmente si giunse all'accordo per lo scambio dei prigionieri e degli ostaggi.
Verso le 20,30 (si era ottenuta una proroga) i prigionieri tedeschi, vestiti in abiti civili, venivano portati sulla piazza di Trana, e i 40 ostaggi erano finalmente liberi.
L'incubo era svanito, e tra la commozione, la gioia, le lacrime, i cuori si rivolgevano con riconoscenza a Dio e alla Madonna della Stella che ancora una volta aveva steso sui Tranesi la sua materna protezione.
A ricordo di questo fatto, ogni anno, alla prima domenica di luglio, si fa una solenne giornata di ringraziamento, chiamata la «Festa della riconoscenza»

Foto di gruppo degli ostaggi liberati

Foto di gruppo degli ostaggi liberati - 1944

27 GIUGNO 1944
A NOSTRA SIGNORA DI TRANA
MATERNA PROPIZIATRICE
TRANESI E SFOLLATI
RICONOSCENTI

Conclusione

Un secolo fa circa, il parroco di Trana Don Motta Giacomo, ancora molto ricordato oggi, dopo aver narrato in un opuscolo la storia del Santuario di Trana, rivolgeva ai Tranesi queste parole:
« Padri e madri, istillate per tempo nel tenero cuore dei vostri bambini l'amore a Maria, ad una Madre sì buona che ci amò e ci ama tanto. Fatti grandicelli conduceteli davanti al suo altare, insegnate loro il modo di invocarla: arrivati alla gioventù, età piena di inciampi e pericoli, affidateli a Maria, sotto la sua protezione, in tal modo la vostra prole crescerà cogli anni in virtù e religione.
Padri, sposi, figli, nelle traversie della vita, nelle sventure correte ai piedi di Maria: qui sempre troverete rifugio, sollievo, conforto.
Maria è tutta per voi e voi siate tutti per Maria ». Che cosa può dire il parroco attuale?
A Trana ci sono molti buoni cristiani, fedeli ai loro doveri religiosi. Sono convinto che la fede c'è nel loro cuore, come un fuoco sotto la cenere. Ma bisogna ridestarla! Il loro animo è come una terra riarsa, sulla quale non cade mai la pioggia. Essi hanno bisogno di Dio, di sentire la sua parola, di ritornare a Lui nella preghiera.
Ecco il messaggio che ci invia la Madonna, la Madre di Dio, con le parole della Scrittura: «Questo dice il Signore: ritornate a me con tutto il vostro cuore. E lacerate i vostri cuori, e non le vostre vesti; e tornate al Signore, vostro Dio: perché egli è benigno e misericordioso, lento all'ira e ricco di clemenza» (Gioele. 2, 12).
Questo è il dono più gradito che possiamo fare alla Madre di Dio, alla Madonna di Trana.

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Comune di Trana
Verbale del Comunale Consiglio 1858

 

