Sangano

Censimento 1780
Censimento 1825
Censimento 1858
Alloggiate di truppe di passaggio
Carreggi, taglie, celade, alloggiate, tassi ducali per il sogno d’un grande ducato
La delimitazione del confine oltre il Sangone nel 1680- Sangano Villarbasse
La fontana di San Lorenzo
La coltivazione dei bachi da seta
Sangano Bruino Trana

Censimenti Sangano

Anni: 1560 ab. 250 - 1571 ab. 262 - 1612 ab. 351 - 1734 ab. 420 - 1741 ab. 332 - 1753 ab. 388 - 1774 ab. 513

Notta dimostrativa delle persone abitanti nel luogo di Sangano
nel corrente anno 1780 comprese le borgate:

RUATA DETTA ALLA VIA DI BRUINO

Nella casa di Giuseppe Grosso Giuseppe Valfrè e famiglia 4
Casa di Tommaso, e fratelli Prà con famiglia 4
Ivi un mastro legnamaio 1
Ivi Carlo Olliva e famiglia 4
Nella casa degli eredi Antonio Barone gente forastiera 2
Ivi in una camera superiore certo Carello e famiglia 3
Ivi nella casa del panataro (panettiere) Lorenzale il medesimo con famiglia 6
Nella casa del Sig. Chirurgo Rolle il medesimo con famiglia 6
Ivi la vedova e figlia Batitora 2

RUATA DETTA DI SAN LORENZO

Nella casa di Bartolomeo Gattino il medesimo con famiglia e domestici 7
Ivi l’oste Ambroggio e famiglia 3
Nella casa di Dominico Rosso il medesimo e famiglia 8
Casa di Battista Vacchio 5
Casa Giuseppe Bayetto 4
Ivi casa delli fratelli Bertetto 6
Casa di Comunità il Maestro di scuola Sig. D. Gattino con governanta 2
Casa d’Agostino Micheletto Antonio Novo e la moglie 2
Ivi antonio Bertetto e moglie 2

RUATA DI MEZZO; REGIONE DI FIARDA

Nella casa del Sig. Giuseppe Gattino, il medesimo con famiglia, e domestici 10
Nella fabrica (fabricato) civile delli eredi Sig. Ambrosini, il giardiniere Giuseppe Goys e famiglia 7
Nella cassina vecchia delli suddetti Signori eredi Ambrosini il bovaro Michele Bonetto, e famiglia 4
Nella cassina Grossa di detti Sig.ri eredi li massari fratelli Forneris e famiglia 9
In altra fabrica di cui già di Ludovico Picco, Antonio Verino, e famiglia 6
Ivi in suddetta casa il molinaro Valerio, moglie e figlio 3
Casa Portigliato il medesimo e famiglia 6
Casa di Battista Chiapusso 1
Ivi casa di Lorenzo Boglione 4
Ivi Vicenzo Gioannino 2
Casa del Sig. Notaro Carlo Barone il medesimo 1
Ivi il bovaro Antonio Sanmartino, e famiglia 4
Casa Chiaberto Domenico, e fratello co’ loro mogli 4
Casa Ambrosini Giuseppe Fassio e famiglia 3

SEGUE NELLA REGIONE FIARDA PER ALTRA CANTONATA

Cugnetto Giovanni Domenico, e fratello co’ loro famiglie 8
Casa Ambrosini, affittavole Antonio Pichetto e moglie 2
Casa Ruffinato, abitata da un affittavole 3
Casa del Sig. Matteo Fassio e famiglia 4
Casa di Bernardo Armando e famiglia 6
Casa di Grato Riboglio 3
Casa di Tommaso Dovis 8
Casa di Michele Merlo 5
Casa di Stefano Verino 2
Casa di Giovanni Pietro Olliva 3
Casa della vedova Cattero 3
Casa di Pautasso con famiglia 6
Ivi in casa di Padovano la vedova Margarita Olliva, e famiglia 4
Ivi in casa di Battista Armando, Marone e moglie 2
Ivi casa di Ludovico Picco il medesimo e famiglia 4
Ivi Martino Picco e famiglia 4
Ivi altra casa con affittavole forastiero 2
Tomaso Franco e famiglia 6
Spirito Franco, e famiglia 5
Casa di Giovanni Avataneo il medesimo con famiglia e serva 8
Casa della Sig. Bertetta, Agostino Armando, e famiglia 6
Casa di Michele Picco in piazza affittavole il ferraro Michelangelo Levrino 5
Ivi detta casa Picco li accompratori della suddetta forestieri 5
Ivi Giuseppe Picco 5
Ivi Antonio Picco 4

NELLA REGIONE DI LILLA

Casa della vedova Micheletto Ughetta Giovanni Ughetto, e Marone 2
Ivi Francesco Ferrero 3
Casa di Michele Micheletto il suddetto e famiglia 6
Casa di Michele Ferrero 4
Casa delli eredi Francesco Cugno 7
Ivi in casa del fu Battista Vachio un affittavole con famiglia 3
Ivi casa di Mattia Rejnaud e famiglia 5
Ivi casa Ambrosini suddetti eredi vedova Luiggi e cognati 6
Giuseppe Giai Levra e moglie 2
Antonio Cugno e famiglia 4
Nelle case delli fratelli Ciocca un affittavole con famiglia 4
Ivi e casa di Pietro Aprile il medesimo con moglie 2

NELLA REGIONE E CANTONATA DI PRADONIO
DETTA AVANTI LA RUATA INFERIORE

Nella casa degli eredi detto Bartolomeo Gattino, l’affittavole Sermena e famigliari 3
Nella casa di Giuseppe Grosso, gli affittavole Carello 7
Nella cassina del Castello il bovaro Antonio Chico, e famiglia 6
Nel castello Michele Sanmartino e famiglia 3
Ivi Cattarina vedova del fu Giovanni Gattino 1
Casa Portigliato Giacinto e famiglia 4
Casa Parrochiale Sig. Prevosto e sorella 2
Casa di Giovanni Martini e famiglia 9
Casa Caravello Giuseppe e famiglia 5
Casa Valesano Bernardino, e famiglia 3
Cassina Dolza delli Sig. Ambrosini l’affittavole Spirito Uliva, e famiglia 6
Casa Coato l’affittavole Gaspare Fauvrie e moglie 2
Casa Franchino Michele, e famiglia 9

ALLI CASSINALI IN DETTO TERRITORIO

Alla cassina Baronis Steffano Ciocca, e famiglia 4
Alla cassina del Sig. Conte Bergera Michele Ciocca, e famiglia 4
Al mollino vecchio del Sig. Marchese di San Tomaso 6
Al mollino Nuovo dell’Abazia Pecchio molinaro e famiglia 6
Alla cassina di Cattero Franchino Michel’Antonio e famiglia 6
Al cassinotto di Pietro Picco 7
Alla cassina d’Agostino Micheletto 5
Alla cassina Barbera del Sig. Medico Ferrerati il massaro, e famiglia 6
Ad altro cassinotto di detto Sig. Medico la vedova Merlo e figlio 2
Al cassinotto di Tommaso Prato il medesimo e famiglia 5
Al cassinotto di Antonio Vizio il medesimo famiglia 4
Al cassinotto di Giovanni Caravello il medesimo e famiglia 5
Alla cassina nuova delli Sig. eredi Ambrosini il bovaro Michele Picco, e famiglia 7
Alla Borgata Prese, che devono essere 14 in 15 famiglie delli Tarquini,
Marone, Spesso ed Andruetti che si calcolano persone n. 65
ed voci per inteso dal Sig. D. Gattino che il n. delle persone secondo la notta dal
medesimo fatta in occasione dell’economato della Parochia ascende al n. di 540

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L'archivio parrocchiale ci dà lo stato delle anime della popolazione
di Sangano fatto nell'anno 1825 li 13 di agosto.

CAPOLUOGO

CASA PARROCCHIALE DON PIETRO DEORTIS parroco - 3
CASALEGNO AMBROGIO fu Nicola - 11
ROSSO GIUSEPPE fu Domenico - 4
FRANCO ANTONIO fu Spirito - 9
OLIVA GROSSO M. CATTARINA vedova - 2
PORTIGLIATTI FELICE - 1
Ill.ma RICCARDI ALESSANDRO avvocato - 5
GABRIOLOTTI ANTONIO fu Biaggio massari avv. Riccardi - 6
MAFFIOTTI GIOVANNI fu Giuseppe - 4
BONETTO PICCO LUDOVICO - 4
RUFINO ANTONIO oriundo Orbassano - 4
BERTETTI BARBARA, vedova, nata Ferrero - 2
CARPINELLO ANDREA fu Gio Vito - 5
GHIGGO GIUSEPPE fu Domenico - 2
FERERO STEFANO fu Michele detto Filini - 5
MARTOGA DOMENICO fu Domenico - 5
REANO CESARE fu Francesco - 5
PRATO FRANCESCO fu Carlo - 5
BARBERA DOMENICA MARIA vedova - 5
GOITRE e CARELLO TERESA vedova - 5
CUGNO GIOVANNI fu Spirito - 2
PRATO MARIA, vedova, nata Giuglar - 2
CUGNO FRANCESCO fu Spirito - 5
CUGNO PIETRO fu Spirito - 4
CATERO GIUSEPPE fu Giovanni - 5
ARMANDO MARIA e BONETTO vedova - 4
SPESSO STEFANO fu Vito - 4
ANDRUETTO GIACOMO fu Giuseppe - 4
ANDRUETTO GIUSEPPE fu Pietro detto Patela - 5
FERERO DOMENICO fu Michele - 3
NICOL GIUSEPPE detto Rubiana - 2
BONISCONTI LUIGI fu Pietro, detto II Giardiniere - 6
QUARETTA STEFANO - 8
PORTIATTI VINCENZO - 3
LEVRINO MICHELE fu Bartolomeo - 3
BONETTO FRANCESCO - 3
GHERSI GIUSEPPE fattore Sig. Depaoli - 6
AUDISIO MICHELE margaro Sig. Depaoli - 5
ARMANDO ANTONIO detto Cossotto - 2
ANDRUETTO MICHELE fu Pietro - 3
Sig. DEPAOLI GIACOMO - 5
GATTINO DUDINO LUDOVICA affitta voli - 1
MOGLIA FRANCESCO - 5
AUDANO ANNA vedova - 6
BERTINETTO GIUSEPPA vedova - 5
BASTINO VIRGINIA sorelle - 2
CATERO LORENZO fu Giovanni - 3
MALETTO ANTONIO oriundo Cumiana - 5
MERLO GIOVANNI fu Michele - 4
RUBIOLA GIUSEPPE - 4
UGHETTO GIUSEPPE - 3
ROASIO MARIA - 1
MOGLIA GIUSEPPE - 2
PORTIGLIATTI GIUSEPPE fu Giovanni - 4
MOGLIA TERESA vedova - 3
ULIVA MARIA fu Spirito - 1
UGHETTO CATTARINA detti Castanetto - 3
TARQUINO GIUSEPPE fu Giuseppe detto Marone - 5
NICOLI LUCIA fu Nicolai oriundo Carignano - 3
PICCO GIUSEPPE fu Michele prestinaio - 5
CUGNO ANTONIO - 3
MARTINI ROSA, vedova, nata Picco - 12
BARACCA TOMMASO - 3
MUSSETTI OTTAVIO - 4
BARBERA MICHELE fu Martino - 5
VACI e GALLO ROSA - 5
VALFREDI TERESA, vedova, detta Masino - 6
ARMANDO AGOSTINO fu Domenico - 3
TURINA GIUSEPPE fu Bartolomeo - 6
GALLO ANNA, vedova, nata Salvai - 3
RAMASSOTTO MICHELE fu Giuseppe - 8
MARTINI MARIA - 1
MERLO GIOANNI fu Giovanni - 4
ARMANDO CATTARINA detta Briga - 1
ARMANDO DOMENICO fu Agostino - 3
VALESANO e REJNAUDO ANGELA - 2
PECCHIO NICOLA fu Giuseppe - 6
BARONE TOBIA fu Giovanni Antonio - 8
CERUTTI MADDALENA vedova - 2
CARELLO BATTISTA fu Battista - 3
CARELLO GIUSEPPE - 2
ULIVA DOMENICO fu Carlo
PAUTASSO MARIA, vedova, nata Polone oriunda Rivalta - 7
Sig. ROSSO SEBASTIANO chirurgo - 3
BERNARDO GIOVANNI massaro Sig. Rosso - 9
CARPINELLO LUIGI - 3
SPESSO BATTISTA fu Giacomo - 5

Totale 359

CASE SPARSE

APRA' GIUSEPPE - 7
AGHEM GIOVANNA vedova - 4
PAUTASSI TERESA oriunda Bovio - 7
GAJ GUGLIEMINO - 3
PIOLA MOUS DOMENICA Cascina nuova Illmo Sig. Riccardi - 6
GARELLO LORENZO - 7
TORTA GIO BATTISTA - 4
ARTERO DOMENICO cascina del Merlino - 4
GINO GIOVANNI fu Giovanni - 8
GONELLA GIUSEPPE - 5
BERTETTI GIO ANTONIO fu Matteo - 4
MICELLETTO (Micheletti) CATTARINA vedova - 9
BERTETTI GIOANNI fu Gio. Antonio - 2
PAVESIO GIOANNI - 5
VIGNOLA GIUSEPPE (Molino Nuovo) molino Avv. Riccardi - 9
VIOLA ANTONIO (Molino Vecchio) altro molino - 11
GRIFFA GIOANNI cascina conte Bergera - 3
POGNANT VASSA TERESA ved. regione Baronis - 5
CUGNETTO MADDALENA ved. regione Baronis - 4

Totale 107

PRESE DI SANGANO

SPESSO PIETRO fu Gio Battista - 5
SPESSO GIOANNI fu Pietro - 8
SPESSO MICHELE fu Gio Battista - 3
SPESSO LORENZO fu Giuseppe –8
MARONE TOMASO fu Bartolomeo - 2
ANDRUETTO BERNARDINO fu Antonio - 9
ANDRUETTO PIETRO fu Michele - 12

Totale - 47

Totale abitanti 359 + 107 + 47 = 513
N. 111 fuochi. La famiglia media è composta da cinque persone

 

Censimento del 1858 Sangano

1° Quartiere della parte inferiore
1° - Via di San Lorenzo case 1, fuochi 1
2° - Via di Bruino case 16, fuochi 19
3° - Via di Villarbasse case 6, fuochi 6
isole 3, case 23, fuochi 27

2° Quartiere della parte inferiore
4° - Via di San Lorenzo case 5, fuochi 5
5° - Isola della Scuola case 6, fuochi 5
6° - Via del Peso case 7, fuochi 11
7° - Via di San Rocco case 11, fuochi 12
8° - Via di Villarbasse case 7, fuochi 8
9° - Isola della Piazza case 13, fuochi 19
10° - Isola del Ghetto case 15, fuochi 16
isole 7, case 64, fuochi 76

3° Quartiere delle Borgate e Cassinali
11° - Borgata delle Prese case 10, fuochi 9
12° - Borgata Aprà case 5, fuochi 5
13° Borgata Devesio case 6, fuochi 6
14° Molino nuovo case, 1 fuochi 1
15° Cassina nuova case, 1 fuochi 1
16° Cassina Bergera case, 1 fuochi 1
17° Molino vecchio case 1, fuochi 1
18° Baronis case 2, fuochi 1
isole 8, case 27, fuochi 25

Totale isole n. 18, case n. 114, fuochi n. 128, persone n. 632

fuochi = famiglie

Archivio Comune Sangano
ff. 87 n. 3 censimento della popolazione del 1858

 

Popolazione residente dal 1861 al 1971

 

Anno

Sangano

Bruino

Piossasco

Trana

1861

610

722

3760

2062

1871

621

710

3805

2091

1881

603
(Prese 69)

770

4148

2103

1901

550

701

4002

1807

1911

506

702

4004

1795

1921

443

783

3988

1708

1931

423*

720*

3687

1571

1936

419*

716*

3572

1532

1951

549*

788*

3839

1610

1961

637

932

4328

1470

1971

1367

3362

9803

1792

Biblioteca Camera di Commercio Torino

PS - *Sangano frazione di Bruino

 

1621 1625
Alloggiate di truppe di passaggio

Andate mie caprette un tempo felici, andate…
Perché la sorte capovolge tutto, gli inviamo questi capretti.
(Virgilio, Egloga I,74-IX,6)

Carlo Emanuele I, costretto ad accettare la pace nel 1617, si prepara a riprendere la guerra del Monferrato. Scorrendo le voci del Libro dei Creditori, troviamo che c'è un vasto movimento di truppe di passaggio, in attesa di essere passate in rivista e dislocate nei punti strategici. Devono essere mantenute, stipendiate e foraggiate.
Anche le truppe paesane vengono dirottate nei luoghi di presidio in Valle di Susa, Val Chisone, alla Cittadella di Torino. Sangano è dapprima quotizzata per contribuzioni in denaro destinate al rifornimento di armi e utensili, al mantenimento delle truppe e a provvedere direttamente all'approvvigionamento di carne. Ci limitiamo a una sintesi delle numerose pagine del Libro dei Creditori relative agli anni dal 1621 al 1627.