fiera di Trana

L'anno mille ottocento cinquantotto, il quindici marzo, in Trana e nella consueta Sala delle Congreghe, sotto la presidenza del signor Bernardi Antonio Sindaco, e con l'assistenza di me Segretario Comunale infrascritto.
Convocato e riunitosi, ad invito del signor Sindaco, previe le volute formalità, il Comunale Consiglio di Trana, in Seduta straordinaria autorizzata della Regia Intendenza di Susa, addì 13 andante mese, sono intervenuti li signori Bernardi Antonio Sindaco, Cugno Domenico, Rossi Vito, Ruffinat Francesco, Boriglione Carlo, Dovis Domenico, Paviolo Giorgio, Paviolo Giuseppe, Giordano Giacinto, Garola Giuseppe e Garola Bartolommeo. componenti tra tutti un numero più che sufficiente a deliberare, ed il Pubblico rappresentanti.
In quale adunanza riferisce il signor Sindaco aver l'esperienza dimostrato a codesti Terrazzani che la seconda Fiera del presente luogo, cadente al secondo Giovedì di ottobre d'ogni anno, come da Regia Patente di concessione, in data 24 novembre 1855; non abbia ancor finquì potuto sumere incremento, abbenchè il Municipio siasi energicamente adoperato per attirarvi li forestieri; concedendo premi ed altre agevolezze.
Che la principal causa per cui tal Fiera non prese fin qui vigore, ed ebbe sì poca affluenza, proviene al certo dalla circostanza che in detta epoca, per timore dell'instabilità del tempo, li agricoltori sono più che mai intenti ai lavori di campagna, che loro non permettono di occuparsi del commercio, in guisa che il riferente stimerebbe convenientissimo il trasporto dell'indicata fiera ad altro giorno più propizio, motivo per cui invita il comunal Consiglio a tantosto risolvere, e provvedere sull'epoca a stabilirsi in ordine alla suespressa Fiera, avuto riguardo a quelle dei circonvicini paesi, onde ottenere il maggior possibile concorso.
Ed il Consiglio, pienamente concordando nel parere del sig. Sindaco, e con esso lui riflettendo che il lunedì successivo al Santissimo Nome di Maria occorrente in settembre di cadun anno sarebbe il più adatto ed opportuno per stabilire qui in Trana la seconda annua Fiera, sia perchè in quel tempo i lavori agricoli non essendo per niun rapporto urgenti, possono liberamente affluirvi i contadini costituenti il principal nerbo delle Fiere col loro bestiame, sia anche perchè nel ridetto giorno del Santissimo Nome di Maria avendo luogo ab antiquo la principale festa di Trana, a cui interviene numerosissimo popolo dai circonvicini paesi, ne avverrebbe che la maggior parte già soffermerebbesi nel Comune per assistere alla Fiera del domani, che conseguentemente riescirebbe attivissima e floridissima.
Unanimi perciò, e concordi deliberano esser conveniente di trasportare detta Fiera dal secondo giovedì di ottobre al lunedì immediatamente successivo alla ripetuta festa del Santissimo Nome di Maria in settembre di ciascuna annata, al cui uopo implorano la superiore autorizzazione, previo esaurimento dei voluti incumbenti.
E precedente lettura, e conferma, si sono quali infra sottoscritti

Bernardi Sindaco
Pola-Bertolotti Seg.

Archivio Comune Trana
ff. 159 n° 6

 

Società di Mutuo Soccorso
ed istruzione degli Artigiani e Contadini di Trana
Sunto degli scopi ed attribuzioni degli amministratori estratti dallo Statuto organico
della Società approvato dalla Assemblea dei soci li 10 marzo 1889

 

Art. 1 – La Società venne fondata li 30 aprile 1890.
Art. 2 – I suoi scopi principali sono di provvedere, con mutua sovvenzioni, agli infortuni della vita, alla istruzione, moralità e dignità della loro classe. Esercisce pure un magazzino di generi alimentari di prima necessità, al solo profitto dei soci e loro famiglie.
Art. 3 – La Società è composta essenzialmente di Artigiani e Contadini di Trana.
Vi potranno però anche essere ammessi dei soci effettivi, onorari e contribuenti annui e perpetui di altri Comuni.
Art. 4 – Ai bisogni economici della Società si provvede con un contributo mensile dei soci.
Art. 5 – La Società è rappresentata ed amministrata da un Consiglio di Amministrazione composto: di un Presidente, un Vice Presidente, un Segretario, un Tesoriere e dodici Consiglieri.
Art. 6 – Il magazzino di previdenza amministrato dal Consiglio di Amministrazione

Le modificazioni introdotte nello Statuto, state approvate dalla Assemblea dei soci con verbale in data 28 febbraio 1892, riflettono:

Art. 8 – (seguito) Avvenuto il riconoscimento giuridico della Società, i soci pagheranno una tassa di ammissione, in ragione di età, con un minimo di £. 2, dai 16 ai 25 anni, al massimo di £. 14, dai 45 a 50 anni, pagabili in due rate.
Art. 9 – (seguito) I soci contribuenti pagano la tassa annua di £. 6 a semestri anticipati, con vincolo non minore di un anno, e non cessano di far parte della Società se non col primo diffidamento di tre mesi dalla scadenza di ciascun anno.
Art. 30 – (in sostituzione al 1° periodo) Il Presidente è il capo e rappresentante legale della Società verso i terzi.
Art. 40 – (seguito) Appartiene al Consiglio la scelta del personale d’Ufficio, del Cassiere, del Medico, e dei titolari delle altre cariche, così pure di deliberare per l’ammissione dei soci.
Art. 47 – (in sostituzione) L’assemblea generale dei soci si riunisce ordinariamente tre volte all’anno. Può essere convocata in via straordinaria dal consiglio ed anche a richiesta scritta di venti soci o dai Sindaci. Per la 1° adunanza ordinaria ha luogo nella 2°da 15na di dicembre, per l’approvazione del bilancio, per l’estrazione dei Consiglieri scadenti, e per la discussione delle materie all’ordine del giorno.
La 2°da nella 2°da 15na di gennaio, per approvare il conto consuntivo e per l’elezione del Presidente, Consiglieri e Sindaci, che entreranno in carica li 15 febbraio.
La 3° in luglio, per la relazione dell’andamento semestrale della Società.
Nel mese di gennaio la direzione scadente non può fare alcuna operazione che impegni il bilancio ed importi responsabilità alla successiva Amministrazione, e nei primi giorni di febbraio quella presenterà a questa il conto del mese di gennaio.
L’assemblea, oltre le cariche sociali, nomina pure quelle altre persone che devono funzionare da controllori o da revisori del Magazzino.
Soppressa la prima parte dell’art. 48.
Art. 59 - (in sostituzione) Le controversie tra soci e Direzione, o tra soci per fatti relativi alla Società, saranno definite in primo grado ai Sindaci, indi all’assemblea, prima di ricorrere in Tribunale.

Il tribunale Civile e Correzionale di Susa con suo Decreto in data 29 marzo 1892 n. 72 ne ordinò la trascrizione e l’affissione in conformità dell’art. 90 del Codice di Commercio
Per estratto conforme il Segretario della Società
Paviolo Gregorio

Archivio Comune Trana
ff. 159 n° 8

Un pranzo al cav. Nouvelli

 

La Direzione Centrale della Società di Mutuo Soccorso fra Artigiani e contadini di Trana, per dare un attestato di stima e riconoscenza al suo Presidente Nouvelli cavaliere Ottavio per la sua opera benefica ed indefessa prestata alla Società da esso saviamente presieduta, deciso di dare in suo onore un banchetto presso la succursale di Sangano, al qual fine costituì un apposito Comitato esecutivo.
Il giorno fissato e quello di domenica 5 ottobre 1890, nel palazzo Giusiana (già Conte Lajolo) alle ore 12 meridiane.

La Gazzetta Piemontese 4 ottobre 1890

 

Il Santuario della Madonna dei laghi di Avigliana

Dopo il milleseicento

Un dono di Carlo Emanuele I — La preziosa Immagine della SS. Annunziata — Grazie straordinarie — Il Processo Canonico istituito dall'Arcivescovo di Torino.