1621:
sei alloggiate di un giorno ciascuna nel mese di luglio; imposizione di una taglia per pagare le parcelle di credito stesse. Domenico Cocone è inviato a Giaveno "a chiamar Pietro Valletto che venesse a far macello per li soldati".
1622:
i sindaci e i consiglieri, non trovando i soldi per pagare 4100 fiorini d'oro richiesti dal prefetto di Moncalieri per ordine di Sua Altezza, si dichiarano costretti a "mercadar detto denaro" e chiedono tempo per procurarselo con prestiti o con vendita di censi, ricordando "la gran calamità che attanaglia".
Andrea Marone viene mandato alle Prese "per mandar [ordinare] alli particolari di esse prese per uenir consegnare le persone e di pagare li ducatoni al cap. romagnano d'ordine di sindaci".
1623:
otto alloggiate di un giorno ciascuna nei mesi di gennaio, febbraio e marzo;
Michele Rosa:
13 aprile: vacato a Borgone per il cotizzo delli anni 1620-22;
18 aprile: vacato a Borgone per portar capretti per servizio della contribuzione con la cavalla;
1 e 2 giugno: vacato a Torino... per li conti con il sig. Giuliano d'Envie sopra la contribuzione delli utensili della guardia;
6 giugno: vacato a Torino per far li conti con il sig. Giuliano d'Envie et per ottener prolongo delle quittanze [dilazione di pagamento della contribuzione per alloggiate] come comanda l'ordine di S.A.;
7 giugno: vacato a Bruino per pigliar il dobio del defarco qual hanno avuto luoro della contribuzione della guardia;
9 e 10 giugno: vacato a Torino per pagar li soldati per li utensili et per presentar una supplica a mons. Caron;
il 9 giugno, Michele Rosa (consindio) vacato a S. Ambrogio per pagar li consegnati [soldati paesani inviati in un presidio) del sig. Lazario Alisio.
Carlo Emanuele, ancora legato all'alleanza con la Francia, continuava a rafforzare le difese in Val di Susa. Si trasportavano vettovaglie a Borgone; Sangano provvedeva alla carne (specialmente capretti) con altri comuni e aveva uomini abili alle armi in servizio a Sant'Ambrogio. Contemporaneamente provvedeva alla dotazione di utensili ai soldati della guardia a Torino.
Sembra proprio che i particolari di Sangano fossero buoni fornitori di carne per i militari, e talvolta anche per gratifiche e omaggi non del tutto disinteressati. Scegliamo alcuni esempi a caso:
1621:
Antonio Picho riceve un compenso di 8 fiorini "per aver spedito un cravoto alli sindaci per servizio della comunità"; e Guglielmino Rosa, fiorini 6 "per hauer mandato doi capone alli sindaci per servizio della comunità".
Lorenzo Andruetto deve aver fiorini 18 per tre capretti e Giovanni Marrone fiorini 10 per due, naturalmente sempre per servizio della comunità.
Ancora nel 1621-22 Andrea Marone (altro delle Prese) riceveva 4 fiorini "per hauer vacato il sabato santo atorino [sic] con la cavalla per portare 4 capretti d'ordine dei sindaci". Simpatico dono pasquale ai soldati di Sangano in servizio. Tre, dunque, delle Prese, chiamati a fornire capretti per servizio della comunità.
Alle Prese e nei boschi della montagna il principe saliva per partite di caccia e scampagnate a cavallo con il seguito infatti vi troviamo alle date 15-18 maggio, un rimborso spese di 6 fiorini "per la sera e notte e a dar da disnar a un costruitore, con un cavallo da caccia venuto con un ordine del Ser.mo Principe venuto per far le strade [assestarle per la caccia] per la montagna".
Partite di caccia ci furono il 1°, 8 e 15 aprile.
In queste come in altre occasioni, i sindaci precettavano alcuni particolari per servizio di S.A, compensandoli con 3 fiorini al giorno. Pietro Para e Giovanni Garolla, l'8 e il 15 aprile ricevettero rispettivamente 6 fiorini "per hauer vacato in due volte... d'ordine de sindaci doi giorni alla caccia..."; e così Antonio Picho, in un giorno non specificato, "per andar a caccia d'ordine de sindaci per servizio di S.A." e ancora Andrea Agostino Stoisa, in data imprecisata, nel 1621-22.
Battista Pratto e Michele Rosa furono compensati con 3 fiorini al giorno per lo stesso motivo in un giorno non specificato del mese di aprile, e Pietro Para con Gio.Battista Gay venivano prima mandati dai sindaci a ispezionare le strade.
Torniamo al 1623. Il 26 maggio vengono rimborsati 18 fiorini a Pietro Giordano "per risposta a Giovanni Battista Baghera venuto per compellir [sollecitare] la contribuzione per li cariagi della conduta dil grano in Savoia". L'annotazione non ci è di molto aiuto per comprendere il modo della contribuzione; se il Giordano abbia "risposto" andandovi di persona o soltanto prestandovi carro e cavallo. La paga percepita ci pare modesta per un tal viaggio con mezzo proprio, animale da tiro, pasti per sé e per l'animale. Siamo propensi a credere che Giovanni Baghera, che il dì seguente ricevette 12 fiorini, ci sia andato lui con mezzo avuto in... prestito forzato.
Il 16, 20, 22, 25, 30 maggio, 6 e 11 giugno: stanziamenti di fiorini 0-9 (= 9 grossi) ogni volta, per una libra d'olio alla lampada; 6 giugno: 6 fiorini "spesa fatta al campanaro qual è venuto per il fatto della campana"; il 3 agosto Michele Rosa "a Torino con la cavalla per condurre il mettale [sic] della campana; Tommaso Peyrolero riceve le sue spettanze "per metallo per far la campana" [mettale e metallo hanno lo stesso significato]; il maestro Bermando riceve 150 fiorini per la fattura della campana, più per fatiche usate attorno a detta campana con montarla,
fiorini 8; Guglielmo... [illeggibile] deve hauer per una notte che ha governato la campana noua e era di ordine delli sindici, f. 1.2 (fiorini 1 e grossi 2)".
"Alli 11 giugno una livra d'olio alla lampada: f. 0.9; esso giorno per la spesa fatta a un inglese christiano, per ordine del Sig. Podestà e delli sindici... fiorini 5".
Siamo davvero alle piccole cose: l'olio per la lampada, la campana che merita l'interessamento della comunità perché chiama alle assemblee liturgiche, convoca il Consiglio di Credenza, accompagna i trapassati all'ultima dimora; la solidarietà nei confronti di un convertito: un soldato delle milizie mercenarie del duca o un borghese venuto d'oltralpe, passato dal luteranesimo al cattolicesimo.
La modesta entità della somma stanziata, pari a circa due giornate e mezza di lavoro retribuito per la comunità, fa pensare a un contributo simbolico, attestante accoglienza.
Stanziamenti analoghi troviamo nel bilancio della Comunità di Piossasco del 1610 e del 1622, indicati come "ellemosina" a un sergente turco, a un ebreo e a un "già eretico".
Nel secondo semestre del 1623 riscontriamo le solite contribuzioni ordinarie:
23 giugno: i sindaci accompagnano i soldati convocati alla campagna di Milleflores;
a ottobre il consigliere Bartolomeo Picho è inviato a caricare grano a Moncalieri e portarlo con carro e buoi ad Asti d'ordine di S.A. e dei sindaci.
Anno 1624: il più tranquillo del governo di Carlo Emanuele I.
Il lungo elenco dei creditori del Comune consta soprattutto di particolari di Sangano che hanno prestato lavoro alla bealera, oppure "incantature", vale a dire hanno presieduto all'incanto del legname tagliato in varie località della montagna.
Michele e Bartolomeo Picho, Biagio Corderò, Giovanni Paluano, Michele Barone, Michele Fassetta, Bartolomeo Migliorerò, Vincenzo Forchiero, Giacomo Allasio, Giacomo Garola e Francesco Miglioretto risultano occupati alcuni giorni a febbraio o ad aprile alla bealera, oppure più specificatamente, "alla bealera del molino della Corte". Biagio Corderò è nominato anche per essere stato "alle incantature alla tagliata di Costapellata"; Michele Rosa e Francesco Miglioretto "per incantature guadagnate cioè fare incanti alla taglia della Gran Comba, Costapellata, Pietra Borga"; Lorenzo Andruetto "per incantature guadagnate alle Prese della Gran Comba".
Non è detto a quale titolo vi parteciparono, ma è da ritenere che l'incarico non fosse occasionale, bensì legato à una carica elettiva, forse quella di "estimatori".
Francesco Miglioretto troviamo con altra persona non menzionata, ma senza dubbio un sindaco o un consigliere, a Torino "per portar bagagli de soldati di cavalleria alloggiati in Sangano"; la stessa persona il 4 maggio fu a Coazze "con la cavalla per andar a carighar una somara di avena per condurla in Sangano per servizio della corte" (si intende la "curtis", il territorio della comunità con i suoi abitanti). Prima di maggio il Miglioretto, per ordine dell'amministrazione, andò "alle Prese per domandar li soldati della militia queli douriano andar alle prese d'accordo con li sindaci" (rendersi conto, parlando con i particolari, dei soldati che si potevano alloggiare alle Prese). Lo stesso anno, in data non indicata, Bernardino Andruetto fu mandato ad Avigliana in compagnia di Domenico Picho "per far li nomi della millitia di Sangano", dal che deduciamo fosse consigliere, come lo era Bartolomeo Picho che a ottobre di quello stesso anno dovette andare a Moncalieri per caricar grano e trasportarlo ad Asti d'ordine dei sindaci, esecutori impotenti degli ordini trasmessi dall'alto.
Anno 1625:
scorrendo le parcelle dei creditori della comunità per l’anno 1625 troviamo una enumerazione lunga e minuziosa di alloggiate; scarsi riferimenti a piccoli fatti di vita amministrativa. Si intuisce che le circostanze dirottarono risorse e interventi in direzioni non volute e impreviste. Ma non era guerra. Carlo Emanuele I, nell'ottobre 1624, aveva incontrato nel castello di Susa il generale Lesdiguières, che lo sollecitava a un trattato antispagnolo, ma nessun impegno si era assunto. Poteva così far credere di pensare alla guerra contro la Spagna e, nello stesso tempo, premunirsi contro la Francia.
Figuriamoci se i sudditi, in nessun modo informati, potevano prevedere o anche solo lontanamente immaginare, ciò che poteva succedere e perché accadeva, quando non vi riuscivano neppure i più stretti collaboratori. Siamo perciò pieni di comprensione per i due sindaci che si trovavano continuamente tra le mani ordinanze fatte recapitare da S.A., e per i consiglieri, i vari Paduano, Picho, Barone inviati di qua e di là ad accompagnare i particolari, a trasportare grano, ad accompagnare soldati della milizia e della compagnia di cavalleria, a precettare e ad accompagnare i particolari a trasportare grano e a trovare ospitalità a soldati reclutati anche da paesi stranieri contro nemici variabili secondo le decisioni di S.A.
Circa una ventina furono le alloggiate di uno o più giorni da gennaio a luglio, di diverse compagnie, delle quali conosciamo anche qualche comandante, come monsù Corno, monsù Monbrun e monsù Della Pepa; a maggio ci furono pure alloggiate di soldati francesi, capitati in parte anche a Rivalta e Bruino. Svariate le missioni di consiglieri ad accompagnare dei particolari inviati con carro e buoi "a carighar grano" ad Asti per Torino o a Moncalieri per Asti, o a portare a Torino denari per la contribuzione del grano richiesta dal principe (il pagamento venne respinto una volta e considerato insoluto perché non nell'entità richiesta); visite dei sindaci ogni giorno ai soldati delle compagnie alloggiati o a quelli di guardia al castello di Avigliana; viaggi dei sindaci e consiglieri per accordarsi sul numero dei soldati di milizia o sul modo di eseguire degli ordini; cessione di cavalli, di buoi, di carri per le necessità di ogni genere.
Nelle parcelle sono rarissime le voci che si riferiscono a pratiche amministrative di esclusivo interesse della comunità:
24-27 marzo:
Martino Picho: "per tanto charbone venduto della comunità di Sangano
somma de tre condute a torino presentatto a munsieu charon" fiorini 36
Michele Picho: "deve hauer dalla comunità per un porto fatto con carri e buoi a carighar delli coppi alle fornaci di Moranda et quelli portati in Sangano per coprir la casa della Comunità et ciò nel mese di ottobre" fiorini 3
ed altri 3 fiorini per lo stesso lavoro svolto in novembre.
Si coglie insomma una greve atmosfera da stato di all'erta, fin da gennaio, quando gli abili alle armi furono convocati.
Al 20 gennaio si dovettero accompagnare ad Avigliana i soldati di milizia e discutere col governatore del luogo che richiedeva altri due soldati per la guardia al castello, oltre quelli della milizia. Sangano sosteneva che toccava a questi ultimi anche il servizio di guardia, senza bisogno di inviarne altri
Il giorno innanzi era arrivato il primo contingente di soldati da alloggiare, al comando di monsù Della Pepa. Il 25 febbraio furono accompagnati a "Dros" (Drosso) dei guastatori di Sangano, trattando però, come si era fatto per i soldati di milizia, per ottenere la riduzione del numero; quindi una corsa ad Avigliana dal conte Ascario Piossasco per supplicarlo "che non mandasse nissuni soldati, che gli n'era una compagnia di cavalieri del conte di Piobesi [dunque una alloggiata] et pregarlo che uolesse scrivere una lettera al suo suocero che gli piacessse di leuarle detta compagnia da detto luogo".
Dal 1° al 5 maggio tutti i giorni fu a Torino un rappresentante della comunità “per andar raccordar per doi soldati che la comunità manteneva nel castello di Aviglian, cordar dell'alloggiata della compagnia di cavallieri qual da parte di Sangano et parte in Riualta e Bruino, cioè francesi". Evidente che i sindaci avevano dovuto mandare ad Avigliana i due soldati che il governatore aveva richiesto. Certa l'alloggiata di soldati d'oltralpe.
Il 21, 22 e 25 maggio un sindaco andò a Torino con Michele Bertetto per "andar condur le caualle che erano state cotizzate a detta Comunità" e ad Avigliana per ordine del Fauzone il quale convocava "per la riforma della millitia et la leuata dei soldati". Si tratta dunque di altra convocazione di uomini della milizia.
Da quanto riportato, risulta chiaramente che Sangano non disponeva di santi protettori potenti in terra quanto i santi Avventore, Solutore e Ottavio in cielo.
Sindaci e consiglieri imploravano la riduzione dei soldati di milizia e dei guastatori, la rimozione dei cavalieri del conte di Piobesi e dei francesi. Come chiedere la pistola a un frate: restavano i "doi soldati" al castello di Avigliana, arrivavano altre alloggiate: quelle di monsù Della Pepa, di monsù Corno e del Monbrun; i sindaci ogni giorno facevano visita ai soldati di cavalleria ospiti: tutto doveva filare al meglio. Ogni tanto si rendeva necessario integrare i rifornimenti prossimi a esaurirsi. Michele Bertetto, il 4 maggio, andò a Coazze con la cavalla per caricar avena e condurla a Sangano; Antonio Corderò, Battista Rosa e Martino Picho, dal 13 al 17 giugno si recarono con carri e buoi a Torino per rifornirsi di grano.
Altre compagnie affluivano e continuavano nelle solite razzie e "marode" tanto che 1' 11 luglio, così è scritto sulla parcella di Michele Trompa, un addetto del comune, il Trompa appunto, attuò la missione che lo introdusse nel Gotha della storia di Sangano, per esser stato "vacato mezza giornata serrar le strade acciò li soldati passassero fuori di Sangano".
Antonio Baudino condivide la stessa gloria di esecutore di un ordine dei sindaci che sapeva di disperazione, e lo stesso compenso di 2 fiorini, "per essersi accetato li 20 luglio a sirrar la strada pubblica acciò li soldati non passassero in esso luogo di Sangano".
Tanto convulso movimento di milizie destinate ai campi di Perosa, San Germano, Asti, Chivasso , Carignano manifestano certamente una seria preparazione in previsione di imprese militari ritenute assai vicine.
Infatti, nel 1627, Carlo Emanuele I rivendicherà il diritto di successione al ducato di Mantova in opposizione a Carlo di Nevers, alleandosi alla Spagna e occupando Trino, Alba e Nizza. Aveva già tutto previsto fin dal 1625, quando il duca Ferdinando aveva richiamato presso di sé il figlio di Carlo di Nevers. Nelle parcelle andiamo a rintracciare i nomi di quanti ospitarono le alloggiate. Alcuni non riusciamo a leggerli, alcuni sono citati per averne ospitato più di una:
Giacomo Garola e Benedetto Picho (alloggiate del 24 giugno e 2 luglio); Claudio Picho (cinque alloggiate in gennaio, febbraio, marzo; ospitò e rifocillò i soldati di monsù d'Ellera e del Monbrun, contribuì a quella dei soldati di monsù Carron); Giovanni Fresia, Giacomo Barone e Antonio Bandino [Baudino?] (alloggiata del 24 giugno);
Pietro Rosso (alloggiata del 29 giugno); Michele Corderò (una alloggiata a luglio);
Michele Bertetto sindaco (alloggiata del 24 giugno e 2 luglio).
Troviamo una enumerazione di "carriagi" con carro e buoi a Torino e da Torino ad Asti per portar grano.
Michele Corderò ricevette 88 fiorini per aver fatto questi viaggi dal 12 al 17 luglio;
Michele Bertetto ha prestato il suo bue "con altro di Michele Picho [altro sindaco], andati a condur una carrata di balle di cannone nel luogo della payrosa [Perosa] li 2-3-4-5-6 luglio 1625 et quele portate a Torino d'ordine di S.A."; e la sua cavalla per portare a Chivasso "i bagaggi dei guastatori";
Tomaso Pratto ha ospitato a colazione e a pranzo il Podestà, un consindaco venuto a Sangano per il tasso di S.A., il cavallo di questo consindaco e la cavalla del Podestà; ha offerto un boccale di vino "per ordine del sindico Michele Picco".
Sono immortalati tre soldati di milizia: Antonio Corderò, già citato per un carriaggio ad Asti, Gioannino e Benedetto Marone delle Prese, tutti con la stessa citazione: "per la servitù fatta in cittadella di Torino come soldato di millitia, per un mese a bon conto, fiorini 50".
Ma c'è gloria per tutti: le parcelle menzionano la cavalla di Pietro Andruetto, prescelta all'onore di "andar per servitio di S.A. a condur monsignore". Per tale servizio la comunità pagò un fiorino per la sua repassuta che, nel nostro vocabolario, si chiama più semplicemente "pasto". Il 18 maggio, per ordine dei sindaci, il messo andò di persona alle Prese "per comandar a Pietro Andruetto di tener pronta la sua cavalla per andar condur monsignore"... ed ebbe un pasto che, trattandosi di un cristiano, non fu una repassuta, a spese della comunità. Poi il quadrupede andò a Torino "cotizzato alla Comunità". Chi fosse "monsignore" non ci è dato sapere. Il titolo traduce "monsù", che si dava all'abate, al podestà, ai comandanti le alloggiate. Diavolo d'un messo, certo invidiato per le trasferte e per la qualità dei suoi servizi, molto 'meno onerosi dei carriaggi e compensati anche con un pasto adeguato alla carica.
Sulle parcelle è stanziato un importo illeggibile "per spese fatte al messo d'ordine delli sindici, qual è andato a cittar li soldati delle Prese per andar all'incontro della principessa di Carignano" (Maria di Borbone-Soisson, moglie del principe di Carignano Tommaso Francesco).
Gioanni Chiausio viene ricordato per la sfacchinata di una giornata nel parco del castello "per segare il giardino del castello per causa che li principi vennero a desinare" un giorno non precisato del mese di giugno. Si può avere una menzione nella storia per aver riordinato un giardino. Ma chi ne ebbe più lustro fu certamente il castello di Sangano, per aver ospitato gli sposini Cristina di Francia e Vittorio Amedeo principe di Piemonte.