Coll’anno 1615 il Santuario entra in un periodo che può chiamarsi la sua storia moderna. Gli avvenimenti s'incalzano certi, strepitosi e consolanti.
Il Duca di Savoia Carlo Emanuele I, memore della divozione dell'Augusta sua Casa verso il Santuario dei Laghi, inviatagli in dono un prezioso trittico recante nel mezzo la scena dell'Annunciazione di Maria Santissima, a destra l'immagine di: San Rocco e a sinistra quella di S. Sebastiano. Le tavole laterali, specialmente quest'ultima, sono devote ed espressive; ma la tavola centrale è veramente stupenda. Non so se potevasi ritrarre con maggior sentimento e con migliore delicatezza la narrazione del Vangelo.
La Vergine, genuflessa e timidamente rivolta all'Angelo, è così sorpresa che lascia trasparire dal sembiante quel misto di meraviglia e di timore, che Le invade l'anima purissima. Un'aureola dorata Le cinge il capo: un piccolo nastro ne circonda la fronte immacolata e ne tiene 'raccolti i biondi capelli che, ondeggianti, Le scendono sulle spalle verginali..... Più la contempli, più senti un non so che di celeste, di profondamente soave, che incanta e non si descrive.
L'Arcangelo ha lo sguardo fisso in Lei, con una riverenza che innamora. Con la sinistra reca un bianchissimo giglio e un cartellino su cui è scritto: Ave, gratia piena, mentre con l'indice dell'altra mano, alzata amabilmente, par che Le dica: “Lo Spirito Santo adombrerà l'anima tua, come già illumina di vivo splendore la tua dimora…”
Nella predella del trittico si ammirano altre scene evangeliche: a sinistra il saluto della Vergine a S. Elisabetta; nel centro il presepio di Gesù a lato di un cortile medioevale; a destra l’adorazione dei Magi.
Il prezioso trittico è, dagli intelligenti, attribuito a Defendente Ferrari.
Convien dire che l'invio di Carlo Emanuele I fu un'ispirazione del cielo; poiché la nuova Immagine, non appena fu esposta alla pubblica venerazione, venne subito in tanta celebrità con una serie ininterrotta di grazie, e di favori che l'Arcivescovo di Torino ne istituiva nel 1620 regolare processo canonico.:Schiere devote traevano da tutte le parti a venerarla e gli ex-voto recati furono tanti, che anche oggidì, dopo mille fortunose vicende e la vandalica frenesia di mani, sacrileghe, pendono dalle pareti del Santuario, varie tavolette votive che risalgono a quel’epoca.
Fra. le altre, ve n'ha una, che reca la data: 17 maggio 1620; “ die desima septima Maij 1620 ”. In essa, in alto, vedesi l'immagine della SS. Annunziatale, a basso, una lunga e divota processione di uomini e donne in abito di penitenza, preceduta dai mazzieri e dalla Croce, che con cerei e stendardi muove al Santuario. Questo appare su un piccolo poggio, vicino al lago, e dall'ampio vestibolo sorretto da due pilastri lascia vedere sulla soglia un prelato in abiti pontificali, che attende la processione. Egli è l'Arcivescovo -di Torino Mons. Filiberto Milliet, che venuto ad Avigliana per la Sacra Visita, apriva l’8 maggio 1620 l'accennato Processo Canonico intorno le grazie che si ottenevano al Santuario. Sembra che la persona dell’Arcivescovo fosse strettamente interessata con quel pellegrinaggio votivo poiché nella tavoletta sono tuttora intelligibili anche le parole: Voto di Milliet “Votum di Milliet”
E qui ci par conveniente il riferire almeno un saggio degli atti dell'accennato Processo, che il citato P. Antonino tradusse dal testo originale.
« L'anno del Signore 1620, il 23 maggio, in Avigliana, avanti al M. R. signor Don Cresto curato dei, Santi Giovanni e Pietro di questo luogo, delegato dal signor Vicario Generale della Diocesi di Torino, il Rev. Sac. D. Giorgio Celle, curato di Sangano, personalmente costituito, a gloria della Madonna Santissima dei Laghi, depone con giuramento, che dietro esortazione fatta al suo popolo per invitarlo a portarsi in divota processione alla Chiesa della suddetta Vergine, mentre i suoi parrocchiani mettevansi in cammino, dovettero passare vicino alla casa di certa Bertea, moglie di Giuseppe Prato, già da molti anni tormentata da sciatica che la rendeva inabile; alle faccende domestiche.
Il detto signor curato, conoscendo appieno lo stato della povera donna, la esorta vivamente a provarsi di andare insieme alle altre pie persone sperando in Colei che è salute degli infermi. L'addolorata Bertea si arrende all'invito sebbene a stento, si mette; nondimeno in viaggio lentamente avanzando si appoggiata al suo bastone: ma fatta con fatica un po' di strada, volge una preghiera di fiducia a Maria, sentesi tantosto rinvigorire le membra, l'appoggio non l’è più necessario, procede avanti mettendosi sotto le ascelle il bastone; sciolta quindi da ogni impedimento arriva alla chiesa, prega Maria SS., la ringrazia e si restituisce a casa sua, contenta per la guarigione ottenuta. Ritorna altre volte senza veruno ostacolo a visitare la sua benefattrice, e si professa a lei debitrice della grazia ottenuta. E di ciò il suddetto suo Curato rende pubblica testimonianza segnandosi: Prète Giorgio Celle, Curato di Sangano.