Anni 1626-27: i soldati di Sangano sono in servizio alla Cittadella e a San Germano.
Pare che per qualche tempo ne siano stati designati gli uomini delle Prese.
Pietro Andruetto fu otto giorni a San Germano nel 1624 e prestò servizio come soldato alla Cittadella dal 17 giugno 1625 al 17 marzo 1626.
Troviamo Gioannino Marone alla Cittadella nel 1626 e l'anno seguente a San Germano; Benedetto Marone alla Cittadella nel 1626.
Michele Andruetto con Antonio Chianiano del capoluogo provvedono al mantenimento dei soldati, sacrificando rispettivamente uno e due capretti. Francesco Corderò e Lorenzo Padoani, per incarico dei sindaci, provvedono con buoi a caricare le piorche di grano al Sangone per un soldato (di nome illeggibile: Giovanni Battagario?) che nel giugno 1627 è in servizio pure lui alla Cittadella.
Il 2 gennaio 1627 i sindaci smistano i soldati della prima alloggiata dell'anno presso le case di Giovanni Fresia, Gioanni Padoano, Maria Filippa, Giacomo Giovale e Lorenzo Andruetto, che sono probabilmente tra i più quotati di Sangano per censo, tant'è vero che figurano anche tra i creditori per aver dato ai sindaci il denaro per pagare i soldati del generale De Crequi.
I fatti che maggiormente interessano le storie locali con riguardo agli anni 1600-28 sono soprattutto le alloggiate delle compagnie di ventura, le truppe ducali d'ordinanza e quelle venute in aiuto del duca. Per questo vi abbiamo dedicato ampio spazio. Nella nostra storia poi sono importanti perché, con i problemi di reperimento di derrate, approvvigionamenti, carreggi, indebitamenti che comportarono, furono la causa delle vendite dei lotti della montagna.
Le alloggiate del 1628 interessarono per la prima volta anche la gente delle Prese.
La prima, del 17-20 luglio, interessò solamente il borgo; così tanto che il sindaco Catterò, stesso 17 luglio, andò a Torino per chiedere al conte Urbano che disponesse il dirottamento dei soldati del conte di Vische in altro luogo. Fu così convincente che il giorno successivo arrivarono a Sangano altri contingenti da smistare in parte anche a Bruino. Si fermarono fino al 26.
Così i problemi furono tre: trovare i soldi per pagare le alloggiate, trovare il grano che Sangano doveva fornire come contribuzione speciale a S.A., esser costretti a crear disagi anche a chi non ospitava soldati, dovendo trovare uomini che con carri portassero le vettovaglie alle truppe di ordinanza che stavano raggiungendo i forti in pericolo per l'attacco che Richelieu stava per sferrare.
Ma questo era problema dei sindaci, che come vedremo fecero l'impossibile. I... fortunati che ospitarono i graditi ospiti furono ben indennizzati: Giovanni Michele Picco ebbe 182 fiorini; Michele Rosa, per un'alloggiata di due giorni, fiorini 12 e 6 grossi, considerando col massimo scrupolo che aveva sfamato B. 7 e C. 3 1/2 (bocche 7 e cavalli 3 e mezzo!)
Lorenzo Andruetto ebbe 42 fiorini per l'alloggiata di B. 4 e C. 2; contribuì in denaro per ì soldati alloggiati altrove (42 fiorini) e altri 24 li aveva dati al sindaco Bertetto.
I soldati del Villanis e del conte Vische avrebbero dovuto restare nel borgo fino al 26 agosto, ma non se ne andarono che il 31, dopo che Pietro Catterò si recò a Orbassano col sindaco di Bruino per chiedere che il Senato ordinasse la partenza dei soldati.
Di alcuni che ospitarono soldati conosciamo i nomi e il numero dei soldati e dei cavalli a cui dovettero provvedere:
Gio.Michele Picco: B. 17 e C. 9 (soldati o bocche 17 e 9 cavalli) complessivamente dal 18 al 26 luglio e B. 30 e C. 15 in tutto dal 15 al 29 agosto; Michele Faceta [Faseta?]: B. 2 e C. 1
20 luglio; B. 8 e C. 4 dal 23 al 26 luglio, B. 12 e C. 6 dal 16 al 22 agosto; Michele Rosa B. 7 e C. 3 dal 18 al 20 luglio, B. 2 e C. 1 il 23 luglio; B. 32 e C. 16 complessivamente dal 16 al 31 agosto; Pietro Catterò sindaco, dal 29 al 31 agosto B. 4 e C. 3.
Fu risolto un... problema pratico, trovando a Piossasco "un macellaro che uenesse ammazzare per li soldati". Pietro Catterò ottenne rimborsi per il fieno fornito al cavallo del sig. Bergera in visita a Sangano per ispezionare le piazze, cioè i singoli gruppi di soldati e cavalli smistati nelle case, e inoltre per essere andato alle Prese a riscuotere i contributi per le piazze alle quali contribuivano e per avere impiegato tutto un giorno ad assistere Pietro Rege che misurava il vino da distribuire ai particolari ospitanti le alloggiate.
L'elenco delle sue spettanze è piuttosto lungo perché in simili occasioni le incombenze del sindaco erano numerose.
Il 29 luglio si recò a Torino a presentare un ricorso per il grano che S.A. richiedeva oltre al disagio delle alloggiate; il 31 luglio lo troviamo ancora a Torino per prendere accordi sul trasporto delle vettovaglie che la comunità doveva fare nei forti dove erano raccolte le truppe ducali. La comunità doveva ammassarle nel castello fino al momento del trasporto. Il 1° agosto andò a Giaveno a portare la consegna degli uomini abili alle armi dal luogotenente di Giaveno e delle terre circonvicine. Il 2 agosto lo troviamo a Moncalieri per risolvere con i "monitioneri" (gli addetti agli approvvigionamenti delle truppe) le questioni relative al trasporto del grano che Sangano doveva come contribuzione speciale.
Il sindaco Pratto, il 26 luglio e il 1° agosto, fu costretto ad andare a Piossasco a pregare Martino Ambrosio di prestare alla comunità il grano della contribuzione speciale richiesta da S.A. Il 7 agosto fu a Moncalieri per chiedere ai ricevitori del grano una dilazione della consegna; il 24 si recò con il consindaco Catterò a Villarbasse per avere dal molinaro il grano che questi doveva come fitto del molino per poter, con questo grano, pagare le piazze degli ufficiali alloggiati in Sangano.
Il 28 e 29 agosto si recò a Torino e quindi a Moncalieri per cercare di ottenere la partenza dell'alloggiata da Sangano e una riduzione della contribuzione di grano. Ci pare che uno sconto l'abbia ottenuto, se interpretiamo correttamente l'annotazione nella quale si riferisce che andò da Torino a Moncalieri "per far intimar il diffalco di sacchi 19 dil grano della contributione alli ricevitori di esso grano".
Non è facile ricostruire in base alla documentazione il movimento di soldati nell'agosto 1628, per il susseguirsi di arrivi e partenze nei giorni 15, 16 e 22. Forse furono due le alloggiate: 15-22 e 27-31 agosto.
La concitazione delle alloggiate, contribuzioni, approvvigionamenti, anche col ricorso a prestiti, era la conseguenza degli eventi bellici di quei giorni.
Era iniziata a marzo la seconda fase della guerra del Monferrato, con l'occupazione di Trino, Alba e Nizza da parte delle truppe sabaude, e di Casale da parte del governatore spagnolo di Milano, don Gonzalo di Cordova.
La Francia aveva reagito inviando un esercito e costringendo Carlo Emanuele a difendere il ducato dalla minaccia di invasione. Per questo a luglio alcune compagnie erano state concentrate tra Sangano e Bruino in attesa di essere dirottate nelle località più esposte ed era giunto l'ordine della consegna degli abili alle armi.
Ad agosto Richelieu aveva puntato su Saluzzo mettendo in pericolo proprio l'ultimo pezzo di Piemonte che la Francia, nel 1601, aveva ceduto al duca in cambio dei possedimenti sabaudi al di là delle Alpi.
Carlo Emanuele aveva subito inviato nel saluzzese dei contingenti tolti a fine luglio alle alloggiate, e a Sampeyre aveva battuto e messo in fuga il nemico, poi aveva ancora rafforzato le difese di Susa: guastatori delle comunità valsusine erano stati destinati ai lavori di rafforzamento delle difese di Susa e di Avigliana con continui avvicendamenti.
L'annotazione del Libro dei Conti a proposito della "servitù da soldato à Susa et Cittadella i Torino" del figlio di Pietro Andruetto è perciò un dato importante a proposito del contributo portato anche dalle comunità vicine alla Val di Susa, pure nell'anno 1628, prima dello sfondamento di quella linea da parte dei Francesi e della conseguente ritirata di Carlo Emanuele su Avigliana (primavera 1629). I Francesi non furono a Torino nel primo anno della seconda guerra del Monferrato. Il figlio di Pietro Andruetto era perciò arruolato a Susa e alla cittadella di Torino come permanente di presidio.
Gustosa una parcella di spesa del luglio 1629 - marzo 1630. Vi troviamo dialettalismi e pure vocaboli ed espressioni che, per uno strano uso delle doppie, si prestano a una lettura con... inflessioni cossighiane. Dice che i sindaci sono "Pero caté e Batista pra" [Pietro Cattero e Battista Prato]; "guastadori di Sangano alla fortificacione di Uigliana" [in piemontese sarebbe: vastador a la fortificassion d'Viana] insieme a Pietro Rosso, sono "il Cavaloto e il figliollo di Gianeto gianssé" [il figlio di Gioannetto Giansero] e ricevono la paga di 25 fiorini. “A quella fortificacione trauagliano anche dei caualantti”, cioè uomini addetti alla cura dei cavalli, e ricevono 58 fiorini. Per sollecitare l'invio dei guastatori sono dovuti venire due carabini del capitano Cauda. Sangano, il 10 novembre, ottiene di fornire vino per otantta fiorini, anziché grano per altrettanti, al "municionero" [munissioné, in lingua piemontese di allora, era l'incaricato dei rifornimenti per l'esercito]. A dicembre la spunta per una dilazione al contributo di "ducatoni centto" per la macina del grano alla Compagnia del marchese Giullio Rangone.

Carreggi, taglie, celade, alloggiate,
tassi ducali per il sogno d’un grande ducato

Non ci fu guerra fino al 1613, ma il ducato era uscito esausto dal decennio 1588-99 e consapevole del pericolo sempre incombente di invasioni da parte dei Francesi. Si avvertiva la necessità di avere truppe pronte per ogni evenienza e fortificazioni solide ai confini; Carlo Emanuele inoltre, preso da ambiziosi progetti di inserimento del suo Stato nel gioco delle grandi potenze e di spericolate alleanze, voleva una degna capitale. A cominciare dal 1606 i bilanci delle comunità saranno quindi gravati dalle contribuzioni per conto delle comunità, date da esse ai privati per rimborsi.
Le comunità dovevano infatti provvedere al trasporto di materiale per la realizzazione dei grandiosi progetti urbanistici, oppure a donativi a favore di S.A. perché potesse condurli a termine per il prestigio della corte, e a contributi sotto diverse forme per dotare il ducato di truppe all'altezza dei loro compiti.
E ancora, da quell'anno furono intrapresi grandiosi lavori per completare il castello di Rivoli sotto la direzione di Carlo Castellamonte e, a Torino, di modifica della piazza del Castello Ducale (attuale piazza Castello) su progetto di Ascanio Vitozzi.
Le opere pubbliche in cantiere per Torino avrebbero comportato l'abbattimento delle case che si assiepavano attorno al castello degli Acaja appoggiato alle mura (Palazzo Madama) per ricavarne un'ampia piazza che diventasse spazio di passaggio e di sosta per la cittadinanza; su un lato della piazza sarebbe poi dovuto sorgere il nuovo palazzo ducale vicino al duomo, collegato ad esso con un passaggio interno (attuale Palazzo Reale) a testimoniare che nel sovrano il potere temporale era legato al favore divino.
Nel 1608 sul lato frontale della piazza prospiciente il castello, Ascanio Vitozzi costruì una fila di portici (dall'angolo con la attuale via Palazzo di Città all'angolo con via Garibaldi).
Insomma, a cominciare dal 1606 ci furono anni di lavoro per muratori, carpentieri, fabbricanti di mattoni e tutti gli altri commercianti e artigiani addetti all'edilizia.
E anche, questo non lo dicono le storie di Torino e le storie dell'Arte, ma risulta chiaramente dai Causati della Comunità di Sangano, per i contadini sanganesi che possedevano carri e animali da tiro.
Riportiamo dalla "Parcella delli creditori della Comunità di Sangano sopra il primo quartiero [primo trimestre] del presente anno 1608":
foglio 6
Bartolomeo Benedetto - per un caregio fatto da Rivalta al forte di Cittadella di Turino in condurre mattoni fiorini 10
foglio 7
Andrea Barone - per un caregio come sopra fiorini 10
Michele di Guglielmino Rosa - per un caregio da Orbassano al Castello di Torino in condur mattoni fiorini 10
Giacomo Garola - come sopra fiorini 10
Antonio Picho - per altro caregio in condur travi d'Avigliana a Turino et stato doi giorni con suoi bovi et carro fiorini 16
Steffano Forchiero - per la sudetta causa et stato doi giorni come sopra Fiorini 16
Bartolomeo Benedetto - per un caregio in condur mattoni da Orbassano a Turino et stato un giorno fiorini 10
Michaelle Giolito - per detta causa et come sopra fiorini 10
Andrea Barone come sopra et per detta causa fiorini 10
Michele Giolito - per resto di un carregio fatto da Rivoli in Turino in condur lose, deducendo fiorini 8 havuti dà fiorini 2
Si tratta dunque di operazioni di trasporto di materiale edilizio a Torino.
Il termine "carregio" o "caregio" viene usato per indicare il trasporto di cose con carri e, nello stesso tempo, l'obbligo per gli abitanti della comunità, di porre gratuitamente a disposizione i carri per un pubblico servizio.
Qui va inteso nel primo significato: infatti i particolari obbligati a prestazioni d'opera vengono retribuiti.
Gli anni dal 1606 al 1610 sono ricordati nella nostra storia, come in quella di tutti i comuni del Ducato sabaudo, per i gravosi tributi, tassi ducali, taglie, richieste di servizi.
Le dimore principesche di Rivoli, del castello d'Acaja (Palazzo Madama, piazza Castello cuore della capitale sabauda), i fasti, le feste e le spese di corte, il mantenimento delle milizie, pesarono sensibilmente sui bilanci delle comunità.
Dopo 350 anni concediamoci un po' di legittimo orgoglio: torniamo ad ammirare la Cittadella, Palazzo Madama, Palazzo Reale, tinteggiato a nuovo; facciamo due passi sotto i portici di piazza Castello, davanti al Palazzo della Regione e, nel rendere il giusto riconoscimento agli architetti, andiamo col pensiero ai tanti Benedetto, Barone, Rosa, Garola, Picho, Forchiero, Giolito, Martino e quanti altri ancora e ai loro pazienti buoi sottratti ai lavori dei campi per servizio di S.A.
Torniamo alla nostra storia e ai lontani anni 1608-10.
Il 24 settembre 1607 i sindaci Michele Picho e Pietro Catterò si presentarono, insieme ai consiglieri e credendari Alberto Rosa, Michele Forchiero e Martino Picho, davanti al luogotenente Giovanni Battista Augusta.
Alla presenza del curato Giovanni Oddono e di Paolo Gallo di Grugliasco, convocati come testimoni, di comune accordo "imposero una taglia per satisfactione delli parcellati et causati sopra il terzo quartiero dell'anno da esigersi... da tutti li particolari possidenti beni sopra il finaggio et territorio d'esso luogo".
La stessa cosa accadde il 18 giugno 1608.
I sindaci Giovanni Pietro Rosa e Martino Picho, e i consiglieri credendari Martino Bertetto, Michele Rosa, Giovanni Corderò, Andrea Barone, davanti al podestà di Sangano, Giovanni Battista Augusta e a testimoni, imposero "una taglia per satisfactione delli parcellati sopra il secondo quartiero dell'anno [secondo trimestre], incluso il resto del donativo di S.A.".
Continuando a sfogliare il libro dei causati, troviamo che anche per il terzo quartiero di San Michele del 1608 fu imposta una taglia "per le difficultà nate tra il Consiglio", e ancora un'altra il 16 giugno 1610 dai sindaci Michele Rosa e Michele Picho, d'accordo con i consiglieri Giovanni Pietro Rosa, Andrea Barone, Giovanni Paolo Picho e Pietro Catterò.
Detto semplicemente: per pagare i creditori, le comunità si trovavano spesso costrette a imporre taglie ai possessori di beni stabili. Costoro pagavano la tassa al Comune, il quale se ne serviva poi per retribuire i particolari e rimborsarli delle spese da loro fatte per servizi alla comunità, attuando press'a poco il detto popolare: "rubare al parroco per fare offerta alla chiesa".
Sindaci e credendari erano persone dabbene; la gente, anche allora, non manifestava entusiasmo se le si alleggeriva la borsa, ma le scadenze incombevano, mancavano i soldi e Sua Altezza autorizzava il modo con cui procurarli; sindaci e credendari, sia pure a malincuore, ricorrevano ai mezzi loro consentiti.
Le deliberazioni dei sindaci e dei credendari sopra riportate con le date 24 settembre e 18 giugno 1610, meritano ancora un po' d'attenzione da parte dei lettori. In entrambe, accanto ai sindaci, troviamo in azione anche dei consiglieri credendari, delegati dal consiglio dei capi-casa. È chiara ora l'organizzazione amministrativa della comunità: il Consiglio dei capi-casa (Credenza Maggiore o General Consiglio) costituito da tutti i capifamiglia; due sindaci; un consiglio di credendari in numero variabile da 3 a 5, delegati dal Consiglio dei capi-casa.
Quando veniva ordinato un donativo o un tasso per Sua Altezza, si doveva deliberare immediatamente; perciò, se le casse comunali non avevano soldi, era necessario ricorrere a prestiti i cui interessi poi gravavano sulla comunità.
Quasi sempre la soluzione più facile era l'imposizione di una taglia. Nel 1607 il tasso di S.A. fu di 506 fiorini, 3 grossi e 2 denari; nel 1608 (secondo quartiero), di 106 fiorini, 3 grossi, 2 denari; nel 1609 e 1610 di 600 fiorini (due fiorini = la paga giornaliera di un artigiano, vedi p. 42).
Del donativo per il 1608 non conosciamo l'importo preciso, perché le carte dell'Archivio della Comunità riportano soltanto i debiti e non i pagamenti deliberati nelle sedute del Consiglio di Credenza, però "il resto del donativo da S.A. domandato" fu di ben 2172 fiorini e 4 grossi4. Un esempio di donativo è quello richiesto ai comuni nel 1648, allorché Carlo Emanuele II raggiunse la maggiore età.
Un attestato rilasciato da Giovanni Pietro Fornerii "Consigliere e Tesoriere generale e de straordinari [degli affari straordinari] di qua da Monti per S.A.R." il 23 dicembre dichiara che: "la Comunità di Sangano ha versato la somma di lire 37 e soldi 10 per il donativo spontaneo che fa a S.A.R. in occasione di sua Maggior età è [sic] Principio di sua reggenza, in tante che ha pagate al Capitano di Campagna Pietro Sasso à [sic] conto del suo Trattenimento del luogotenente e di n. 38 Soldati di Giustizia dell'anno corrente a ragione di lire 663 il mese, di quali lire 37-10 come sopra quitto della Comunità a cui spetti".
Tradotto in lingua italiana più "decente" e con espressione più sintetica: la Comunità di Sangano ha pagato in un unico versamento per l'alloggiata durata un mese di 38 soldati di giustizia e del luogotenente del capitano Pietro Sasso, lire 663, nelle quali sono comprese anche lire 37 e 10 soldi per il "donativo spontaneo" che ha fatto in occasione della maggiore età del principe Carlo Emanuele II.
Precisiamo soltanto il piccolo particolare che il donativo "spontaneo" veniva richiesto e già stabilito d'autorità nella sua entità.
Dalle parcelle e dai causati risulta che il resto dei debiti comunali, oltre il donativo e il tasso, era costituito dagli stipendi da erogare all'esattore, ai sindaci e al messo, dalle paghe ai soldati, dal pagamento delle celade e delle "vacazioni"5, quasi sempre fatte per saldare i conti della comunità o per portare cibarie ai soldati oppure per accompagnarli ai luoghi di destinazione, dai rimborsi-spesa per carreggi. Per celade Sangano versò 9 fiorini, 4 grossi, 2 denari nel primo quartiero del 1608. Quello stesso anno ci furono rilevanti spese militari.
Oltre quelle per i carreggi, il tasso ducale, il resto del donativo per S.A., i pagamenti per celade, troviamo un rimborso spese a Marchioto Mario, Bartolomeo Masoero, Bartolomeo Benedetto, Bartolomeo Garola e Gioanoto Malandrino "per resto di servitù come soldato di giorni sette" e "per assegnatione fatta come soldato di militia" a un rappresentante della comunità, (certo Nicolao), che dovette fermarsi ad Avigliana "per portare cibarie ai soldati anche in diverse altre volte che sono andati ad Avigliana per comandamento dil Sig. Capitano di millitia d'essa per le cui andate no hanno havuta altra soddisfatione che de spese"; a un altro, Giovanni Chirio, "vacato in Pianezza per portar dinari alli sudetti soldati ivi col sudetto loro capitano et compagnia d'ordine di S.A. andati".
Infine a Bartolomeo Garola (uno dei cinque cotizzati ad Avigliana), "per un giorno vacato ad Avigliana in portar acconciar le arme della comunità rimesse a detti soldati", e a Giohanneto Rosa, di fiorini 32 "per un moschetto venduto alla comunità, con sue fiasche et forchete".
Nelle parcelle il Nicolao è citato due volte, una per rimborso di 25, l'altra di 15 fiorini, e sempre "per spese ministrate alli soldati di Sangano" e "per essere stato ospite dil signo del gallo [albergo del Gallo] in Avigliana". Questi accompagnò diverse volte, come vi è scritto, i soldati di Sangano "andati in servitù come cottizzati da detta comunità, nel castello di Avigliana".
Gli uomini della milizia paesana venivano dunque reclutati a turni. I cinque che abbiamo poc'anzi nominato erano forse elementi specializzati, tiratori scelti (infatti, almeno Gioanneto Rosa era moschettiere), convocati per addestramento sia ad Avigliana sia a Pianezza.
La prima località vantava antiche tradizioni nella fabbricazione di armi; qui venivano, a spese della comunità, revisionate e riparate quelle dei soldati specializzati, mentre quelle rustiche, che erano anche attrezzi da lavoro, venivano rimesse a punto dai particolari stessi che se ne servivano. Quell'anno, a gennaio, furono convocati anche 15 soldati di Coazze: 5 con moschetto, 5 con archibugio, 4 con picche e 1 con alabarda.
Le parcelle dei creditori della Comunità di Sangano, per l'anno 1608 danno un totale uscite di 2997 fiorini; di, questi circa 2390 sono per spese militari. Il rimanente comprende stipendi e rimborsi per missioni nell'interesse della comunità, percentuali su servizi prestati. Tra esse il pagamento di fiorini 6 a favore di Giacomo Frayti: "per tre giorni vacati in far la porta alla chiesa di Santo Lorenzo".
" Già nel 1265 è citata la località "alla fontana di S. Lorenzo". C'è un nesso tra questa e il titolo della chiesetta: di solito è il luogo che prende nome dalla chiesa. S. Lorenzo sorse, appena fuori dell'abitato, sulle prime terre abbaziali date a censo. Gli elementi romanici della primitiva facciata rivolta ad occidente, ora quasi del tutto coperti dall'intonaco, avvalorano l'ipotesi che l'edificio risalga alla metà del secolo XIII. Nel 1608 fu dunque rifatta, fu restaurata ancora nel 1750 e nel 1758 (Conti esattoriali, a. 1760, ACS); del secolo XVIII sono l'attuale facciata e il portico. Come le altre cappelle, non fu consacrata, ma solo benedetta.
"L'anno 1738, alli 10 di agosto, è stata benedetta la cappella di S. Lorenzo posta sopra le fini e sotto la parrocchia di Sangano, riparata detta cappella e restaurata, è stata dissi, benedetta da me, sig. Antonio Borgarello di Cambiano presentaneo prevosto... come delegato dall'Ill. mo Sig. Vicario Arcivescovile".