«L'anno suddetto 1620, 23 maggio, personalmente costituito come sopra, il signor Guglielmo Serena, priore della parrocchia di Villar d'Almese (oggi Villar Dora), attesta con giuramento e depone che, Michele Zuppo, già da parecchi anni suo parrocchiano, avendo conosciuto le tante grazie dispensate dalla Madonna dei Laghi, fece voto di offrire una messa con novena, se la Vergine l'avesse liberato da una grave sordità, per cui non poteva più nulla sentire. Fatta la preghiera venne tutto ad un tratto liberato dal suo incomodo e corroborato di udito perfettissimo; si portò alla chiesa in persona a sciogliere il voto ed il suo Curato ne lasciò pubblica testimonianza ».
«L'anno 1620, 27 maggio, costituiti personalmente come sopra, i due religiosi, qui sottoscritti, depongono che dovendo essi recarsi a Roma, nell'uscire dalla chiesa dove eransi portati a venerare la Vergine SS.ma dei Laghi, s'incontrarono in un infelice invasato dal demonio, di nome Giacomo Ughettino, il quale non poteva soffrire, il contatto di cose sante, nè la presenza di alcun religioso. Accortisi i due religiosi dello stato miserevole di lui, lo introdussero sebbene con violenza nella chiesa, e cola invitati i circostanti a pregare Maria SS; per l'infelice ossesso, fatte le orazioni e gli esorcismi consueti, fu sull'istante libero da ogni vessazione, dandone: egli medesimo grazie a Maria ». I detti religiosi si firmarono: Girolamo Grellia; minimus omnium ed Enrico Gigaudo, student religionis professus.
«. Nello stesso anno, 1620, 28 maggio colle suddette formalità, Francesco Cavalchino del borgo di Po a Torino, barcaiolo, depone con; giuramento che essendo stato ingoiato dal vortice dell'acqua e trascinato dall'impeto delle onde sotto le ruote di un mulino, in quell'estremo momento essendosi col pensiero rivolto con grande fiducia alla Madonna dei Laghi d'Avigliana parvegli di vedere una mano benefica che lo salvasse dal pericolo e potè realmente sottrarsi alla morte e dare testimonianza del ricevuto favore. Il suddetto giovane di 17 anni, illetterato ».
Se ci fosse possibile, ameremmo trascrivere altre pagine interessanti degli Atti del Processo, Una parte del quale giace negli Archivi di Stato di Torino, ma è sufficiente l’eloquentissimo saggio.

Ai giorni nostri
Le ultime vicende del Santuario — Le feste cinquantenarie del 1902
I restauri al presbiterio — Un voto pel 1915.