Vacazione: dal latino vacare = dedicarsi a – essere occupato a
Celada: mantenimento dei soldati

 

La delimitazione del confine oltre il Sangone 8 aprile 1680

In pieno regime feudale non era indispensabile una segnatura dei confini: era sufficiente che il suddito sapesse a chi doveva pagare i tributi di carattere personale e le servitù d'uso. I feudi rientravano l'uno nell'altro, ma il rapporto tra persona e persona del feudatario con il suddito e coi vassalli, trasmesso per donazione, anche se poteva suscitare conflitti, ne rendeva sempre possibile la risoluzione con transazioni. Per quanto era possibile si cercava di farli coincidere con elementi bene identificabili del paesaggio: versanti delle montagne, boschi, corsi d'acqua, una strada. La montagna limitava il feudo di Sangano da quello di Piossasco e, col Sangone, da quello degli Orsini di Trana; ma basta leggere l'atto di donazione di Landolfo del 1011 per rendersi conto come i possessi di San Solutore rientrassero anche nei feudi di Trana, Reano e Piossasco.
Così sul lato del Sangone era delimitato perché al di là c'era Palassoglio o Palazzolo anch'esso feudo di San Solutore.
Quando nel secolo XIII sorsero le comunità locali, i confini continuarono a coincidere con quelli dei feudi. Ma, come attesta il documento a cui ora accenneremo, nel 1680 fu necessario definirlo verso Villarbasse.
La comunità di Villar di Basse (così era denominata: in latino Communitas Vilaris Bassiarum) che aggregava gli abitanti di Palassoglio (sotto la giurisdizione degli abati commendatari di San Solutore) e quelli di Carré (allora sotto i Porporato di Luserna), complessivamente 850 abitanti (166 famiglie), da alcuni anni era in lite con quella di Sangano per i confini.
Particolari di Sangano avevano terreni in territorio di Villar di Basse e viceversa; questo rendeva molto difficile agli esattori dell'una e dell'altra comunità la riscossione delle imposte sui beni per il rifiuto di pagare e per la contestazione del diritto dell'una o dell'altra a riscuotere.
La contesa era stata portata all'esame del Senato. Poi si cercò una risoluzione amichevole e ciascuna comunità designò dei procuratori autorizzati a trattare.
Sangano incaricò i sindaci Martino Bertetto e Francesco Ferrerò, i consiglieri Bartolomeo Cattero e Michele Rosa, il notaio Pacchiodi; Villar di Basse i sindaci Giuseppe Maffiodo e Giacomo Gabriellotti (uno di Carré, l'altro di Palassoglio secondo una consuetudine risalente al 1466) con il notaio Pietro Paolo Garrone.
L'8 aprile 1680, dopo un sopralluogo con un agrimensore rivolese, Sebastiano Pasero, furono piantati i termini e fu redatto l'atto di transazione. Sulla copia dell'atto custodita nell'archivio comunale, un fascicolo di nove pagine, recante sul retro l'annotazione: "Transazione seguita tra la Comunità di Sangano et quella di Villar di Basse - 1680 8 aprile", è indicata la posizione dei termini e se ne ricava il tracciato del confine. È una linea di circa 1600 metri che partendo dal termine posto a nord sopra la strada Villarbasse-Reano nella zona detta "Comba dei termini" a segnare il punto di incontro dei tre confini di Reano, Villarbasse e Sangano, scende verso mezzogiorno di 60 trabucchi (un termine ogni 30 trabucchi) fino a una pietra con incisa sopra una "V" e con sopra una croce alta due piedi e mezzo.
Prosegue per altri 30 trabucchi attraverso i prati della regione di Basse (3° termine), poi ancora per 76 trabucchi e un'oncia e mezza, fino nei pressi della strada pubblica di Basse che scende da Rivaita a Reano (4° termine).
Da questo punto segue per 393 trabucchi verso levante la strada, toccando il 5° e 6° termine fino all'incontro con la strada che va verso il Sangone. Procede quindi verso mezzogiorno per la strada Sangano-Rivalta per 52 trabucchi e 3 once ai Goretti di Sangone fino alla bealera (7° termine); la segue verso levante per 109 trabucchi e 4 once (8° termine); di qui prende a mezzogiorno per 18 trabucchi e 1 oncia fino al Sangonello, nella regione detta Sangone (9° termine); segue il Sangonello in direzione di levante per 61 trabucchi e qui finisce toccando l'ultimo termine.
Risulta perciò che il confine di Villar di Basse dalla Comba dei termini (tre confini) va verso sud attraverso i prati di Basse fino alla strada pubblica, la segue verso est attraversando il bosco dell'Inverso e i prati penetrando nella regione Sangone fino al Sangonello; di qui nella Loja detta Meisino fino alla chiusa ("ficha" sul documento) del molino di Villar di Basse sul Sangone.
A Sangano appartengono i boschi dell'Inverso di Basse, i prati al di sopra della strada e tutti quelli al di sopra del limite verso Sangano e il Sangone, i prati di Lilla.
Il confine di Sangano verso Villarbasse dall'8 aprile 1680 resta dunque definito oltre il Sangone dalla strada Rivalta-Reano, dalla bealera comune e dal tratto del Sangonello da questa al Sangone. E il Sangone pigro e scorbutico, sempre attento a non perdere occasioni per rivendicare la sua presenza.