Gli avvenimenti posteriori al 1852 sono comunemente noti. De' PP. Cappuccini, nuovamente soppressi nel 1866 con dolore di tutti i buoni, due soli rimasero ad uffiziare il Santuario, anche quando il Municipio, resosi proprietario del Convento, lo cedeva ad una società di Ecclesiastici detta della Scuole Apostoliche, presieduta da. Sua Ecc. Rev.ma Mons. Agostino Richelmy, allora Vescovo d'Ivrea poi Cardinale Arcivescovo di Torino; finche nel 1892 Chiesa e Convento, coll'aiuto di una caritatevole famiglia e di altre benemerite persone passarono ad altri proprietari che ne' affidarono la custodia ai Salesiani del Venerabile Don Bosco.
Neppure i Salesiani trascurarono alcun mezzo per mantenere il Santuario nell’antico splendore. Ne fanno testimonianza la regolarità delle sacre funzioni celebrate con pompa speciale in varie feste dell'anno, la comodità data quotidianamente di accostarvisi ai Ss. Sacramenti e l'ampia diffusione d'immagini, medaglie e memorie storiche della prodigiosa Immagine e del Santuario.
E qui non possiamo tacere delle solennissime feste celebratesi nel 1902 a commemorare il cinquantenario della terza Incoronazione. Aperte il 2 agosto con intervento dell'Em.mo Card. Richelmy che assiste in cappa magna alla messa solenne e dopo il Vangelo salì sul pulpito pel discorso di, circostanza, esse si protrassero tutto il mese con ininterrotto splendore.
Il 3 agosto, di buon mattino, convenne in processione la Parocchia di San Giovanni di Avigliana ed alle 10, con assistenza di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Battista Rossi, Vescovo di Pinerolo, celebrò la messa solenne lo stesso successore di Don Bosco, il Rev.mo Don Rua. I sacri riti furono accompagnati da scelta musica della Sckola cantorum dell'Oratorio Salesiano di Torino, la cui banda musicale tenne concerto ambedue le sere sul piazzale della chiesa durante l'illuminazione e i fuochi artificiali. I fedeli accorsi nei due giorni ai piedi della taumaturga Immagine furono numerosissimi. Il 4 agosto vi si recarono in pellegrinaggio più di 1500 persone delle parrocchie di Trana, Sangano e Bruino, a cui lungo il mese tennero dietro le divote processioni di Orbassano, Rivalta, Reano, Buttigliera Alta e Cumiana, e nel giorno dell'Assunta, quella inponentissima di S. Maria d’Avigliana. I festeggiamenti si chiusero la domenica 31 agosto con immenso, concorso di popolo e coll'intervento di tutti i padri, Cappuccini nativi di Avigliana, i quali, invitati con gentil pensiero, accorsero giubilanti insieme col rev.mo loro Provinciale a celebrare tutte le funzioni del giorno.
Le feste cinquantenarie del 1902, nelle quali si diffusero parecchie migliaia di un numero unico di circostanza, ebbero per effetto un vivo risveglio di schietta divozione in tutte le popolazioni. dei dintorni, specialmente nelle singole famiglie, delle circostanti borgate.
Ma se, di anno in anno, venne visibilmente crescendo la pietà dei fedeli, per altra parte si fece sempre più urgente il bisogno di provvedere ad una radicale riparazione dei tetti e ad un acconcio restauro delle pareti del Santuario. Se ne lanciò con entusiasmo l’idea e fidando nella divina Provvidenza e nell'aiuto dei di voti, nel 1907 si pose mano ai lavori.
Però compiere un'opera, siffatta senza un soldo di reddito, e tutta d'un colpo, era cosa assurda impossibile per cui i lavori si limitarono attorno, ed al Presbiterio.
Tuttavia non fu poca cosa, poiché' si rinnovò completamente il tetto, si restaurò la cupola della cappella, si apersero due coretti assai opportuni pel tempo, delle processioni e comodissimi pei mesi d'inverno, e con un arco sopra l'altar maggiore, venne messo in comunicazione il presbiterio col coro, nel cui mezzo si trasportò felicemente, come abbiamo dinanzi accennato, la parte del primitivo pilone recante l'affresco della Divina Maternità di Maria SS.ma che è il più prezioso cimelio del Santuario, dopo il Trittico dell'altar maggiore. Anche l'altare si abbellì di alcuni tocchi in oro, di nuova base marmorea e di tre gradini parimenti di marmo. Infine un elegantissimo e ricco cancello in ferro fu posto a decoro e insieme a difesa della cappella, la quale provvista pure di nuove finestre in ferro, di graziosa balaustra in marmo e ferro battuto, e, come tutta la parte restaurata, di nuovo pavimento, venne si può dire interamente rifatta. Anche le due lesene a stucco lucido che vedonsi all'ingresso della cappella, al pari di tutte le decorazioni della medesima, vennero eseguite nel 1908.
Faccia Iddio, che senza lungo intervallo si possa compiere egual lavoro nel rimanente del Santuario, in modo che questo, sì internamente che esternamente, abbia già la sua veste di letizia nell'anno 1915 in cui celebreremo il 30 centenario del culto della Taumaturga Immagine della Santissima Annunziata.
Anche le feste, celebratesi per l’inagurazione degli accennati; restauri riuscirono imponenti l’altare venne solennemente consacrato, dall’Em.mo Cardinale Agostino Richelmy la mattina del 26 agosto presenti molti sacerdoti; ed una; gran folla di popolo, il quale diè, più edificante spettacolo della sua pietà nella sacra veglia compiutavi a notte precedente avanti la SS. Reliquia, e la domenica seguente commemorandosi il 56mo Anniversario della Terza Incoronazione tornò, ancor più numeroso ad attestare il suo tenero affetto alla dolce "Regina dei Laghi.

 

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Maria Teresa Pasquero Andruetto