Dal libro:
Storia di Sangano e della sua gente
Giuseppe Massa - Maria Teresa Pasquero Andruetto
Lazzaretti Editore, 1996.

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La fontana di San Lorenzo

 

Il 19 gennaio1265 il sig. Opizzone, abate di San Solutore accensa un pezzo di terra dominica (la terra data in concessione ai coloni): un prato in Sangano alla fontana di San Lorenzo a Giovanni Plebano "quadam pecia prati iacente ad fontanam sancti laurentii" dietro pagamento del canone annuo di 11 denari e 60 soldi segusini di buon peso.

 

& Nelle fini di Sangano in poca distanza dal luogo ed in molta distanza dal Sangone vi è una di tante sorgenti denominata la Fontana di San Lorenzo

Nella comparsa 20 dicembre 1785 per la comunità di Sangano si sono prodotti li seguenti documenti:
… Nelle fini di Sangano in poca distanza dal luogo ed in molta distanza dal Sangone vi è una di tante sorgenti denominata la Fontana di San Lorenzo come poco distante dalla Cappella d’esso Santo, la quale getta molta acqua e serve a bagnare alcuni beni in qua’ contorni, li possessori de’ quali hanno tal acquaggio dall’Abbazia, è sono tenuti per esso al pagamento del fitto, come apparisce dai consegnamenti, benché adesso siasi lasciato andare in disuso la ricognizione di tal diritto ed il pagamento del fitto, per non essersi rinnovati li consegnamenti da 100 anni a questa parte…

 

Cappella di San Lorenzo e fontana omonima

Particolare della mappa Napoleonica anno 1812

Archivio di Stato Sezioni Riunite
Cartario di San Solutore

In via della fontana, dove ora c’è l’ingresso dei garage del complesso edilizio San Gioacchino, esisteva, fino agli anni 60, prima dell’evento delle lavatrici, un lavatoio che, svolgeva egregiamente la sua funzione.
Era uno dei tre principali lavatoi di Sangano, l’unico con acqua sorgiva, mentre altri erano posizionati su bealere o corsi d’acqua.
Il lavatoio si trovava in prossimità del grande platano, dove l’aveva costruito l’allora proprietario Gioachino Gallo (classe 1873 - Sindaco dal 1921 al 1926), convogliando l’acqua che sgorgava spontaneamente nel vicino prato.
Era a pianta triangolare, circa metri 4 x 3, e nell’angolo retto usciva la sorgente.
Sul lato opposto c’era una grande pietra rettangolare, circa 2 x 1 metro, e una losa, pietra piatta, inclinate, dove trovavano posto 3 o 4 lavandaie, inoltre c’era uno spazio dove si poteva posizionare una lavoira, asse inclinato con due sole gambe per una ulteriore lavandaia.
Le lavandaie dovevano inginocchiarsi per lavare e, per essere meno scomode e non bagnarsi le ginocchia, si portavano da casa ‘l cassiot, un inginocchiatoio in legno riparato da tre parti, in cui ponevano un cuscino o stracci vari.
L’acqua sgorgava tutto l’anno ed essendo sorgiva aveva la tendenza a formare la nita, muffe o alghe verdi che dovevano essere rimosse, pulidè la funta-a, specie quando le lavandaie dovevano lavare lenzuola o tovaglie grandi, che poi dovevano essere tursùe, operazione che richiedeva due persone, per spremere il più possibile l’acqua.
Nelle fredde giornate d’inverno, essendo l’acqua sorgiva più calda, si poteva notare la nebbiolina di vapore acqueo, sulla fontana e per un buon tratto delle due bialere laterali di scarico.
La fontana, captata per esigenze edilizie, ora scorre intubata lungo l’omonima via e continua a sgorgare per tutto l’anno.
La si può vedere riaffiorare nei pressi del n° 44 di via della Fontana.

La fontana di San Lorenzo

Il lavatoio si trovava in prossimità del grande platano

La fontana di San Lorenzo

Il lavatoio alla fontana di San Lorenzo

La fontana di San Lorenzo

La freccia indica il canale con cui era convogliata l’acqua al lavatoio

La fontana di San Lorenzo

Queste foto le ho scattate durante gli scavi per la posa del tubo di captazione della sorgente.
Detto tubo parte da circa 30 cm. al disotto del pavimento delle camere mortuarie dell’RSA
e con pendenza minima, circa 0.5%,

sfruttando la differenza di pendenza affiora al fondo di via della Fontana. (al n° 44)

A cura di Mario Matta

Peccato che la fontana sia finita in un canale di scolo

 

Un esempio di come si attrezzavano le donne per lavare i panni

 

La coltivazione dei bachi da seta

A Sangano si viveva di agricoltura, almeno 50 anni prima che Giusiana le facesse rifiorire, erano molto praticate la bachicoltura e la gelsicoltura, sebbene soltanto come attività integrativa del reddito familiare.
Tra il 1873 e il 1883 una ventina di privati si erano associati per ottenere una produzione di bozzoli tale da interessare qualche filanda e rendere più agevole l’acquisto della semente e la vendita dei bozzoli.
Il Prevosto Don Magnetti (Parroco dal 1847 al 1885) teneva la nota delle operazioni di acquisto e di vendita degli associati.
I soci erano: Giovanni Caselli, Picco Benedetta, Gaspare Prina, Domenico Ghigo, Giuseppe Cugno, Carlo Battagliotto, Martini Teresa, Battista Giachero, Macario Marianna, Rosa Merlo, Nicol Maddalena, Martini Orsola, Antonio Portiatto, Bonino Battista, Michele Levrino, Michele Demichelis e qualcun altro, tra cui il prevosto.
Don Magnetti è la fonte, per la verità non molto chiara, alla quale attingiamo le notizie sulle operazioni del gruppo: annotava disordinatamente, faceva quattro calcoli al momento delle consegne: a lui questo bastava, ma a noi no. Sappiamo che a gennaio, o anche a marzo secondo una testimonianza, il filandiere Amar, titolare di una manifattura sita in Orbassano in via dei Molini e un certo cavalier Assarotti di Genova, passavano a vendere la semente del bombice da gelso oppure anche i bozzoli da riproduzione; i soci comperavano a 18 lire l’uno i “cartelli” o “cartoni” contenenti ognuno un’oncia di semi (g. 30,7) che, se acquistati a gennaio, venivano tenuti avvolti in una garza rotolata fino al 15 – 18 aprile(1). A giugno ripassavano a comperare i bozzoli, sia quelli destinati alla filanda, sia quelli da riproduzione da rivendere ai bachicoltori; rendevano dalle 43 alle 47 lire il miriagrammo quelli da filanda; da un’oncia di semente era possibile ricavare anche 8 miriagrammi di bozzoli.
I particolari che vendevano versavano però per il sevizio una quarta parte al compratore, il quale per giunta li pagava in due rate.
Le vendite dei bachicoltori locali andavano da un minimo di 8-12 Kg, ad un massimo di 40-80 Kg. a socio; da 4 chili di bozzoli secchi in filanda si ricavavano in media un chilogrammo di seta greggia.

1 ) Testimonianza della maestra Sada Mea

Sangano di Bruino
Raccolta di girasoli tra vivai di piante che rappresentano la valorizzazione di risorse nazionali
(pioppi - ailanto - gelsi - frutta, ecc.)
Campo San Giorgio: primo patrimonio dell'Opera onorata dal Duce con la dicitura "Fondazione Agricola Vittorio Veneto"
La gioventù del littorio trae dalla terra un mezzo per sostenere l'Ente Comunale di Assistenza

I bachi da seta

 

Sangano, addio platano centenario

l'eco del chisone mercoledì 18 luglio 2012

 

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Maria Teresa Pasquero Andruetto